MangaForever intervista la chitarrista Simona Armenise [ESCLUSIVA]
Pubblicato il 24 Giugno 2017 alle 16:00
Durante il BGeek 2017 la talentuosa chitarrista Simona Armenise si è esibita in 2 concerti, proponendo sia cover tratte dalle colonne sonore dei film di Hayao Miyazaki che brani di propria composizione. Ecco qui di seguito il resoconto dell’intervista rilasciata ai nostri microfoni.
Simona, tu sei un’ottima chitarrista, con un diploma del Conservatorio di Bari, insegni musica e i tuoi gusti musicali, nonché i set che proponi dal vivo, sono molto eterogenei: vuoi parlarci brevemente dei set che hai proposto qui, sul palco del BGeek 2017?
Insieme all’associazione Momiji, che frequento in quanto appassionata di cultura giapponese, ho pensare di proporre brani a tema anime e manga, il che si è poi tradotto nell’esecuzione di alcuni pezzi tratti dalle colonne sonore dei film di Miyazaki, attraverso delle trascrizioni create ad hoc per chitarra dei brani più famosi di Hisaishi, come qualche brano tratto da La Città Incantata, Nausicaa della Valle del Vento, Il Castello Errante di Howl, Si Alza il Vento, Kiki Consegne a Domicilio.
I brani sono stati arrangiati interamente da te?
Per quanto riguarda i brani di Hisaishi no, ma ho cercato del materiale, cioè delle trascrizioni per chitarra, in cui sono trascritte però solo le parti principali, poiché Hisaishi compone musica per orchestre, ci sono molti timbri e parti contrappuntistiche, ma siccome “l’appetito vien mangiando” ho pensato di portare anche una mia trascrizione del pezzo Solitude di Sakamoto, il tutto eseguito con la chitarra acustica, però ho arricchito sia le colonne sonore che questa trascrizione di Sakamoto con l’effettistica e, soprattutto per quanto riguarda proprio Sakamoto, ho lavorato molto con i loop, che è anche ciò che faccio normalmente con il mio repertorio, in cui uso molto anche sovrapposizioni di tracce, riarrangiamenti, ecc.
Poi, ho chiuso eseguendo un brano tratto dal mio album su doppio CD Oru Kami, che mi sembrava sempre a tema con le atmosfere un po’ sognanti, intimiste e rarefatte del set, Il Brano si intitola Rarefied Grey Watercolors.
Invece, per quanto riguarda il concerto di oggi (domenica 11 giugno, N.D.R.), è in tema con il Giappone anche perché il mio album si intitola Oru Kami, che sono le due parole che formano la radice della parola “origami”. Questi pezzi sono in tema con il Giappone non tanto musicalmente, perché non si tratta di musica giapponese, quanto dal punto di vista concettuale: il piegare la carta, creando sempre forme nuove, per formare gli origami, richiama un po’ quello che io faccio con la mia musica. Il concerto è durato circa una quarantina di minuti, e ho anche presentato un brano del tutto nuovo.
Purtroppo però per me stamattina è stato molto faticoso esibirmi, poiché la forte luce del Sole quasi mi accecava!
Qui di seguito, un breve estratto del concerto di Simona Armenise di domenica 11 giugno:
Tu sei una musicista decisamente eclettica, e spazi dal rock, al jazz, al metal, ma come è nato in te il desiderio di sperimentare anche con la musica giapponese e, nello specifico, con le colonne sonore dei film più conosciuti e amati di Hayao Miyazaki? Sei sempre stata una appassionata di cultura giapponese?
Fin da ragazza sono appassionata di manga e ho iniziato a leggerli con Video Girl Ai, verso la metà degli anni ’90, e appartengo a quel ristretto gruppo di persone qui a Bari che in quegli anni leggeva manga; contemporaneamente, ho iniziato a suonare, per cui a un certo punto ho dovuto scegliere cosa acquistare fra le corde della mia chitarra, gli spartiti e qualsiasi cosa mi servisse per suonare e i fumetti, i CD, che iniziavano a diffondersi, le audiocassette, e così via. In seguito ho iniziato a lavorare, ma quando sei ragazzino non ci sono molti soldi, così ho dovuto fare una scelta.
Negli ultimi anni, invece, avendo un lavoro più stabile posso tornare a dedicarmi ai miei hobby, anche se la musica viene sempre al primo posto. Così, ho anche deciso di approfondire anche la mia conoscenza della cultura giapponese, anche iniziando a studiarne la lingua, che studio da circa un anno.
Dunque, da quanto tempo hai iniziato a esibirti in cover di questi brani?
Beh, in realtà il set è stato preparato ad hoc proprio per il BGeek! A me piace moltissimo Si Alza il Vento, a cui sono molto legata anche per motivi personali. La colonna sonora è magnifica, ed è molto difficile trovare in commercio il CD originale, io ne ho acquistata una copia coreana, perché non si trova nemmeno l’edizione giapponese!
