Twin Peaks 3×15: “The Return”, parte quindici | Recensione
Pubblicato il 21 Agosto 2017 alle 15:00
“Oh, la mia anima sta perdendo il controllo …”
Una delle caratteristiche che contraddistinguono un’ottima opera da un capolavoro è la capacità che il capolavoro ha di essere camaleontico. E Twin Peaks è camaleontico. Oh, se lo è.
Com’è camaleontico in effetti questo quindicesimo episodio del revival: l’estremamente positiva premessa viene ribaltata istantaneamente con una brutale giustapposizione di immagini nerissime e situazioni sempre più oscure, disturbanti e tragiche.
La luce – è una puntata di luci intermittenti, ma anche di suoni statici – viene gradualmente risucchiata dal buio, la vita diventa morte (a volte per suicidio, a volte per natura) e la follia dilaga in ogni dove. Si ha l’impressione che con Parte 15 Lynch abbia voluto comporre una paradigmatica ode sull’ambivalenza di amore e morte: in un mondo come quello di Twin Peaks, però, l’amore ha pochissimo spazio di manovra, mentre la morte è soffocante e sempre in agguato.
Le apparizioni dei compianti David Bowie e Catherine Coulson sembrano volercelo ricordare: se le scene col leggendario cantautore britannico sono estratti (ricordi) di Fuoco Cammina Con Me, la lunga e commovente scena dell’addio della Signora Ceppo travalica il confine fra realtà e finzione, essendo la Coulson deceduta proprio pochi giorni dopo averla filmata. La sequenza, al solito emozionante e assurda (“Il mio ceppo sta diventando oro”), assume la valenza di un doppio lascito, con l’attrice che dice per sempre addio alla vita nei panni del suo iconico personaggio.
Grazie alla fantasia di Lynch, poi, ritorna anche il Philip Jeffries di Bowie, e non solo attraverso i flashback di Fuoco Cammina Con Me: Jeffries infatti pare essere intrappolato (o si è reincarnato?) all’interno di una specie di gigantesca teiera parlante (si, avete letto bene, una gigantesca teiera parlante).
Perché?, potrete chiedervi, ed in effetti sarebbe lecito.
Ma, in fondo, perché no?