Justice League America n. 2 | Recensione

Pubblicato il 9 Luglio 2017 alle 10:00

La tensione tra la Justice League e la Suicide Squad è ai massimi livelli e una nuova terribile minaccia è in agguato! Inoltre, inizia la serie Rebirth dei Teen Titans! Quali sono le reali intenzioni di Damian Wayne? Scopritelo in questo secondo numero di Justice League America!

L’operazione Rebirth della DC sembra stia incontrando il favore dei lettori, perlomeno a giudicare dai commenti in rete, e la casa editrice di Superman e Batman sta proponendo nuove serie. Tra i vari concetti utilizzati, c’è quello della Justice League America. La serie non è ancora ufficialmente iniziata in Italia ma le premesse vengono introdotte in una miniserie, Justice League vs. Suicide Squad, pubblicata in questo mensile targato Lion.

Nella seconda uscita avrete modo di leggere i nn. 3-4 della suddetta miniserie che, come è facile intuire dal titolo, è incentrata sull’incontro/scontro tra la più iconica squadra di supereroi del DCU e la temibile Task Force X guidata dalla discutibile e spietata Amanda Waller. La storia è scritta da Joshua Williamson che sta, tutto sommato, facendo un lavoro accettabile, benché la trama sia solo un pretesto per presentare numerosi eroi e criminali che se le danno di santa ragione.

Per tutta una serie di motivi, la Justice League si è scontrata con la Suicide Squad, non approvando i metodi di quest’ultima. Tuttavia, Superman, Batman e compagni hanno avuto la peggio e ora sono prigionieri del carcere di Belle Reve. Amanda Waller ha bisogno di loro, così come della Squadra Suicida, per affrontare la minaccia incombente di Maxwell Lord, noto villain della DC che ha parecchie ragioni per avercela con lei. Come se non bastasse, Lord ha preso con sé alcuni individui che in passato avevano fatto parte di una precedente Suicide Squad.

Costoro sono il Dr. Polaris, Johnny Sorrow, l’Imperatrice di Smeraldo, Rustam e Lobo. Quanto a quest’ultimo, è il vero Lobo e non il sostituto che aveva sostanzialmente scontentato tutti i DC fan. Come ho già chiarito, Williamson fa un buon lavoro ma si limita a descrivere una sequela di lotte e basta, con un pizzico di ironia e sarcasmo. Justice League vs. Suicide Squad è mero intrattenimento e non c’è da aspettarsi profondità, malgrado l’autore cerchi di svolgere un’analisi psicologica di alcuni personaggi, per esempio di Killer Frost.

Il terzo episodio è illustrato da Jesus Merino, senz’altro funzionale ed efficace ma con uno stile compromesso dalle chine legnose di Andy Owens che ne smorzano il dinamismo. Le cose vanno invece meglio nel quarto capitolo, disegnato da Fernando Pasarin, che concepisce figure plastiche ed eleganti, impreziosite dagli inchiostri di Matt Ryan, e vignette di impostazione naturalistica, ricche di dettagli e dotate di grande forza espressiva.

Inizia poi Teen Titans, la serie del team di adolescenti della DC, dopo lo speciale Rebirth del numero scorso. Tocca a Benjamin Percy narrarne le gesta ma, almeno per il momento, è difficile esprimere un giudizio articolato sul suo operato. A quanto si intuisce, ha deciso di puntare su atmosfere mainstream e giovanilistiche. Tutto ruota intorno alla figura di Damian, il pestifero figlio di Bruce Wayne e di Talia Al G’hul, nonché attuale Robin.

Il ragazzo è appena entrato nella fase critica dell’adolescenza e si è reso conto di non avere amici della sua età. Decide perciò di contattare Starfire, Kid Flash, Beast Boy e Raven. Intende convincerli ad agire in gruppo ma, trattandosi di Damian, i suoi metodi non sono ortodossi. Percy delinea una story-line dal ritmo veloce e adrenalinico, con molto umorismo, ma esile nel suo complesso. Tuttavia, si intravede la presenza di un noto criminale dell’universo batmaniano che, presumibilmente, darà parecchio filo da torcere ai protagonisti e non sono quindi da escludere sviluppi narrativi interessanti.

I disegni sono di Jonboy Meyers, il cui stile è un riuscito mix di cartoon e manga, adatto a un comic-book basato su un gruppo di ragazzini. A volte però eccede con le suggestioni nipponiche ed è troppo stilizzato. Il lay-out è mutevole e inventivo e, dal punto di vista visivo, imprevedibile. Nel complesso, l’albo merita un tentativo ma solo da coloro che dalla lettura di un fumetto cercano un po’ di distrazione e niente di più.

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