Emmy 2017: le sigle delle serie tv in nomination sono spettacolari

Pubblicato il 14 Agosto 2017 alle 16:00

Le candidature per i crediti di apertura di quest’anno alzano l’asticella della qualità televisiva.

Le sigle delle serie tv hanno oramai raggiunto, come la tv stessa, livelli qualitativi al pari di quelli cinematografici e soprattutto sono da sempre lo strumento che permette allo spettatore di immergersi nell’atmosfera ed entrare nel mood di ciò che sta per vedere. Tanto che gli Emmy, gli Oscar della tv statunitense, hanno una categoria loro dedicata. Quest’anno in particolare i candidati ai migliori crediti di apertura sono spettacolari e dimostrano quanto nell’ultimo anno (Il Trono di Spade e la sua sigla “interattiva” insegnano) l’asticella si sia alzata e sia un vero e proprio intrattenimento e una gioia guardare e ascoltare questi piccoli gioiellini seriali, prima ancora degli episodi stessi. Scopriamoli insieme: per tutte le nomination degli Emmy 2017 vi rimandiamo invece al nostro articolo e al nostro speciale.

05. American Gods (Starz, in Italia su Amazon Prime Video Italia)

Non solo Bryan Fuller è riuscito a rendere visivamente in maniera originale e personale il mondo creato da Neil Gaiman nel suo romanzo, ma i crediti di apertura di American Gods fanno subito il punto sul suddetto universo. La sigla, dalla colonna sonora volutamente stridente e disturbante, mescola divinità antiche come quelle romano-greche e egizie (rappresentate dalle statue) a totem moderni, miscela sacrali orientali e simili a simboli ebraici e cristiani come la menorah e la croce. La costante è la luce al neon, simbolo dei “media”, degli dèi moderni a cui l’umanità si è piegata e assuefatta e che nella storia sono in conflitto con i dèi antichi e indeboliti.

04. FEUD: Bette and Joan (FX, in italia prossimamente su Sky)

E’ qualcosa di meraviglioso la sigla di FEUD, il serial antologico di Ryan Murphy per FX la cui prima stagione è stata dedicata alla faida fra Joan Crawford (Jessica Lange) e Bette Davis (Susan Sarandon) sul set di Che fine ha fatto Baby Jane? Proprio dalla trama del film si dipanano i crediti di apertura, mostrando in modo minimalista e su una musica ad hoc i punti salienti della pellicola: l’incidente per cui il personaggio della Crawford rimane invalida, i dispetti continui e orrorifici della sorella interpretata dalla Davis, il finale in spiaggia. Incastonati perfettamente ci sono piccoli riferimenti anche al contesto, al “mondo di uomini” cui le due attrici erano costrette a sottostare (il produttore e/o regista di turno che le gestisce come marionette), a Hollywood pericoloso dirupo in cui è faticoso salire ed è un attimo precipitare, alla fama “che fu” che le due sono costrette ad affrontare ogni giorno.


03. Stranger Things (Netflix)

Un motivetto semplice semplice e una composizione del titolo altrettanto semplice che però nel complesso giocano moltissimo con l’effetto nostalgia e con tutti i riferimenti agli anni ’80 che sono presenti anche in Stranger Things, la serie tv divenuta subito cult la scorsa estate. Dei crediti di apertura brevi eppure intensissimi tanto che i fan non riescono a toglierseli dalla testa, li canticchiano sotto l’ombrellone e ripensano alla propria infanzia/adolescenza. Una sigla così iconica che è possibile creare il proprio nome (o qualsivoglia frase o appellativo) nel suo stile e font a questo indirizzo.


02. The Crown (Netflix)

Sono stati bravissimi nell’imponente produzione di The Crown (costata qualcosa come 100 milioni di dollari per due stagioni) a rendere il tema centrale fin dai crediti di apertura. Non è come si potrebbe pensare di primo acchito, infatti, la storia della Regina Elisabetta II (interpretata splendidamente da Claire Foy) come si potrebbe pensare, ma la storia della Corona d’Inghilterra all’epoca di Elisabetta: questo perché la giovane, da quando sarà “costretta” a prendere le redini del regno, dovrà sottostare a tutte le tradizioni, le regole e le rinunce che il ruolo che ora occupa le impongono, e così dovrà fare il marito Filippo (Matt Smith). Il formarsi – anzi, forgiarsi – nell’oro della Corona nella sigla rappresenta il processo di formazione a cui la protagonista andrà incontro durante tutta la serie, il cui progetto prevede sei stagioni e, ogni due, il cambio degli attori per farli crescere negli anni.


01. Westworld (HBO, in Italia su Sky Atlantic)

HBO propone sempre delle sigle molto belle – è raro trovarne di poco efficaci o poco incisive fin dalla prima volta che le si guarda sul canale – ma è incredibile come con Westworld, sua ultima creazione seriale di spicco, si sia superata. Il motivetto non solo è così orecchiabile da rimanere subito in mente, ma è anche meta-narrativo nel rappresentare il pianoforte che si vede nello show, suonato dagli androidi del parco al centro della storia, di cui si vedono le distese “senza fine” da buon vecchio West. Così come la sigla serve a mostrare allo spettatore il “funzionamento” dei suddetti robot, mentre vanno a cavallo, fanno l’amore, ecc. – cose umanissime e allo stesso tempo meccaniche, come viene splendidamente mostrato nei crediti di apertura.

E voi quale di queste sigle preferite? Ditecelo nei commenti!

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