Twin Peaks 3×12: “The Return”, parte dodici | Recensione

Pubblicato il 1 Agosto 2017 alle 15:00

“Sto cercando di dirvi che dovete stare attenti. Possono capitare delle cose.”

Per Carducci la nebbia agli irti colli piovigginando saliva, ma per David Lynch la nebbia dagli irti colli scende lentamente e implacabilmente, portandosi dietro la notte e tutte le cose oscure nascoste al suo interno.

E’ una delle immagini più belle della nuova puntata di Twin Peaks: un totale sulle montagne boscose che circondano la cittadina, invase da gonfi banchi di nebbia che sembrano strisciare verso valle. E il fatto che sia questa una delle immagini più belle la dice lunga su quanto poco abbia da dire questo dodicesimo capitolo.

O meglio. Qui Lynch ci dice un mucchio di cose ma lo fa nel suo linguaggio, e il suo linguaggio è un linguaggio che nessuno riesce a capire.

Ogni episodio della nuova serie di Twin Peaks è stato diverso dal precedente, e Parte 12 non fa eccezione. Ma a differenza delle ultime puntate (che, a partire da Parte Sette, erano state narrativamente più coese rispetto alle prime) qui Lynch torna ad una frammentazione esasperata, ai limiti dell’incoerenza.

E così dieci secondi di Dougie che tenta di giocare (malamente) a baseball con suo figlio vengono alternati ai deliri psicotici di Sarah Palmer, o alla fuga forsennata di un anziano demente, mentre l’FBI perde minuti vitali in attesa dei capricci cosmetici di un’accompagnatrice promiscua.

In questo senso è emblematica la scena che (finalmente) rintroduce Audrey Horne: Lynch sfrutta la bellezza di dieci minuti e quindici secondi contati (anzi, cronometrati durante la seconda visione) per introdurci i problemi della donna, senza che una soluzione a questi problemi venga effettivamente trovata e quindi senza risolvere in alcun modo la scena costruita. Il messaggio è chiarissimo: del resto, è quello che sta facendo con ogni episodio.

La trama principale avanza in due soli frangenti: le indagini dello sceriffo Truman continuano, e questa volta si concentrano sul violento rampollo di casa Horne, Richard, datosi alla macchia dopo gli orribili crimini compiuti nelle scorse settimane; inoltre, Diane scopre che le coordinate ritrovate sul cadavere sono le coordinate di (sorpresa sorpresa) Twin Peaks.

Ci sono tantissimi enigmi da risolvere in ogni dove, ma la serie per adesso non sembra assolutamente interessata a tirare le somme. Certo, qualche volta le tematiche trattate dallo show sono chiarissime (gli abusi domestici, la vera natura umana nascosta dietro la facciata della quotidianità, un’analisi astratta dei mali della società) ma molto spesso quello che appare sullo schermo è semplicemente troppo twinpeaksiano per essere compreso.

Ciò non toglie che, tra la pubblicità di una pala dorata (doppio strato garantito) e un Tim Rooth che spara a un padre di famiglia, Lynch si conceda anche il tempo di imbastire scene di indubbio calore emotivo: e vedere il gentilissimo Harry Dean Stanton regalare cinquanta dollari ad un problematico vicino di casa per aiutarlo a tirare avanti è una cosa che ti scalda il cuore.

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