The Defenders di Netflix, la Recensione
Pubblicato il 18 Agosto 2017 alle 20:10
E’ finalmente disponibile su Netflix la mini-serie evento in otto parti che vede riuniti per la prima volta tutti e quattro i supereroi di strada del Marvel Cinematic Universe.
Daredevil. Jessica Jones. Luke Cage. Iron Fist.
Negli ultimi tre anni abbiamo imparato a conoscerli uno per uno, siamo entrati nel caos delle loro vite (due volte, nel caso di Daredevil) e ne siamo usciti, ogni volta, con la speranza di tornarci presto. Marvel e Netflix hanno creato un mini-universo noir, cupo, violento, convincente e accattivante, che spicca proprio per via del contrasto sfacciato con quello cinematografico (e con quello delle altre produzioni televisive della Casa delle Idee) e del quale è difficile fare a meno.
In questo senso, The Defenders è una vera e propria manna dal cielo. La miniserie infatti non solo arriva per ingannare l’attesa per le prossime stagioni delle serie principali (le seconde di Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist, e la terza di Daredevil) ma si assume anche gli onori e gli oneri di mettere una parola fine al ciclo narrativo iniziato con la prima stagione del Diavolo di Hell’s Kitchen.
Il risultato è un film di otto ore divertente e appassionante, che offre tutto quello che era lecito aspettarsi alla vigilia e inoltre fa da trampolino da lancio per il prossimo futuro Marvel-Netflix.
Danny Rand (Finn Jones) sta indagando sulle macchinazioni della Mano insieme a Colleen (Jessica Henwick) e i due sono costretti a tornare a New York dopo aver scoperto un inquietante segreto. Nella Grande Mela è appena tornato anche Luke Cage (Mike Colter), l’eroe di Harlem, impegnato ad aiutare alcuni ragazzi del quartiere rimasti invischiati in una brutta faccenda. E lo strano caso di un architetto scomparso porterà l’investigatrice privata Jessica Jones ad incrociare il suo sentiero con Matthew Murdock (Charlie Cox), avvocato pro-bono che da qualche mese ha appeso al chiodo il costume del vigilante Daredevil.
Insieme, i quattro superumani si ritroveranno invischiati nell’oscuro piano di Alexandra Reid (Sigourney Weaver), il capo della Mano, il cui obiettivo è quello di veder avverata un’antica profezia che coinvolge Elektra Natchios.
Qualche mese fa, nella recensione di Marvel’s Iron Fist, suggerivo l’idea che l’origin-story di Danny Rand non fosse che un grande prologo a questa mini-serie, e infatti già dalle primissime scene di The Defenders è chiarissimo quanto sia proprio l’Immortale Iron Fist il motore principale (o chiave) della vicenda.
Le quattro storyline procedono contemporaneamente nel corso dei primi tre episodi, dirette spedite su una rotta di collisione inevitabile che arriva alla fine della terza puntata: da lì tutto si mescola e si amalgama in modo (quasi) del tutto naturale, e i quattro vigilanti solitari – all’inizio riluttanti a fare squadra – capiranno ben presto che il solo modo che hanno di vincere questa volta è unirsi e fare affidamento l’uno sulle abilità degli altri.
Già nelle serie stand-alone avevamo ampiamente appurato quanto questi attori siano perfetti per i propri ruoli, e vederli tutti insieme non fa che solidificare questa convinzione: la sinergia che dimostrano in gruppo è palpabile (sono grandi amici anche fuori dal set) ed è un piacere vederli all’opera, sia nelle scene dialogate che in quelle d’azione (ottime le coreografie, sebbene mai complesse quanto quelle viste in Daredevil o Iron Fist, ma ovviamente un conto è gestire un solo supereroe e un conto è gestirne quattro, col numero di avversari sempre maggiore).
Lo stile registico è un impasto di tutto quello che abbiamo visto nei quattro show precedenti, ed è da notare come il dop Matthew J. Lloyd si sia divertito a giocare continuamente con la sua palette cromatica (l’esempio più immediato è rappresentato dalla felice commistione fra il rosso sgargiante di Daredevil e il viola scarlatto di Jessica Jones nella prima scena di combattimento condivisa fra i due personaggi).
L’algida Sigourney Weaver è l’ottima villain di bianco vestita, leader della Mano: è un’immortale che sta morendo e, al di là della bravura dell’attrice (che non scopriamo certo oggi), il personaggio può vantare un’anima estremamente tragica, che rende la sua natura tanto ambivalente quanto convincente.
Tra i punti deboli, il principale è sicuramente lo sviluppo un po’ troppo semplicistico della comunque complessa trama: alcuni elementi stonano non poco con le atmosfere dark e seriose di questo Marvel-street-kung-fu-universe, ma in otto episodi non si può fare quello che si può fare in tredici, ma soprattutto si è chiaramente voluto optare per un compromesso fra la maturità delle prime due serie (Daredevil e Jessica Jones, che erano quasi dei thriller) e la “leggerezza” delle seconde (Luke Cage e Iron Fist, più strettamente action).
Nel complesso comunque The Defenders è tutto ciò che il pubblico sperava che fosse, e al di là del ritorno delle serie stand-alone, dopo i titoli di coda non vedrete l’ora di un auspicabile The Defenders 2. L’inaspettato finale, inoltre, farà la gioia dei fan di lunga data del Diavolo Custode (e non aggiungo altro).