Atomica Bionda – Un elegante e violento disastro

Pubblicato il 17 Agosto 2017 alle 14:00

Il John Wick al femminile funziona solo a metà. E la metà buona è Charlize Theron.

E’ sempre esistita una tipologia di film nella quale la forma prende il sopravvento sulla sostanza, e una delle maniere per far funzionare quei film è chiarire fin da subito che la sostanza (la trama) verrà lasciata da parte. Che quei film non vogliono insegnarci niente, ma solo mostrare.

John Wick è già un classico (e John Wick 2 è pure meglio) perché non pretende di raccontare una storia, conosce bene la sua ragion d’essere e il suo unico obiettivo (che può soddisfarvi oppure no, ma questo è un altro discorso) è quello di elevare il conflitto a fuoco, l’azione e gli stunt ad opere d’arte in movimento.

Atomica Bionda vuole fare anche questo, e non solo questo, e qui sta il suo unico, grande errore: quello di prendersi estremamente, terribilmente sul serio, almeno per buona parte della sua durata.

Nel nuovo film con Charlize Theron non troverete solo eleganti e sanguinose coreografie di duelli (com’era in John Wick), non troverete solo mondi surreali che assomigliano al nostro ma che non sono il nostro (com’era in John Wick), ma troverete anche, e soprattutto, una storia seriosa e pure abbastanza scontata (spesso confusionaria) che vuole mischiare il femminismo e il girl-power alle atmosfere ghiacciate de La Talpa, e l’ambientazione de Il Ponte delle Spie ai ritmi action di Paul Greengrass (ci sono pure una colonna sonora variegata e rumorosa, quasi invadente, come in Suicide Squad, e un’ampiamente anticipata scena lesbo che riesce miracolosamente ad essere assolutamente non-sexy).

Tutti elementi già visti altrove troppo recentemente perché possano colpire e lasciare il segno.

Chi colpisce e lascia il segno è sicuramente la Theron, che si carica il film sulle spalle e fornisce una prova intensa e fisica come poche. Certo, per la maggior parte del tempo lo farà stando nuda o seminuda (in questo film le donne, se sono in casa da sole, indossano sempre e comunque esorbitanti lingerie, cosa che ho trovato a tratti stupida e a tratti irritante ma, ehi, sembra così elegante all’occhio della cinepresa), ma quando ci si ricorda che a Berlino (est o ovest che sia) c’è neve e ghiaccio e fa freddo e quindi bisogna indossare i vestiti, allora la nostra atomica biondona platino non le manda a dire a nessuno.

E’ la cinepresa, quindi, e non la trama, a guidare l’incedere del film, e si vede che David Leitch sa il fatto suo in cabina di regia (non è stato accreditato, ma aveva ampiamente contribuito alle riprese del primo John Wick). Atomica Bionda è un elegante e violento disastro, divertentissimo da guardare ma sostanzialmente vuoto, quando invece la sua volontà di essere pregno, quasi straripante, si sente per tutta la sua durata.

L’intrigo internazionale alla base del film è piuttosto noioso e la parte divertente, l’ottimamente coreografata azione, raccontata in flashback, è spezzata a cadenza regolare dalla scena dell’interrogatorio, non tanto fil rouge narrativo quanto mero riempitivo col solo scopo di far tirare il fiato e permettere all’adrenalina di defluire (da qualsiasi poro o ghiandola defluisca l’adrenalina).

C’è da dire però che basta il tanto propagandato piano sequenza di dieci minuti, durante il quale Charlize dà il meglio di se in quello che è forse uno dei migliori combattimenti della storia del cinema, a dare un senso al prezzo del biglietto, e di conseguenza al film stesso: prendete la sparatoria all’ospedale vista in Hard Boiled di John Woo e la zona di guerra descritta alla fine de I Figli degli Uomini di Cuaron e avrete solo una vaga idea della danza letale, sanguinaria ed estremamente eccitante che Leitch e Theron hanno ballato per voi.

La palette grigio-bluastra del dop Jonathan Sela rende tutto sinuoso e liscio come sculture di ghiaccio, ma proprio come una scultura di ghiaccio il film non parla e non comunica in alcun modo con il pubblico. Tutto è griffato da luci al neon, tacchi a spillo, pistole scintillanti e occhiali da sole (a Berlino, d’inverno) e quindi tutto è elegante e attraente (viene pure citato Tarkovskij, che di eleganza visiva ne sapeva qualcosa).

Però se cercate un minimo di umanità, qui non ce n’è il minimo segno. John Wick e la sua assurda crociata per vendicare il proprio cane vale cento volte di più di qualsiasi dialogo di Atomica Bionda. 

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