Maria pianse sui piedi di Gesù: Cristianesimo e prostituzione | Recensione
Pubblicato il 13 Agosto 2017 alle 10:00
Partendo dal suo interesse per la religione cristiana e dalle sue idee sul sesso a pagamento, sia passato che presente, l’autore underground Chester Brown realizza Maria pianse sui piedi di Gesù, un volume a metà tra fumetto e saggio che offre interpretazioni interessanti e riflessioni personali su alcuni episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Chester Brown, classe 1960, è uno dei fumettisti canadesi più famosi in ambito underground, erede di Robert Crumb e degli artisti di Heavy Metal. È noto soprattutto per i suoi lavori di ispirazione autobiografica, tra cui Io le pago. Memorie a fumetti di un cliente di prostitute, in cui racconta le sue esperienze con le “meretrici”.
Tenendo conto dell'”infausta” fama di cui sono vittime le prostitute, non solo nella nostra epoca ma anche nella Bibbia, che influenzò profondamente il pensiero della cultura occidentale, Brown completò nel 2016 Maria pianse sui piedi di Gesù, pubblicato quest’anno da Bao Publishing.
Partendo da un saggio di Jane Schaberg, The Illegitimacy of Jesus, Brown ci offre la sua interpretazione sul ruolo e sull’importanza delle prostitute all’interno della Bibbia, ma non solo; infatti, due sono i temi principali di Maria: la prostituzione e l’obbedienza/disobbedienza a Dio, nonché le sue ripercussioni sul singolo individuo.
La prima tematica si basa sulla scelta da parte di Matteo di mettere per iscritto nel suo Vangelo la genealogia di Gesù, che insolitamente include donne dai comportamenti sessuali “non comuni”: Tamar, Rahab, Rut, Betsabea e, infine, Maria. Dato che le prime quattro si distinsero per essere prostitute, o per aver sedotto uomini per cambiare la propria sorte, questo fa supporte che Matteo volesse suggerire che Maria avesse avuto qualcosa in comune con queste donne.
Gesù quindi era figlio di una prostituta?
Domande alla “Codice Da Vinci” a parte, Brown fa un’importante riflessione su un possibile primo scisma all’interno della comunità cristiana, che vede da una parte coloro che non colpevolizzano la prostituzione e che, all’interno di una società fortemente patriarcale, la considerano come una possibilità della donna di riuscire ad avere una propria indipendenza; dall’altra, invece, stanno coloro che condannano le prostitute e il sesso a pagamento, rappresentati nella Bibbia da San Paolo (Paolo di Tarso).
La seconda riflessione di Brown, invece, può essere riassunta in questa sua frase: “Dio non si aspetta né vuole obbedienza”. Questo va decisamente contro la concezione che vede i cristiani come “servi di Dio”: basti pensare ad Abele che si rifiuta di essere un semplice agricoltore, o al figliol prodigo che viene festeggiato dal padre, diversamente dal figlio che obbedisce ciecamente.
Brown esplica le sue interpretazioni attraverso dieci racconti brevi a fumetti che aprono il volume: uno per ogni donna nominata nella genealogia di Gesù (con l’aggiunta di Maria di Betania), più altri episodi biblici che narrano di uomini che, nonostante abbiano disobbedito a Dio (anzi, proprio per questo motivo), sono stati premiati. Le vignette sono dispose su due colonne, proprio come una Bibbia, e anche i dialoghi sono scarni ed essenziali esattamente come nel testo sacro.
Maria è sicuramente un’opera molto ragionata, ma ha un grande difetto: quello di essere diviso in due parti nettamente separate. La prima è occupata dalla raccolta di storie a fumetti di ispirazione biblica, mentre invece l’altra è formata da note lunghissime che richiedono una certa attenzione. Sarebbe stato meglio, per il lettore, vedere alternate le storie a fumetti e le loro relative note, invece di averle tutte in blocco già a metà volume: avrebbe sicuramente invogliato maggiormente la lettura.