Recensione – Preacher 2×02: “Mumbai Sky Tower”

Pubblicato il 30 Giugno 2017 alle 15:00

“Il cowboy non è un uomo. Affatto. Non più. E’ chiamato il Santo degli Assassini …”

Dopo il sanguinolento e folle primo episodio, Preacher 2 torna immediatamente con il secondo capitolo andato in onda negli States il giorno dopo la premiere. Non vi abituate, però, perché dalla prossima puntata la messa in onda tornerà (ahinoi) settimanale: un duro colpo che fa rimpiangere il binge-watching, dato che Seth Rogen ed Eric Goldberg sembrano davvero voler fare sul serio e il loro show è uno dei più esilaranti in circolazione.

Se non altro è l’unico che può vantare un Cassidy, il nostro vampiro drogato/alcolizzato preferito, appassionato di scurrilità e viziosità e sempre pronto a sciorinare la sua enciclopedica cultura pop con un invidiabile numero di citazioni. Una delle più divertenti lo vede elencare le possibili ragioni del perché un misterioso cowboy immortale sia sulle loro tracce con l’intento di ucciderli: “Ci sono tre possibili spiegazioni” dice Cassidy dopo il primo atto della puntata. “Numero uno, Terminator. Il cowyboy è una macchina dal futuro venuta ad uccidere uno di noi. Numero due, Terminator 2. Macchina dal futuro venuta ad ucciderci tutti e tre.  Numero tre, è un Nazgul.”

Ma le citazioni dello squinternato Cassidy non sono le uniche che potrete incontrare in Mumbai Sky Tower: Seth Rogen ed Eric Goldberg, oltre a citare il recente The Leftovers con la sequenza della busta usata per auto-soffocarsi, hanno ricreato anche un’iconica scena di Breaking Bad che sarà difficile non notare.

Entrambe le strizzatine d’occhio ruotano intorno a Fiore, l’angelo che nella prima stagione era stato incaricato (insieme al collega e amico ucciso dal Santo degli Assassini, l’angelo Deblanc) di recuperare Genesis, e che oggi sfrutta la sua immortalità (o almeno la sua capacità da angelo di tornare subito in vita una volta morto) per allestire spettacoli di magia nel casino Mumbai Sky Tower.

Ed è proprio qui che Jesse, Tulip e Cassidy sono diretti, convinti che Fiore possa aiutarli nella loro ricerca di Dio. Ma le cose non andranno esattamente come avevano previsto i tre amici.

Comunque, nonostante lo scoppiettante primo atto, in questo secondo episodio gli showrunner hanno optato per un approccio molto meno action rispetto alla premiere, virando verso l’interazione fra i personaggi. E non c’è nulla di male, anzi: se possibile, il tutto è ancora più esilarante.

Mi è piaciuta molto la sparatoria nell’hotel. Il modo lento ma inesorabile che il Santo degli Assassini ha di muoversi verso le sue vittime mi ha fatto pensare agli psicopatici di cui ogni tanto si sente parlare sui giornali USA, quando viene compiuta l’ennesima inutile ed insensata strage in qualche edificio pubblico. Il Santo degli Assassini rappresenta anche questo, del resto: il lato estremo e spietato dell’umanità.

C’è qualche caduta di stile, però. La risoluzione del cliffhanger di On the Road mi è sembrata a metà fra il campato in aria e lo sbrigativo (il proiettile sparato dal Santo degli Assassini al termine dello scorso episodio non colpisce Jesse solo perché un camionista intercetta la traiettoria col suo mezzo, morendo al posto del predicatore). Qualcuno potrebbe anche tentare di bollare la trovata di sceneggiatura come “atto di Dio”, ma sbaglierebbe: uno dei pilastri della serie è proprio l’apparente noncuranza che Dio riserva alla Terra e ai suoi abitanti, e per Dio sarebbe un controsenso aiutare il predicatore col superpotere divino che vuole trovarlo per metterlo di fronte alle sue responsabilità.

Tra i più grandi pregi, invece (che includono, ovviamente, l’assurda sequenza del party di droga organizzato da Cassidy), va menzionata la romance fra Jesse e Tulip: Dominic Cooper e Ruth Negga hanno dimostrato grande alchimia fin dall’inizio, e adesso che la loro storia d’amore sta iniziando (o meglio ricominciando: erano già stati insieme quando Jesse era un criminale) lo spettatore di conseguenza può godere delle performance dei due attori, che riescono a tirare fuori il meglio l’uno dall’altra.

Esilarante e tragico, infine, l’arco narrativo di Fiore, che si conclude nel migliore dei modi. Mancando alla parola data di smettere di usare Genesis (che viene fiutato dal Santo degli Assassini un po’ come l’uso dell’Unico Anello attira su Frodo lo sguardo di Sauron, giusto per citare Cassidy e le sue citazioni de Il Signore degli Anelli) Jesse obbliga l’angelo a trovare la pace, e l’angelo ubbidisce chiedendo al Santo degli Assassini di ucciderlo una volta per tutte.  Non prima però di avergli rivelato la prossima destinazione di Jesse, Tulip e Cassidy: New Orleans, la patria del jazz.

E sappiamo tutti che Dio adora il jazz.

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