Rockin’ Roads: Recensione
Pubblicato il 6 Dicembre 2011 alle 11:06
Il rock estremo e l’intimismo si incontrano in una vicenda ambientata in un contesto italiano. Ma il death metal e i toni riflessivi possono avere qualcosa in comune? La risposta viene fornita da ‘Rockin’ Roads’, graphic novel del duo Perrimezzi/Argnani.
Rockin’ Roads
Autori: Lucio Perrimezzi (testi), Giulia Argnani (disegni)
Casa Editrice: Tunué
Provenienza: Italia
Prezzo: € 12,50, 17 x 24, pp. 112, b/n
Data di pubblicazione: ottobre 2010
Quando ho finito di leggere Rockin’ Roads, graphic novel scritta da Lucio Perrimezzi e disegnata da Giulia Argnani, ho provato perplessità. In genere, quando leggo un fumetto, riesco sempre a ricavarne qualcosa e posso stabilire se mi è piaciuto o no, se mi ha entusiasmato, se mi ha innervosito e così via. Nel caso di quest’opera, invece, ho provato, lo ripeto, perplessità. Riflettendoci, ho poi capito che mi ero sostanzialmente annoiato.
E dire che gli elementi interessanti non mancavano, almeno sulla carta. Rockin’ Roads è imperniato sulle vicissitudini di No-Dave, ragazzo calabrese che ha lasciato il suo paese e si è trasferito altrove, per studiare giurisprudenza all’università. Tuttavia, lo studio è l’ultimo dei suoi pensieri e preferisce passare buona parte del tempo suonando in un gruppo death-metal. Ha anche una storia con una ragazza e sogna di diventare una rockstar. La musica, quindi, è al primo posto nella sua personale scala di valori.
Ma poi arriva, per una serie di circostanze, una ragazza dalla Calabria. Una che lui, a modo suo, ha sempre desiderato e amato e la sua situazione, dal punto di vista sentimentale, si complica. E anche la parte, per così dire, artistica della sua esistenza diviene problematica, specie quando la band ha la possibilità di firmare un contratto per un’importante casa discografica.
Naturalmente, non rivelerò il finale ma posso affermare che la trama è tutta qui e non è che succeda molto. Il primo appunto negativo, dunque, che faccio concerne proprio l’esilità della story-line. I testi sono intimisti ed è lo stesso No-Dave che descrive in prima persona il proprio stato d’animo. Perrimezzi sa scrivere ma la sua scrittura è noiosa e ripetitiva, troppo introspettiva, al punto che le riflessioni di No-Dave mi sembrano tipiche di un adolescente confuso e lamentoso più che quelle di un universitario per giunta rockettaro. Di un bamboccio petulante dedito alle masturbazioni mentali. E questo è il secondo appunto negativo.
Inoltre, rilevo banalità relative agli ambienti musicali, ai comportamenti dei rock fan, ai concerti, tanto che la rappresentazione di queste realtà non si discosta dai consueti cliché e dai luoghi comuni e l’autore non li rappresenta mai in maniera non dico originale ma almeno personale. E poi, parliamoci chiaro, il death metal è una cosa; l’intimismo un’altra. I due elementi non possono essere accomunati e stridono tra loro.
Se la storia e la sceneggiatura mi sembrano quindi poco valide, lo stesso non si può affermare per i disegni. Giulia Argnani, infatti, che si occupa dell’aspetto grafico di Rockin’ Roads, è bravissima e sa caratterizzare in maniera egregia ogni personaggio. Si rivela abile nella rappresentazione delle emozioni di No-Dave e dei suoi amici e usa interessanti prospettive e giochi d’ombra intriganti. È un peccato, dunque, che un talento del genere sia stato impiegato per un progetto, nel complesso, inconsistente come questo. E sono i disegni che mi spingono a dare una sufficienza risicata a Rockin’ Road, opera che trovo ottima dal punto di vista grafico e insufficiente da quello narrativo.