Wonder Woman: l’Amazzone | Recensione
Pubblicato il 6 Luglio 2017 alle 10:00
La riscrittura delle origini della principessa Diana raccontata e disegnata dall’autrice Jill Thompson. Un piccolo gioiellino fumettistico che mescola una storia di formazione ed un fantasy, arricchendolo con disegni espressivi e atmosfere fiabesche.
Gli ultimi anni hanno rappresentato un’esplosione di autrici e personaggi femminili coinvolti nei settori creativi. Soprattutto i fumetti hanno subito una concentrazione senza precedenti di characters femminili messi al centro dell’attenzione, e rese protagoniste di serie di successo.
Ovviamente, in mezzo a questa nuova tendenza, non poteva mancare a fare da guida la supereroina più importante della storia dei fumetti: Wonder Woman. E mentre il film con protagonista Gal Gadot sta inanellando record su record, anche a livello fumettistico la Dc Comics sta cercando di dare sempre maggiore spessore al personaggio, con autori e storie di qualità.
Così come per il film su Wonder Woman girato da Patty Jenkins, anche l’operazione fumettistica Wonder Woman: l’Amazzone, scritta e disegnata dalla pluripremiata disegnatrice Jill Thompson, non ha mancato il bersaglio.
Wonder Woman: l’Amazzone è un piccolo gioiellino, sia a livello grafico che narrativo. Si tratta di una graphic novel con qualche imperfezione, ma che ha al suo interno molte idee brillanti, ed un paio di scene nelle quali la narrazione e lo stile di disegno raggiungono livelli altissimi.
Questo fumetto è una riscrittura inedita delle origini della principessa Diana. Si parte, come al solito, dall’antica Grecia e dall’origine delle Amazzoni. In questo caso la riscrittura della nascita del gruppo femminile guidato dalla regina Hippolyta non è tra le migliori che si siano viste nella storia della Dc Comics.
Anche perché confrontarsi con le origini narrate da George Perez non è un compito semplicissimo (la sensibilità di Perez aveva legato la storia delle Amazzoni alla tematica oggi attualissima del “femminicidio”).
Ma se l’origine e la fuga delle Amazzoni verso Themyscira non lascia segni particolarmente rilevanti, il livello grafico e narrativo della nascita della piccola Diana è altissimo. L’amore riversato da Hippolyta sul pezzo di terra dal quale viene forgiata la futura Wonder Woman è raccontato con molta dolcezza ed è esaltata da disegni e colori che producono un’atmosfera fiabesca.
I disegni espressivi della Thompson, infatti, danno l’idea di trovarsi davanti alle illustrazioni di un libro di favole. Anche se successivamente non risparmieranno immagini sanguinose e drammatiche.
La principessa Diana raccontata in questo fumetto non è però la timida, ma valorosa e potente amazzone che abbiamo visto nelle altre storie d’origine di Wonder Woman. Piuttosto avremo a che fare con una bambina, e poi ragazza, piuttosto viziata, dotata di grandissime capacità ma utilizzate per esaltare il proprio ego e la propria vanità.
La principessa Diana si metterà alla prova contro i mostri mitologici presenti all’interno dell’isola di Themyscira (un’idea geniale che meriterebbe una serie a sé) non tanto per liberare le Amazzoni dai pericoli, ma piuttosto per elevare l’alone leggendario attorno alla sua figura.
In questa storia non c’è l’arrivo sull’isola del capitano Steve Trevor, né tanto meno il torneo delle Amazzoni rappresenta il momento di gloria di Wonder Woman (che anzi vivrà il momento più drammatico del suo percorso). La storia di Diana in questo fumetto è diversa rispetto a quelle raccontate fino ad ora, ed anche il carattere della principessa è piuttosto inedito. Diana dovrà ad un certo punto confrontarsi con le conseguenze del suo egoismo e della sua vanità.
Wonder Woman: L’Amazzone è una storia di formazione a fumetti, mischiata con un fantasy. Si tratta di una graphic novel intensa e attraente per gran parte della narrazione, un po’ troppo rapida e sbrigativa nelle pagine finali, che avrebbero avuto bisogno di più pathos, realismo emotivo e di qualche battuta più efficace.
Wonder Woman: l’Amazzone rappresenta comunque un piccolo gioiellino d’autore, la dimostrazione che le storie di supereroi sono un pozzo d’idee e possibilità narrative così profondo da poterci ancora scavare a piene mani per decenni, e perfette per esplorare le vicissitudini dell’animo umano. E la principessa Diana è un character al quale stanno finalmente dedicando le storie che merita.