Justice League of America 4 | Recensione

Arriva la Justice League America, la squadra di supereroi guidata da Batman! Ma non avete mai visto una JLA così! Perché? Scopritelo in questo albo che segna l’esordio ufficiale di un team inusuale, concepito da Steve Orlando e Ivan Reis!

L’operazione Rebirth sta incontrando il favore dei lettori e sta portando parecchie novità nel DCU. Una di esse è costituita dalla nascita della Justice League America. Oggi esiste una Lega della Giustizia, composta da Superman, Batman, Wonder Woman, Flash e altri personaggi, in pratica le icone eroiche più importanti della DC. I membri del team sono infatti potenti e invincibili, da considerare quasi alla stregua di figure divine, irraggiungibili e lontane dai problemi degli individui comuni.

Di ciò pare essersi reso conto Batman, dopo la conclusione della miniserie Suicide Squad vs. Justice League, che decide di correre ai ripari formando una squadra da lui guidata, più vicina all’uomo della strada. Lo ritiene importante anche perché sente che stanno per arrivare tempi difficili e un gruppo del genere è dunque necessario. Sono quindi queste le premesse di Justice League Ameica, il cui speciale Rebirth viene pubblicato in questo albo.

Tuttavia, è facile avere perplessità, considerando che Batman ha scelto personaggi piuttosto controversi. Se da un lato non ci sono dubbi sull’affidabilità di Black Canary, altri character, almeno a prima vista, non sembrano portati ad agire in squadra. Ray, per esempio, non ha ancora molta esperienza. Il giovane Ryan Choi, ex assistente di Atom, ha assunto nome e poteri del minuscolo eroe ma è ancora più inesperto di Ray. Vixen si unisce al gruppo ma non pare molto convinta ed è evidente che non ama la sua vita da supereroina.

Inoltre, la presenza della spietata Killer Frost e del terribile Lobo è inquietante. Ci si può davvero fidare di loro? Come mai Batman ha deciso di accogliere nel team due soggetti tanto discutibili? Da queste premesse, tuttavia, parte Steve Orlando e narra una storia che incuriosisce e si legge con piacere, ricca di ironia. L’autore si concentra proprio sulle differenze caratteriali e psicologiche esistenti tra i protagonisti, enfatizzandole, e si intuisce che sarà proprio questo l’elemento basilare di Justice League America. I disegni di Ivan Reis sono poi spettacolari e anche stavolta risultano dettagliati e dotati di dinamismo.

Justice League America pare molto meno prevedibile di Justice League e le possibilità, quindi, di leggere qualcosa di intrigante è elevata. Vedremo nelle prossime uscite come si evolveranno le cose. L’albo poi include i nn. 3-4 di Teen Titans, la serie della squadra di giovani eroi capitanata dal pestifero Damian, il figlio di Batman. In questi episodi le motivazioni del ragazzo diventano più chiare e coinvolgono suo nonno, l’eco-terrorista Ras Al G’hul, e la malvagia cugina Mara.

Dopo un inizio interlocutorio, la serie decolla grazie allo sceneggiatore Benjamin Percy che crea un giusto equilibrio tra l’azione, che abbonda, e l’introspezione. In questi episodi, in particolare, Starfire, Wally West, Raven e gli altri personaggi analizzano se stessi e ciò dà modo al lettore di scoprire le insicurezze, i timori innati, i tormenti che li assillano e li rendono vulnerabili. In pratica, ci mostra la loro vera essenza, nascosta da un atteggiamento spavaldo, con risultati apprezzabili.

I disegni sono di Khoi Pham che è senz’altro migliore di Jonboy Meyers. Il suo stile non è propriamente naturalistico ed è un piacevole mix di cartoon e vaghi influssi manga, senza però eccedere, con un lay-out sempre mutevole e inventivo. Nel complesso, questo quindicinale è da tenere d’occhio, anche perché ha il merito di proporre le avventure di due gruppi peculiari e a loro modo originali.