Elvis Stagione Uno di M. Monteleone & M. Di Meo | Recensione
Pubblicato il 25 Giugno 2017 alle 10:00
Una ragazzina è a caccia di alieni nella New York di fine anni ’80…
Elvis è la protagonista della nostra storia: ha il nome di un maschio, una forza sovra umana e modi spesso rozzi. Il suo lavoro è cacciare gli extraterrestri che giungono clandestinamente sulla Terra e così guadagnarsi la sua via di fuga verso le stelle.
Quando nel 1969 l’uomo mette piede sulla Luna l’Assemblea Galattica, come da statuto, invia una missione diplomatica sulla Terra per richiederne l’annessione ma il risultato sarà tutt’altro che scontato…
Leggendo il breve riassunto della trama molti avranno etichettato Elvis come la “solita solfa” i soliti alieni, i soliti cacciatori ma Elvis è qualcosa di più: è divertente ed è sopra le righe.
Michele Monteleone piega una miriade di influenze tutte molto pop per realizzare una storia originale che fonde insieme un profondo intreccio “politico” e quella voglia mai sopita di “menar le mani” ma la bravura dell’autore è soprattutto quella di fondere personaggi macchiette con un ritmo della narrazione sempre crescente che sfocia in un ottimo cliffhanger finale che fa ben sperare per la seconda stagione.
Partendo dalla protagonista Elvis – mai troppo gentile e con la mazza da baseball a portata di mano – passando per la scalmanata squadra di senzatetto che la accompagna – i nomi sono tutto un programma Cazzo, Cicciona e Vecchio – l’autore tratteggia personaggi accattivanti con una facilità disarmante i quali crescono d’intensità come il plot che parte come una semplice storia d’azione ed inserisce l’elemento politico, unito alle origini della protagonista, in maniera certosina e meticolosamente studiata culminando nello sdoppiamento in due linee temporali – 1987 e 1971 – e mostrando l’abilità di sceneggiatore di Monteleone.
Il “partner in crime” di Monteleone è un superbo Mattia Di Meo: le sue matite sono ovviamente cartoonesche e deformed, ricordando a tratti Skottie Young, ma mantenendo un tratto spesso volutamente stilizzato esaltando così la tavola nella sua interezza piuttosto che la singola vignetta.
A differenza però dell’illustre collega americano citato, Di Meo non enfatizza i dettagli grotteschi dei suoi personaggi e delle situazioni piuttosto preferisce diluirli con una sensibilità tutta nipponica, per inquadrature e cineticità, con le scene d’azione che pagano dazio ai capisaldi del genere shonen.
Il disegnatore si occupa anche dei colori prediligendo una paletta molto fluorescente accentuando così le atmosfere da cartoon, aliene e soprattutto ottantiane.
Ottima la cura cartotecnica del volume brossurato, con la scelta di una carta che ben ripropone i colori digitali di Di Meo, così come ineccepibile quella editoriale.
Elvis è una lettura fresca e divertente, esagerata nel senso più positivo del termine, godibilissima che ricorda serie come Rat Queens – molto presto da noi in Italia – ma anche cartoon come Adventure Time: una serie per “bimbi grandi” che si divertiranno a leggere le battute al fulmicotone della protagonista, le scene d’azione sopra le righe, gli improbabili battibecchi fra i comprimari e si appassioneranno alla “space opera” al neon che Monteleone e Di Meo hanno messo su con maestria.