Doctor Strange n. 17 | Recensione

Pubblicato il 30 Giugno 2017 alle 10:00

Arriva una nuova serie dedicata allo Stregone Supremo della Marvel: Doctor Strange and The Sorcerers Supreme! Chi sono gli alleati del Maestro delle Arti Mistiche? Scopritelo in questo albo firmato da Robbie Thompson e Javier Rodriguez!

Negli ultimi tempi la Marvel ha fatto discutere i fan, specialmente quelli storici. Le recenti iniziative editoriali della casa editrice, caratterizzate da un’irritante attitudine politically correct, hanno infatti suscitato la perplessità di molti.

L’abbassamento di livello di parecchie testate, immature e infantili, non ha inoltre aiutato, e di conseguenza, bisogna ammetterlo, non è facile oggi trovare qualcosa di davvero valido nell’attuale produzione della celeberrima etichetta statunitense.

Ci sono però le eccezioni e tra esse non si può non citare Doctor Strange, comic-book dedicato al Mago Supremo Stephen Strange. Secondo tanti lettori, la sua collana è la migliore in assoluto della Marvel, grazie all’inventiva del bravo Jason Aaron e all’estro grafico dell’ottimo Chris Bachalo.

Gli autori hanno rispettato le caratteristiche basilari del personaggio, inserendo elementi ironici, sovente assenti nelle storie del passato, e situazioni adulte e sofisticate che possono far pensare a certi prodotti Vertigo.

La popolarità di Strange è ormai tale che la Marvel ha deciso di varare un secondo comic-book, Doctor Strange and The Sorcerers Supreme. In questo caso, come è facile intuire dal titolo, Stephen agisce insieme ad altri stregoni dell’Universo Marvel. Questo diciassettesimo numero dell’albo italiano di Strange inaugura quindi la pubblicazione della seconda serie. Si apre, tuttavia, con un breve estratto dall’annual del 2016 di Doctor Strange.

Scritto da Robbie Thompson, è una specie di prologo della nuova collana, e ha a che fare con l’Antico, il mentore di Strange. Non si tratta però dell’anziano mago che tutti conoscono ma di una versione più giovane che ha a che fare con Merlino, altro potente stregone, destinato, a quanto si capisce, a giocare un ruolo fondamentale nelle trame.

La storia è esile ma, appunto, si tratta solo di un prologo che serve a impostare le premesse delle avventure dei Maghi Supremi. I disegni sono del bravissimo Jonathan Marks Barravecchia, dallo stile plastico e quasi pittorico.

Si procede poi con il n. 1 di Doctor Strange and The Sorcerers Supreme. E’ sempre Robbie Thompson a scriverlo e subito introduce Merlino che, per ragioni misteriose, chiede l’aiuto di Stephen, conducendolo in una dimensione tormentata da minacce di tipo esoterico. Ma Strange non è l’unico a essere stato convocato da lui. Ci sono anche Wiccan, il figlio di Scarlet, il giovane Antico, Sir Isaac Newton e due nuovi personaggi, Nina e Kushala.

Thompson punta su situazioni divertenti ma non del tutto riuscite. Ovviamente non basta un singolo episodio per farsi un’idea articolata ma, a giudicare dall’inizio, Doctor Strange and The Sorcerers Supreme è commerciale, senz’altro meno suggestiva della serie di Aaron e Bachalo.

Tuttavia, forse ci saranno sviluppi interessanti, basati sulle psicologie dei personaggi e sui rapporti interpersonali. Stephen e il giovane Antico (irriconoscibile rispetto alla versione classica) paiono infatti già destinati a non comprendersi più di tanto.

Ai disegni c’è Javier Rodriguez, penciler dallo stile contorto, quasi cartoon, efficace ma poco adatto a un fumetto riguardante l’occulto e la magia. A tratti, pare voler evocare Ditko, senza riuscirci appieno. Insomma, Doctor Strange and The Sorcerers Supreme mi suscita, almeno per adesso, perplessità e non vorrei che la qualità dell’albo si abbassasse a causa di questa serie.

In appendice c’è infine una breve storia realizzata negli anni ottanta, tratta dal n. 46 del secondo comic-book di Strange. E’ ambientata peraltro nel nostro paese, è firmata da Roger Stern, uno degli sceneggiatori di punta dell’era Shooter, e ha a che fare con un momento di relax di Stephen in compagnia dell’amata Clea.

I disegni di Michael Golden sono splendidi. Il suo stile ombroso, cupo, valorizzato dalle chine del maestro P.C. Russell, è una gioia per gli occhi. Golden è stato uno dei modelli di Todd McFarlane e, osservando le sue tavole, capirete il motivo. In definitiva, quest’albo è interessante perché rappresenta comunque l’inizio di una nuova era editoriale per Strange ma, sinceramente, temo per il futuro.

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