Twin Peaks 3×16: “The Return”, parte sedici | Recensione
Pubblicato il 29 Agosto 2017 alle 15:00
“E sono ciò che sono, e ciò che ero non sarò mai più.”
Ogni singola fan di Twin Peaks stava aspettando questo momento, e finalmente, dopo sedici lunghe settimane d’attesa, David Lynch e Mark Frost l’hanno fatto: Dale Cooper è finalmente tornato, pronto a riprendere le indagini sovrannaturali e sconfiggere il suo io malvagio.
Mentre scrivo queste parole ho ancora in mente le ultime scene del finale di Game of Thrones 7, ma per quanto gli ottanta minuti di The Dragon and the Wolf siano stati soddisfacenti, non c’è un singolo fotogramma di quell’episodio che possa rivaleggiare con la battuta “Sono io l’FBI”, annunciata in un sorriso caloroso e accompagnata dalle armoniose note del tema di Badalamenti.
Dopo essere finito in coma per aver infilato una forchetta nella presa di corrente alla fine dello scorso episodio, Dougie non si è più risvegliato: al suo posto Dale Cooper è “risorto”, con tutti i ricordi di Dougie perfettamente intatti e soprattutto ancora fortemente innamorato della famiglia di Dougie; l’abbraccio di addio (di arrivederci nelle intenzioni, ma chissà) nel casino è stato davvero un momento toccante, gestito benissimo da Lynch e reso umanissimo dalla sempre ottima Naomi Watts.
Ma proprio come Dio, Lynch dà e Lynch toglie: se infatti il ritorno di Dale Cooper ha fatto esultare tutti quanti, il regista si è divertito anche a seminare ulteriori misteri (e chi se ne importa se mancano solo due episodi alla fine della serie) per tutta la puntata.
Primo mistero: dove si trova Audrey? In una delle scorse recensioni avevo azzardato che potesse essere “altrove” (durante le sue scene era impossibile stabilire un contesto temporale e/o spaziale) ma dopo la sequenza finale di Parte 16 quell’altrove è diventato ancora più fumoso, se possibile. Siamo nella sua mente? In un’altra dimensione? Lo sapremo mai? Importa? Chi lo sa.
Secondo mistero: quali sono le vere intenzioni del Cooper Malvagio? Cosa sta cercando? Richard è suo figlio? Se si, perché lo ha portato a morire? Ma soprattutto, Richard è davvero morto o è finito in qualche altro “altrove”?
Mi è piaciuta in oltre la scelta di limitarsi a raccontare l’episodio dello stupro subito da Diane: in Twin Peaks la violenza sulle donne viene mostrata spesso e volentieri in tutta la sua brutale crudezza, ma questa volta Lynch ha voluto dare carta bianca alla sua musa Laura Dern. L’interpretazione dell’attrice è tanto commovente quanto sorprendente: per tutto questo tempo, Diane non è stata altro che un tulpa … l’inaspettato colpo di scena è seguito poi dalla sequenza più surreale dell’episodio, ambientata neanche a dirlo nella Loggia Nera.
Il viaggio è stato lungo e adesso Lynch e Frost si preparano alla volata finale. Mancano due giri. Il traguardo, però, sembra ancora spaventosamente lontano.