Twin Peaks 3×14: “The Return”, parte quattordici | Recensione
Pubblicato il 15 Agosto 2017 alle 15:00
“Siamo come il sognatore che sogna e poi vive in quel sogno … Ma chi è il sognatore?”
Se il revival di Twin Peaks, finora, vi ha scontentato per la poca coerenza narrativa e (l’apparente) vuoto di ciascun episodio, allora dopo Parte 14 potrete finalmente sentirvi soddisfatti: in appena un’ora, infatti, Albert informerà Tammy del primo caso della Rosa Blu, scopriremo che Diane è la sorella di Janey-E (la moglie di Dougie), Jimmy ascolterà la strana storia di un ragazzo e del suo guanto speciale e lo sceriffo Truman e i suoi compagni troveranno ben più di quello che stavano cercando al Jackrabbit’s Palace. Senza dimenticare Sarah Palmer, la quale pare essere stata posseduta da un’entità extradimensionale assetata di sangue.
Tanta carne al fuoco, insomma, e con questo nuovo episodio la serie ci bombarda di informazioni come mai aveva fatto finora. Ascolteremo tanti racconti, o meglio, ascolteremo tanti racconti di persone che raccontano racconti, e ci troveremo di fronte a verità incomprensibili, misteri inquietanti e immagini disturbanti (la scena del malato mentale nella prigione di Twin Peaks che parla e strilla e sbava sangue/saliva/vomito sul pavimento è davvero fastidiosa, peggio dello stridore nei timpani difettosi del direttore Cole quando un lavavetri compare oltre la finestra).
Nella sequenza più allucinata della puntata Cole racconta a Diane, Albert e Tammy (e a noi) di un sogno che ha avuto la notte precedente: un sogno nel quale il direttore dell’FBI prima incontrava Monica Bellucci a Parigi (Monica Bellucci interpretata, ovviamente, da Monica Bellucci) poi, durante il pranzo, ricordava un ricordo che aveva dimenticato nel quale, tanti anni prima, riceveva la visita di Philip Jeffries (David Bowie, direttamente da Fuoco Cammina Con Me) e veniva messo in guardia da un allora giovane agente Cooper.
E’ una scena lunga, coinvolgente, sconvolgente, incantevole e soffocante come carta moschicida. I suoni distorti accrescono la suspance e sottolineano lo sforzo mnemonico di Gordon, che cerca con tutto se stesso di ricordare il sogno e il ricordo che ha rivisto in sogno.
L’altra grande scena è ambientata nei boschi che circondano Twin Peaks e vede protagonisti Bobby, lo sceriffo Truman, Hawk ed Andy. I quattro, dopo essersi imbattuti in Naido (la donna con gli occhi cuciti vista nella “dimensione bianco/nera”) assisteranno all’apertura di un portale dimensionale simile a quello trovato da Gordon e Albert qualche puntata fa: Andy addirittura verrà risucchiato dal portale, finirà nella dimensione bianco/nera e il Fuochista gli racconterà, senza parlare ma attraverso le immagini, la storia che a noi era stata raccontata nell’episodio otto. Nel tornare nel mondo reale Andy porterà con se una sicurezza di spirito non indifferente (considerato il soggetto) e saprà perfettamente cosa fare per proteggere la donna misteriosa.
La puntata può essere definita come un enorme paradosso costruito su tanti diversi paradossi.
Il paradosso principale è che ogni racconto, per quanto credibile, al tempo stesso è sia stranissimo che fragile, e si fa presto a dubitarne perché non c’è niente di più ingannevole ed evanescente della memoria. I narratori che narrano le loro storie sono inaffidabili, ma non ci resta che fidarci di loro, e questo è un altro paradosso. La credibilità stessa delle esperienze rievocate/raccontate diventa un paradosso, perché cose così assurde non dovrebbero essere reali.
Però potrebbero esserlo. Per lo meno in questo mondo.