Recensione – The Handmaid’s Tale
Pubblicato il 24 Giugno 2017 alle 15:00
Sotto il Suo occhio.
Delle tante immagini evocative e scioccanti che avrete modo di ammirare in The Handmaid’s Tale, ce n’è una in particolare che continua ad ossessionarmi anche dopo essere giunto alla conclusione della prima stagione.
E’ un’inquadratura che compare per pochi secondi durante il primo episodio e mostra una mamma e sua figlia che stanno in piedi, di spalle rispetto alla cinepresa, davanti ad un grande acquario pieno di meduse; non fanno altro che tenersi per mano e osservare il fluttuare di quei magnifici e colorati esemplari, eppure nella sua breve durata quell’inquadratura a mio avviso racchiude perfettamente il senso di questa splendida serie: quando perdiamo tutto, le uniche cose che ci mancano sono le piccole cose.
Ovviamente non si parlerà solo di questo in The Handmaid’s Tale. No. Quella che Hulu ha realizzato partendo dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood non è una semplice storia madre-figlia, ma va molto più in là. Nei suoi tesi, drammatici, erotici e sconvolgenti primi dieci episodi, la serie riesce ad immergere lo spettatore all’interno di un mondo distopico e opprimente che è lo specchio oscuro del nostro, e una delle domande che tornerà a tormentarvi sarà: quanto manca perché il nostro mondo diventi il mondo di The Handmaid’s Tale?
Non troppo, secondo me. E questo è il vero orrore.
Fra qualche anno da adesso, gli Stati Uniti d’America sono crollati ed è sorta Gilead, una società maschilista e misogina nella quale le donne non hanno alcun peso. I tassi di fertilità sono ai minimi storici e per ripopolare le città si è trovata una soluzione tanto bizzarra quanto terrificante: le donne che possono avere figli sono state schiavizzate e trasformate in Ancelle, e il loro unico scopo nella vita è quello di concepire figli per il patriarca.
La serie segue Difred (una volta assegnate ad una famiglia, le Ancelle perdono il loro nome e diventano proprietà del padrone: la protagonista è, appunto, Di Fred), interpretata dall’ottima Elisabeth Moss, che oltre a tentare di resistere e di non farsi spezzare da questa terribile vita che è costretta a vivere, sta anche disperatamente cercando sua figlia. La bambina alla quale piaceva andare ad ammirare le meduse.
C’è un sacco di roba già vista in The Handmaid’s Tale. Da George Orwell a I Figli degli Uomini, passando per V per Vendetta e il recente Agassi, di Park Chan-wook. Ma ciò che eleva questa serie, oltre all’incredibile attualità (c’è una scena nel terzo episodio in cui viene mostrato come una protesta pacifica finisca col trasformarsi in un massacro, e basta accendere un qualsiasi telegiornale durante un qualsiasi giorno della settimana per assistere a simili ingiustizie) è l’approfondimento e la caratterizzazione del punto di vista femminile.
Se per noi maschiacci la serie può appartenere al filone del dramma distopico, per una donna (e per una madre soprattutto) The Handmaid’s Tale fa presto a trasformarsi in un horror-psicologico-distopico, nel quale il mondo è diventato letteralmente un inferno: una volta al mese il padrone di casa violenta la sua ancella durante la Cerimonia, un atto legale (anzi, perfino religioso) per ingravidarla; e se per caso l’ancella dovesse rimanere incinta, nove mesi dopo il figlio le verrà strappato senza tanti complimenti subito dopo lo svezzamento: il neonato sarà affidato alla famiglia del patriarca, e lei spedita in un’altra casa, a farsi ingravidare da un altro patriarca.
Riuscite ad immaginare un futuro più orribile, care lettrici? A confronto quello di Mad Max a confronto è Mirabilandia.
In questa intelligentissima, ambiziosa e ricchissima serie, splendidamente fotografata da Reed Morano (Frozen River) si parlerà di come la paranoia riesca ad influenzare il comportamento umano, di come la religione possa diventare l’arma dei governi per schiacciare le masse, di società anti-femministe e di rivoluzioni. Ma anche di amore, amore fra uomini e donne e amore fra madri e figlie. Il tutto raccontato attraverso le impressionanti interpretazioni di Elisabeth Moss (co-protagonista di The Square, neo vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2017), Joseph Fiennes, Ann Dowd e Yvonne Strahovski.
Hulu non sarà ancora ai livelli di Netflix o HBO (le sue altre produzioni più famose, come 22.11.63 o The Path, non hanno avuto molto successo di critica) ma di certo The Handmaid’s Tale è un passo in quella direzione. E non solo: è una delle serie televisive migliori di sempre, e per quel che ha da dire e per come lo dice, e fra tanti anni da adesso verrà ancora ricordata e acclamata.