Killing Stalking 1 | Recensione

Pubblicato il 24 Luglio 2017 alle 10:00

J-POP è la prima casa editrice a livello mondiale a pubblicare il webcomic del momento. Killing Stalking è il manga che racconta dell’ossessione del giovane Bum Yoon per il suo coetaneo Sangwoo. Un’ossessione che presto si trasformerà in una reclusione forzata ed in un incubo.

Abusi, stalkeraggio, isolamento e introspezione. Mentre scrivo questo articolo da poche ore è morto Chester Bennington, frontman dei Linkin Park. Ha vissuto una vita segnata anche (e purtroppo) da abusi sessuali subiti tra l’infanzia e l’adolescenza. Killing Stalking parla anche di questo, di come ognuno a modo proprio cerchi uno spiraglio di luce in mezzo al buio, finendo a volte per inciampare nell’abisso. Parla di questo, ma non solo.

Il protagonista della storia è Bum Yoon, un ventenne introspettivo e sociopatico. Una delle poche cose che lo tengono legato al mondo reale ed alle persone è l’amore ossessivo nei confronti di un suo coetaneo e collega universitario: Sangwoo. Bum Yoon è stato salvato proprio da Sangwoo mentre subiva un tentativo di violenza da parte di un gruppo di bulli del servizio militare. Dopo questo evento l’ossessione di  Bum Yoon nei confronti del suo collega universitario aumenta a dismisura.

Bum Yoon dopo svariati tentativi riesce a individuare la casa di Sangwoo e ad introdurcisi dentro. Ma all’interno di quelle mura domestiche scoprirà che la persona per la quale vive la propria ossessione è completamente diversa da come la immaginava. Bum Yoon verrà recluso e sequestrato da Sangwoo, e inizierà un rapporto di convivenza forzata e violenta che esplorerà a fondo le anime oscure di entrambi.

Killing Stalking è un webcomic coreano che in breve tempo ha conquistato tantissimi lettori su internet, generando una fanbase accanitissima. Poche settimane fa la versione cartacea del fumetto è stata presentata in anteprima a Milano. J-POP è la prima casa editrice a livello mondiale a pubblicare Killing Stalking, ed a credere nel successo commerciale di questo controverso manga.

Ma quali sono i motivi per cui vale la pena leggere e comprare Killing Stalking? Innanzitutto questo manga sdogana quasi definitivamente la tematica dell’omosessualità nei fumetti, ancora tabù dalle nostre parti, mettendola un po’ al centro un po’ sullo sfondo di una sorta di thriller survival domestico.

Sì perché Killing Stalking si rifà a tutta una serie di storie celebri riguardo la sopravvivenza all’interno di quattro mura domestiche, con un pazzo malato con cui convivere. Ci sono delle ispirazioni e dei richiami a Misery di Stephen King, oltre che tutta una serie di tecniche visive di narrazione che sembrano chiaramente ispirate al cinema di Alfred Hitchcock. Ma c’è anche un’introspezione particolare nei confronti dei personaggi e del loro vissuto interiore. E questo è un aspetto che spesso i thriller survival domestici (soprattutto se sono di matrice occidentale) non approfondiscono a sufficienza.

Ecco perciò l’altro grande punto d’interesse di Killing Stalking: una storia introspettiva che soprattutto ad inizio lettura entra nel profondo della coscienza e dei pensieri di Bum Yoon. Viviamo il suo disagio, il suo isolamento, il mondo grigio che ha intorno, e che viene illuminato da un’unica grande presenza: Sangwoo. Spesso capita d’invaghirsi di qualcuno conosciuto superficialmente, ma che in realtà, una volta entrati un po’ più in confidenza, è capace di rivelarsi completamente diverso dalla nostra idealizzazione. Ecco, con Killing Stalking sviluppa questo complesso all’ennesima potenza.

Per tutta la prima parte del fumetto viviamo la narrazione dal punto di vista di Bum Yoon. Successivamente il racconto in prima persona passa ad una focalizzazione zero: viviamo la storia da un punto di vista esterno, non leggiamo più i pensieri di Bum Yoon. E questo crea una sorta di scompenso e curiosità, vorremmo sapere cosa sta pensando Bum Yoon mentre subisce e vive situazioni terribili che vediamo solo dall’esterno.

Il nostro protagonista ritorna a rivolgersi al lettore nella parte finale del manga, e questo ci fa immergere nuovamente nel suo punto di vista, pronti per vivere un finale thriller. Quest’ultima parte di Killing Stalking è la più tesa, quella che il lettore vive con maggiore suspense.

L’attenzione sulle singole immagini rappresentate e la costruzione delle sequenze nella narrazione sono un altro punto di forza di questo manga. L’autrice Koogi realizza una prima parte più introspettiva, dando un’attenzione particolare ai primi piani, alle espressioni dei personaggi, ai volti che sono in grado di dettare l’umore della narrazione.

Mentre le sequenze dell’ultima parte del fumetto danno molta più attenzione alla successione delle singole vignette in maniera tale da far scorrere rapidamente le pagine e accrescere sempre più la tensione.

L’autrice Koogi ha creato un perfetto mix tra fumetto con personaggi LGBT (quindi tematiche omosessuali) ed una storia da survival thriller domestico. Killing Stalking sdogana il fumetto gay e lo porta ad un livello successivo, perché l’omosessualità è solo un aspetto della storia, ed il genere thriller da un certo punto in poi la fa da padrone.  E infine un’altra novità presentata da Killing Stalking è il ribaltamento dei ruoli: lo stalker diventa la vittima.

Quello appena pubblicato da J-POP è solo il primo volume di Killing Stalking, un fumetto che finisce sul più bello, e che mette una voglia fortissima di continuare nella lettura. Siamo di fronte ad un manga potente, ben narrato e rappresentato, una storia che ha il potenziale per restare nell’immaginario collettivo, e magari per far partire un filone, già ampiamente sdoganato negli ambienti di nicchia, ma che ora può essere reso virale a livello mainstream.

Ogni vita ed ogni animo si sviluppano su più livelli, ognuno con le sue profondità. I momenti più bui vengono quasi sempre risolti grazie a piccoli spiragli di luce che poco per volta illuminano l’oscurità facendoci riemergere. Ma cosa succederebbe se quello spiraglio di luce si trasformasse in una spirale di terrore ed in un terribile incubo? Questo è ciò che prova a raccontare Killing Stalking.

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