La Torre Nera e di come Sony abbia dimenticato il volto di suo padre
Pubblicato il 12 Agosto 2017 alle 14:25
Dopo anni d’attesa arriva finalmente al cinema la saga di Roland Deschain ideata da Stephen King. Nonostante le buone premesse, purtroppo, il risultato è un fallimento su (quasi) tutta la linea.
Considerato il materiale di partenza era davvero difficile sbagliare, e invece Sony è riuscita a portare a casa, con la coda fra le gambe, una tale debacle che, francamente, era davvero impronosticabile.
Mettiamo le cose in chiaro fin da subito. Non è che La Torre Nera sia un brutto film (non solo, per lo meno): il problema più grave è che si tratta di un film essenzialmente sbagliato, e pure su tutta la linea.
A cominciare, ovviamente, dall’inspiegabile e inconcepibile scelta di Sony di condensare in un solo film (da 90 minuti … quando oggi i blockbuster non scendono mai sotto i 120) l’epopea che Stephen King ha sviluppato in sette libri (più speciali, più tutti gli indizi/collegamenti sparsi nei suoi altri romanzi), con più di 4000 pagine di letteratura fantascientifica-western-horror-fantasy.
Perché, nell’epoca dei franchise, non si è deciso di puntare su una saga cinematografica basata sull’epica avventura di Roland? Si aveva il timore di scommettere su un piano a lungo termine? Eh no, perché a) questo progetto è fondato su un piano a lungo termine – il film serve a lanciare la serie televisiva “canonica” – e b) se c’era questa volontà di realizzare un film di un’ora e mezza senza strafare col budget sarebbe bastato adattare il primo romanzo della saga, il più corto, che avrebbe introdotto Roland, l’Uomo in Nero e Jake e contemporaneamente fondato le basi per il franchise (e, ad occhio e croce, sarebbe anche potuto venire a costare molto meno dei 60 milioni investiti in questo fiasco pieno di insensatezze e CGI grossolana).
Perché a chicchessia dovrebbe venire la minima voglia di seguire una serie televisiva sul giovane Roland, dopo il finale del film? Una serie prequel avrebbe avuto senso in un universo più ampio basato su una saga cinematografica (si sarebbe potuto usarla per raccontare, magari, i fatti de La Sfera del Buio e dell’amore fra Roland e Susan, senza doverci girare un intero film) ma dopo questo film (più o meno auto-conclusivo) qual è il senso di una manovra del genere?
Personalmente, la ritengo una mossa terribilmente sbagliata.
E’ stato fatto per Il Signore degli Anelli, è stato fatto per Harry Potter (è stato fatto per Twilight, andiamo!) e abbiamo visto come il successo commerciale sia venuto da se (tanto che poi sono arrivati Lo Hobbit e Animali Fantastici). Il cinema del XXI secolo è più che mai industria commerciale, e per una volta che uno studio cinematografico aveva il coltello dalla parte del manico (non credo che qualcuno – neppure il più aspro detrattore dei “franchise” – si sarebbe lagnato per una saga cinematografica sull’opera di King) si opta per un’operazione commerciale diametralmente opposta rispetto a quella che era lecito aspettarsi.
Occhio, qui non è il fan della saga a parlare, ma l’amante e lo studioso di cinema (inteso sia come arte che come prodotto d’intrattenimento): il film, esclusi i (pochi) momenti riusciti, è davvero pessimo.
Non c’è epicità, non c’è tensione, non c’è coinvolgimento, non c’è una mitologia che possa sostenere l’immensità di questo universo meta-narrativo.
L’azione è confusa, basata su un montaggio frettoloso e non su una regia attenta, ed è pure appesantita da effetti speciali semi-amatoriali; la colonna sonora non esiste (cioè esiste ma in forma così assolutamente anonima che è impossibile ricordarla una volta usciti dalla sala); lo svolgimento è prevedibile (e la storia del film è diversa da quella dei libri originali, quindi non serve aver letto King per annoiarsi); i dialoghi di una banalità disarmante (tanti spiegoni e frasi-cliché, come: “Va’ all’inferno”, “Già stato”).
L’idea che il film fosse un sequel della saga letteraria era interessante, ma è stata sviluppata in maniera pessima (che senso ha fare un sequel se poi rimaneggi alla bell’e meglio scene viste nei romanzi?). Perfino Idris Elba e Matthew McConaughey, per quanto particolarmente azzeccati nei rispettivi ruoli (sono due dei pochi punti di forza della pellicola), sono ridotti a nient’altro che semplicistici stereotipi di bene e male.
E i continui riferimenti al “cinema di Stephen King” (vengono citati: Shining, Cujo, e altri film/show tv tratti dai romanzi di King) non servono in alcun modo ad ampliare l’universo cinematografico de La Torre Nera. Semmai fanno pensare all’ennesima occasione sprecata, o al massimo a una poco riuscita trovata pubblicitaria (il film ha incassato la metà del budget negli USA).
Se è vero che “tutto serve il Vettore” allora anche questo film presto o tardi troverà una ragion d’essere, e magari sarà proprio quella di far tornare Sony sui suoi passi. Così del resto, non si può andare da nessuna parte. Per struttura e concezione, La Torre Nera è un film ampiamente superato, che non sembra neppure appartenere al XXI secolo. Sarà passato per un varco dimensionale e arrivato nel nostro mondo da una realtà parallela in cui alla gente piace questo tipo di film.
Il mondo (del cinema) è andato avanti, ma Sony è rimasta terribilmente indietro.