Quando poi ho parlato con Cristina e Andrea di Momiji ho detto loro che sarebbe stato bello se nell’ambito del BGeek potessi esibirmi con dei brani a tema. Loro, poi, conoscevano già la mia musica. Dunque, questo è stato il mio primissimo concerto con questo set! Però ho intenzione di fare altri concerti con questo repertorio, magari arricchendolo con altri brani, e sono sicura di proporre qualcosa di originale, perché non lo fa nessun altro.
Per me è stata una prova impegnativa, perché ho affrontato un repertorio per me del tutto nuovo, ho dovuto riprender a suonare in una certa maniera, perché ultimamente stavo suonando solo la chitarra elettrica, quindi ho ripreso la tecnica del fingerstyle classica, ma ne è valsa la pena e sono advvero felicissima e orgogliosa del mio lavoro.
Questa esperienza è stata anche per me uno stimolo per aggiungere brani al repertorio; anche il fatto di suonare i brani di Sakamoto è stato soddisfacente, perché questa versione di Solitude mi è stato detto che è stata molto apprezzata dal pubblico.
Per me si tratta di un percorso nel mondo e nella cultura giapponese, e poiché io ne sono molto presa in questo momento, a 360°, dalla cultura, alla lingua, al disegno. Anche nel mio album Oru Kami sono presenti più riferimenti al Giappone: ad esempio, c’è un brano che ho suonato stamattina che si intitola Akira, che è un brano dedicato all’anime Akira, e che quindi vuole richiamare quelle atmosfere post-punk.
Qui in basso, un video che mostra una esecuzione dal vivo di Simona Armenise proprio del brano Akira, presente nel suo doppio album Oru Kami:
Nel mio album è anche presente un pezzo che si intitola Haiku, in cui esprimo e voglio comunicare leggerezza e freschezza.
So che tu insegni chitarra a dei ragazzi che frequentano le scuole medie: i tuoi allievi hanno visto le tue esibizioni live? E cosa pensano della musica che tu stessa componi?
Ho incontrato alcuni miei allievi, ma purtroppo non hanno assistito alle mie esibizioni, anche perché non sapevano che avrei partecipato. Anzi, sono rimasti molto sorpresi nel vedermi al BGeek! Questo perché sono una musicista e una insegnante un po’ anomala perché non parlo molto del mio lavoro. Mi piace consigliare degli ascolti musicali ai miei alunni, ma non chiedo mai loro di ascoltare la mia musica. Non mi piace l’idea del musicista narcisista, preferisco lasciarmi scoprire, e penso che così facendo nel lungo periodo si possa ottenere di più. Certo, se posso avere l’occasione di propormi per qualcosa che amo e che sono in grado di fare, come nel caso di queste esibizioni qui al BGeek, ben venga! Ma questo non credo si possa definire esibizionismo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Quanto a Oru Kami, non è uscito troppo tempo fa, per cui deve essere ancora ben promozionato e diffuso, però io ho già del materiale nuovo e sto già pensando ad altri titoli. Non siamo ancora in fase di pre-produzione, però già stamattina ho suonato un brano nuovo, come cerco di fare in ogni live, presentare, appunto, un pezzo nuovo.
Come reagisce il pubblico alla tua nuova produzione musicale?
Devo dire che il pubblico reagisce in maniera molto positiva! Gli ultimi live mi stanno dando moltissime soddisfazioni, il che non è sempre facile, quando si propone un set di musica strumentale. Ciò che ho notato, è che quando suono la gente sta sempre in silenzio, e il poter riuscire a catturare l’attenzione del pubblico è qualcosa di bellissimo.
Hai in programma dei concerti nell’immediato?
Sì, il 20 giugno mi esibirò nell’ambito di una rassegna musicale organizzata dall’Università di Bari, in cui si esibirà anche Vinicio Capossela. Inoltre, terrò anche una lezione all’Università su come realizzo e uso i loop e l’effettistica; il 6 luglio suonerò al Caffè Miramare, che si trova sotto le mura antiche di Bari. Dovrei anche suonare in un festival jazz, ma non posso aggiungere altro a riguardo. Inoltre, programmo di portare nuovamente dal vivo i set presentati qui.
Verso quale direzione si sta muovendo la tua musica?
I brani che sto componendo saranno sempre in prevalenza strumentali, ma credo che inserirò anche delle voci, probabilmente una maschile e una femminile., ma usate più come strumento, con dei vocalizzi, un po’ come fa Pat Metheny, che non inserisce propriamente delle voci che cantano un testo. Il testo a volte condiziona, perché magari si segue più quello della musica, mentre la voce usata come strumento permette di spaziare maggiormente, creando qualcosa di un po’ più astratto e sognante. Le idee non mancano!