L’Età della Convivenza – Recensione

Dal mondo tutto da riscoprire (anche per noi lettori italiani) che è quello del manga adulto anni Sessanta-Settata, J-POP pubblica il primo volume di uno dei capolavori di Kazuo Kamimura, maestro giapponese dell'illustrazione e del fumetto: L'Età della Convivenza.

Pubblicato il 5 Luglio 2017 alle 10:00

Un estro artistico come quello di Kazuo Kamimura avrebbe potuto essere maggiormente prolifico: ma, purtroppo, questo autore, soprannominato “il pittore dell’era Showa“, morì prematuramente nel 1986, a soli 45 anni, a causa di un cancro alla laringe. Sicuramente ha comunque lasciato dietro di sé una serie di capolavori del fumetto giapponese non indifferente, tant’è che uno dei suoi manga più famosi, Lady Snowblood, ha ispirato a Quentin Tarantino la saga di Kill Bill.

Il gekiga recentemente pubblicato da J-POP, L’Età della Convivenza (in originale “Dosei Jidai“), è di diversa tematica e ha lo scopo di raccontare la vita quotidiana di una giovane coppia che, negli anni Settanta, decide di convivere prima di sposarsi, se mai si sposeranno: cosa, ai tempi, considerata ancora “immorale”.

I protagonisti di L’Età della Convivenza sono Kyoko, una ragazza di 21 anni, e Jiro, un giovane uomo di 23. I due si sono conosciuti alla scuola di design e entrambi lavorano nel mondo delle arti visive: lui come illustratore freelance, lei come designer in un’agenzia pubblicitaria (entrambe le carriere contengono spunti autobiografici): ora vivono in un piccolo appartamento del quartiere di Shinjuku, a Tokyo.

La differenza tra la convivenza e il matrimonio, che salvaguarderebbe la donna da gravidanze impreviste e dalle malelingue della gente, è palpabile fin dalle prime pagine: prima attraverso momenti di tensione e piccoli litigi, comuni ad ogni coppia, poi con problemi più seri che spesso derivano proprio dalla mancanza di “ufficialità” nel rapporto tra Kyoko e Jiro. Non a caso i due si ritrovano spesso a mentire sulla loro convivenza, dicendo ad amici e colleghi che in realtà sono sposati.

Oltre a queste problematiche, legate al periodo storico, Kamimura ci racconta anche dubbi ed errori di questa giovane coppia: non a caso la frase ricorrente di questo manga è “L’amore è sempre pieno di errori. Se c’è bellezza nell’amore, lo si deve agli errori commessi da un uomo e una donna”.

Questa frase viene ricordata da Kamimura in molti dei 27 capitoli del manga, capitoli che sono essenzialmente autoconclusivi, anche se da un certo punto in poi viene definita una sorta di trama orizzontale. Ogni capitolo, inoltre, viene introdotto da un elemento grafico che “tradisce” l’appartenenza di Kamimura al mondo dell’illustrazione. Frequente è anche l’utilizzo di metafore visive all’interno del racconto: fiori, farfalle e altri insetti esplicano spesso i sentimenti dei due protagonisti, specialmente quelli di Kyoko.

È Kyoko, di fatto, la protagonista di L’Età della Convivenza: viviamo le singole storie soprattutto dal suo punto di vista ed è specialmente lei ad evolversi e a cambiare, sia professionalmente che a livello emotivo. Conosciamo le sue insicurezze e le sue paure, i suoi desideri e le sue riflessioni. La convivenza, in fondo, è un “rischio” soprattutto per lei.

Per concludere: L’Età della Convivenza è un manga maturo, ben studiato nella composizione delle tavole e nel tratto del disegno. Le tematiche affrontare nel corso della storia e le emozioni fortemente “drammatiche” provate dalla protagonista femminile potrebbero sembrarci distanti dalla nostra sfera emotiva, ma affascineranno sicuramente il lettore che conosce anche solo superficialmente il genere gekiga.

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