Magritte. Questa non è una biografia | Recensione

Pubblicato il 24 Agosto 2017 alle 10:00

L’arte e la vita di René Magritte, maestro belga del Surrealismo, sono le protagoniste di un fumetto che omaggia il celebre pittore animando le sue stesse opere, mentre il lettore accompagna il protagonista verso la risoluzione di un mistero irrisolto: un mistero che si chiama “Magritte”.

Quando un fumetto si rifà al mondo dell’arte, quella che si studia nei libri di scuola, spesso si tratta più di omaggi che di fumetti con una storia vera e propria, senza nulla togliere alla buona qualità del volume. Anche questo è il caso di Magritte. Questa non è una biografia, sceneggiato dal belga Vincent Zabus e illustrato da Thomas Campi, noto in Italia per il bonelliano Julia.

Tuttavia, anche un omaggio ha bisogno di una storia dalla quale partire: e in Magritte il pretesto è la vita ordinaria di Charles Singullier, un uomo comune che per caso incappa nella bombetta che, un tempo, era appartenuta a René Magritte. Non appena indossa il copricapo, la mente di Charles viene infestata dallo spirito del pittore e, per liberarsene, sarà costretto a risolvere il mistero della sua arte.

Peccato che lo spirito di Magritte non sia molto collaborativo, specialmente quando si tratta di episodi della sua vita particolarmente delicati (come il noto suicidio della madre). Così Charles è costretto ad affrontare una serie di situazioni paradossali e, per appunto, surreali, saltellando da un’opera magrittiana all’altra. Ad aiutarlo nell’indagine ci saranno un’esperta di storia dell’arte e lo spirito del biografo ufficiale di Magritte.

Attraverso questo viaggio onirico emergono le contraddizioni della biografia di Magritte, artista bohèmien da giovane e poi esponente della piccola borghesia, ma vengono spiegate con chiarezza anche le tematiche care all’artista belga e la sua concezione non solo dell’arte, ma anche del linguaggio.

In effetti tutte le informazioni che emergono in Magritte si possono trovare in qualsiasi libro di storia dell’arte, senza entrare troppo nel dettaglio: ma per chi conosce Magritte solo superficialmente, rimanendo comunque affascinato dalla sua opera, può essere illuminante riscoprire quadri come I cacciatori sul bordo della notte, Gli amanti, Il tradimento delle immagini, L’impero delle luci e molti altri capolavori surrealisti.

Ovviamente il primo elemento ad omaggiare le opere di Magritte sono proprio i disegni e, ovviamente, i colori: nella tavolozza di Campi riconosciamo immediatamente quella dell’artista belga. Inoltre l’illustratore riesce a trovare un buon compromesso tra la pittura figurativa di Magritte e una sintesi che non coinvolge tanto i quadri che vengono omaggiati, quanto i personaggi originali del racconto, primo fra tutti Charles.

Magritte è quindi un buon omaggio all’artista belga, nonché un sunto della sua vita e della sua arte, a cominciare dalle illustrazioni: se il lettore lo considera in questi termini, non rimarrà deluso.

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