Mister Miracle #1 | Recensione

Pubblicato il 10 Agosto 2017 alle 19:10

La fortunata coppia Tom King\Mitch Gerards torna per raccontarci uno dei personaggi più caratteristici creati da Jack Kirby.

Tom King è senza ombra di dubbio uno degli scrittori più promettenti degli ultimi 10 anni. Vision e Omega Men gli sono valsi l’approdo su Batman mentre la sua serie Vertigo Sheriff of Babylon – speriamo ancora per poco inedita in Italia – aveva illuminato la produzione recente del brand adulto della DC Comics.

Proprio con Mitch Gerards – matita di Sheriff of Babylon – King si riunisce per una maxi-serie di 12 numeri su Mister Miracle, l’escapista creato da Jack Kirby per la sua epopea de Il Quarto Mondo. Quando questa maxi-serie venne annunciata i fan andarono giustamente in visibilio ma oggi con a disposizione il primo numero il team creativo ha francamente superato ogni tipo di aspettativa.

Per chi non conoscesse il personaggio, Mister Miracle alter-ego di Scott Free è il figlio dell’Altopadre di Nuova Genesi e di sua moglie Avia. Nel tentativo di fermare una guerra sanguinosa contro il pianeta Apokolips, l’Altopadre acconsentì a uno scambio di eredi con Darkseid, in virtù del quale nessuna fazione avrebbe attaccato l’altra. Scott venne così scambiato con Orion, secondo figlio di Darkseid.

Scott crebbe nell’orfanotrofio di Granny Goodness senza nessuna consapevolezza del suo retaggio, crescendo tuttavia iniziò a mostrare segni di insofferenza verso il regime di Apokolips e dopo aver sobillato la rivolta sul pianeta riuscì a fuggire sulla Terra.

Miracle da sempre è ritenuto un personaggio “positivo” pur nella tragedia delle sue origini: alla fine dei conti riesce comunque a stabilirsi sulla Terra, a sposare Barda e ad essere un eroe. Ma evidentemente questo non basta. Ha dominato ogni illusione, ha compiuto ogni tipo di stunt, ha tirato fuori ogni tipo di trucco, tranne uno. Non è mai sfuggito alla morte. È possibile compiere questa impresa impossibile?

Ecco come si apre l’albo: Miracle tenta di uccidersi. Da lì in poi inizierà un lungo percorso di “riabilitazione”…

Mister Miracle è un albo straziante ed angosciante.

Attenzione perché non si tratta di banalizzare il gesto del suicidio il quale nasconde una più profonda radice filosofica e meta-testuale, la cifra del lavoro di King e Gerards è già evidente e si esplica così:

“L’uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da sé stesso, e pur tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa.” (J-P. Sartre)

L’escapista è angosciato perché essere libero – la sua ragione di essere – significa porsi sull’orlo del precipizio delle scelte e degli scenari possibili vivendo in un loop che è di fatto l’obbligo di trascendere, ed esautorare, ogni scelta per compierne di nuove costantemente. La consapevolezza di questa condizione è progressivamente introdotta dal team creativo sia nel personaggio che nel lettore e gli strumenti formali utilizzati sono svariati – sia dal punto di vista grafico che testuale – ma soprattutto tre sono quelli che catturano l’attenzione e colpiscono alla stomaco.

Da pagina 4 in poi si inizia ad utilizzare con regolarità l’impostazione della pagina a 9 riquadri – quella usata da Alan Moore e Dave Gibbons nel seminale Watchmen – definita gabbia, scelta meta-testuale stratosferica perché si evidenzia l’impossibilità di sfuggire alla condizione sopracitata e si aumenta quel senso di claustrofobia e di minaccia che viene esplicitato nei riquadri neri con semplice testo bianco “Darkseid is”.

Il signore di Apokolips è figurativamente proprio l’impossibilità di fuggire da quella gabbia – e King con un colpo da fuoriclasse recupera quel seminale Forever People #4 dove il male si incarnava e camminava fra gli uomini – giustificato e giustificabile per gli adulti, abominevole e spaventoso per i bambini.

King e Gerards scavano a fondo nel medium continuando ad asservire il decostruzionismo ottantiano alla sfera personale: dopo il suo tentato suicidio Mister Miracle compare in TV per “spiegare” il suo gesto e Gerards ci mostra questa scena in maniera “disturbata” simulando interferenze e statiche perché sostanzialmente disturbata è la percezione della realtà dove la separazione fra pubblico e privato viene mercificata e tutto deve essere ridotto, giustificato, spiegato.

Infine l’ineluttabilità della condizione umana è nella parola “STAND” (alzati/in piedi NdA) che compare due volte in due confronti fisici prima con Orion e poi con Barda: impossibile sottrarsi alla battaglia quotidiana che è la vita. Non c’è via di uscita semplice. Non c’è via di scampo. L’unica modalità di sopravvivenza è quella di essere/rimanere in piedi, sempre e comunque.

Come si colloca in questo affascinante quadro l’Equazione dell’Anti-Vita? Con questo ideale cliffhanger si chiude il primo albo. Non aspettatevi invasioni cosmiche o villain da prendere a pugni eppure quest’albo è densissimo di contenuti: Mister Miracle è la storia di un Uomo e della sua lotta, continua ed imperitura.

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