Altre Storie dello Spazio Profondo: Recensione

Pubblicato il 27 Novembre 2011 alle 09:55

Rizzoli/Lizard ripropone le storie fantascientifiche del grande Bonvi, illustrate da Giorgio Cavazzano: un mix intrigante di humour, sarcasmo e denuncia sociale in un contesto incredibilmente sci-fi!

Altre Storie dello Spazio Profondo

Autori: Bonvi (testi), Giorgio Cavazzano (disegni)
Casa Editrice: Rizzoli/Lizard
Provenienza: Italia
Prezzo: € 17,00, 17 x 24, pp. 200, b/n
Data di pubblicazione: giugno 2011

Il compianto Bonvi è stato uno degli autori più personali e anti-convenzionali del fumetto italiano, nonché uno dei più poliedrici, considerando che, pur essendo identificato con l’umorismo e la comicità, nella sua vasta opera creativa si riscontrano anche fumetti caratterizzati da ispirazioni differenti. Tuttavia, quando si pensa a lui, perlomeno nell’immediato, si citano personaggi indimenticabili come Nick Carter, Cattivik e le Sturmtruppen (che, comunque, furono una geniale e spietata satira della stupidità della guerra).

Ma il lavoro di Bonvi non si riduce a questo. Possiamo considerare, per esempio, l’inquietante Cronache del Dopobomba e Le Storie dello Spazio Profondo. Tali storie sono già state proposte da Rizzoli/Lizard ma è disponibile anche un secondo volume, dal titolo Altre Storie dello Spazio Profondo, che include ‘La Città’ e ‘Maledetta Galassia’, apparse originariamente nel secondo e terzo numero della collana I Grandi Comici del Fumetto, pubblicata da Bonelli.

La comicità è presente però non è l’unico elemento. ‘La Città’ è la prova di quanto fosse inclassificabile Bonvi. La vicenda, divisa in vari capitoli, è ambientata in una metropoli contemporanea; non abbiamo quindi a che fare con contesti futuribili, come forse sarebbe lecito aspettarsi. Tuttavia, non mancano dettagli fantastici: alieni che fingono di essere umani; strane creature chiamate Skuntz; esseri che si cibano delle energie degli homo sapiens tramite i sogni; mostri che si nutrono di ragazzi. E non latita nemmeno la denuncia del razzismo, impersonato dalla figura di un orribile poliziotto che odia gli immigrati.

I testi di Bonvi hanno la stessa incisività di certi autori della new wave fantascientifica anglosassone e il  suo sarcasmo rimanda all’acre aggressività di Burroughs e alla stravaganza di Douglas Adams. Ci sono, naturalmente, battute fulminanti che strappano un sorriso. Ma è comunque un sorriso amaro. Per non dire tragico.

Con ‘Maledetta Galassia’, invece, ci troviamo in un’ambientazione più canonica dal punto di vista fantascientifico. Quella, cioè, di un pianeta alieno visitato da alcuni astronauti. Anche in questo caso, abbondano le situazioni ironiche (la storia, in fondo, si basa su una serie di equivoci che causeranno parecchi guai sia ai terrestri sia a un alieno) ma ciò che più colpisce è l’estrema, visionaria fantasia di Bonvi che fa pensare, fatti i debiti distinguo, alla trasgressione lisergica di autori come Philip Josè Farmer o Brian Aldiss.

La parte grafica è appannaggio di Giorgio Cavazzano, esponente storico della scuola Disney, nonché creatore, insieme a Tiziano Sclavi, di Altai & Johnson, tra le altre cose. Il suo tratto è cartoon e appropriato per la raffigurazione delle spericolate e sincopate sceneggiature di Bonvi. Cavazzano riesce a caratterizzare egregiamente ogni personaggio, rivelando, inoltre, grande senso del movimento nel fluire dell’azione da una vignetta all’altra e, in certi casi, utilizzando interessanti prospettive. Nel complesso, quindi, Altre Storie dello Spazio Profondo è un’opera da scoprire (o da riscoprire) e se volete leggere un intrigante mix di umorismo e fantascienza non dovreste trascurarla.

Voto: 7

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