Shanghai Devil 1: recensione

Pubblicato il 10 Ottobre 2011 alle 09:48

Un inizio col botto, come dicono a Francoforte, per questa nuova avventura di Manfredi, tanto agognata da tutti quelli che ammirano lo sceneggiatore di Senigallia, che si sono sentiti (tristemente) orfani della chiusura di Magico Vento e dello stesso Volto Nascosto.

Shanghai Devil #1 – Il Trafficante d’Oppio

Autori: Gianfranco Manfredi (soggetto e sceneggiatura), Massimo Rotundo (disegni)
Casa Editrice: Sergio Bonelli Editore
Provenienza: Italia
Prezzo:€ 2,70
Data di pubblicazione: 2011

“Dove si narra come dietro a un giustiziere mascherato ne spunti sempre un altro…”

“Non volevo venirci a Shanghai, ma quando arrivai al porto, la mattina del 22 marzo 1897, restai sbigottito… nessun porto italiano, ne Napoli, ne Genova, é cosí pieno di piroscafi e di vascelli che giungono da ogni parte del mondo…”.

Comincia così (curiosamente due giorni esatti dopo l’inizio de “Il Cimitero di Praga”, ultimo romanzo di Umberto Eco…) il nuovo fumetto ideato da Gianfranco Manfredi, a tre anni dalla conclusione della serie “Volto Nascosto” (di cui l’ultimo numero, il quattordicesimo, uscì per l’appunto nel novembre 2008), con il romano Ugo Pastore che torna ad essere protagonista di una nuova serie bonelliana, ambientata questa volta nella lontana Cina tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.

Il finale di Volto Nascosto lasciava tra l’altro presagire un probabile sequel, visto che si concludeva col padre di Ugo, Enea, agente commerciale della societá internazionale Caput Mundi, in procinto di partire per la Cina, insinuando l’idea di raggiungerlo in un territorio cosí lontano e misterioso nell’animo di un personaggio come Ugo Pastore, che avevamo conosciuto essere particolarmente curioso e predisposto alla vita avventurosa (soprattutto perché spaventato dall’idea di trascorrere un’esistenza nell’ozio o nel “far niente”, vista la sua ricca rendita).
Non a caso ad Ugo, dopo aver raggiunto il padre, basta poco tempo per ambientarsi nella nuova realtà, vestendo alla cinese, mangiando il cibo locale e addirittura sforzandosi di imparare la loro difficilissima scrittura a caratteri, grazie ai servigi del maestro Ziwen, grande appassionato di cultura e letteratura italiana, nonché ammiatore di Giuseppe Garibaldi.

Insomma, Ugo si conferma personaggio moderno in un contesto storico come quello che fa da cornice alle sue avventure, dove la predisposizione all’apertura verso il nuovo e il diverso era ben lungi dal venire e la scienza dell’etnologia era roba da sciamani.
Altro personaggio di cui facciamo la conoscenza in questo primo numero e che presumibilmente ci accompagnerá in questi diciotto mesi (tanti saranno stavolta i numeri di Shanghai Devil, quindi quattro in piú rispetto a Volto Nascosto) é Ha Ojie (che significa “eroe”), nom de plume di un attore cinese con cui Ugo ha stretto amicizia e che, probabilmente, alla fine di questo primo albo si dimostrerá essere ben piú di un semplice attore…
É proprio per andare a vedere il suo amico a teatro per la prima di uno spettacolo dove interpreta il personaggio del principe/guerriero mascherato (ma guarda un po’…) Lan Ling che Ugo si imbatte nel villain di questa prima uscita, l’inglese James Burke, imprenditore senza scrupoli che produce, vendendolo per il mercato cinese, quantità industriali di oppio, droga per eccellenza in quel periodo storico.
L’incontro tra Ugo e l’inglese non é certo amichevole, visto che Pastore decide di mettersi di traverso mentre Burke si sta facendo giustizia da solo massacrando sommariamente un cinese colpevole di aver rubato dal suo magazzino.
L’intervento di Ugo salverà il presunto ladro e gli fará rimediare una scudisciata sul viso da parte di Burke, che però sarà costretto alla fuga dopo aver conosciuto da vicino le notevoli abilitá di tiratore del romano, che noi avevamo giá apprezzato nella lettura di Volto Nascosto.

Un altro personaggio che sarà certamente importante in questa nuova serie é  Meifong, bellissima prostituta del quartiere delle lanterne rosse (ricordate il film di Zhang Yimou?) che gli fa conoscere Ha Ojie e di cui Ugo si innamorerà immediatamente, sotto peró gli occhi guardinghi di madame Niang, matrona del bordello dove lavora Meifong.

Gli eventi di questo primo numero si succedono veloci, tra le sordide azioni di Burke contro Ugo e i sotterranei intrallazzi di alcuni cinesi che lavorano per l’inglese (come il ladro salvato da Ugo) che sembrano interessati a ben altri “affari”.
Lo scatenarsi degli eventi porterà poi Ugo a scegliere di indossare la maschera d’argento di Volto Nascosto per intraprendere un’azione contro Burke, arrivato addirittura a picchiare Meifong per ottenere maggiori informazioni sull’italiano.
Da qui arriverà il nome Shanghai Devil, visto che cosí sará soprannominato dalla stampa inglese il misterioso personaggio mascherato…

Un inizio col botto, come dicono a Francoforte, per questa nuova avventura di Manfredi, tanto agognata da tutti quelli che ammirano lo sceneggiatore di Senigallia, che si sono sentiti (tristemente) orfani della chiusura di Magico Vento e dello stesso Volto Nascosto.
E come sempre, Manfredi non delude.

Le capacità narrative di questo magnifico autore hanno ormai raggiunto tali livelli di coesione a livello di struttura narrativa da lasciare assolutamente ammirati.
Il suo percorso autoriale continua deciso verso il fumetto storico/avventuroso, ma la sapiente maturità raggiunta da Manfredi, ancora una volta, ci permette di scoprire nuovi territori della narrazione, dove le dinamiche tra i personaggi, i dialoghi, le situazioni sembrano sempre seguire una logica che sfocierà in qualcosa di potenzialmente inaspettato e sorprendente.
Dove niente sembra essere trascurato o dovuto al caso, fosse anche una sola semplice sfuriata in romanaccio tra Ugo e Enea: tutto serve a rafforzare e dare corposità, aiutando un affresco che dai piccoli particolari porta in maniera trascendente alla spettacolarità del generale.
Nel fumetto che ci ostiniamo a definir “popolare” come quello Bonelli non è certo cosa da poco, anzi non è niente male per il fumetto tout court.

Accennavamo alla capacità di sorprendere il lettore con elementi anche apparentemente banali che portano però sempre verso territori avventurosi e assolutamente godibili: c’è da aggiungere che questa capacità dello sceneggiatore viene amplificata anche dalle scelte (in un certo qual modo estremo) di ambientazione delle sue storie.
Già decidere di scrivere un fumetto ambientato tra l’Etiopia, l’Eritrea e la Roma di fine Ottocento, durante il periodo del colonialismo italiano, poteva sembrare quantomeno azzardata ma culminò poi nel successo di critica e pubblico che fece di Volto Nascosto la pietra miliare del fumetto contemporaneo che è; figuriamoci utilizzare lo stesso personaggio (tra l’altro particolare ed originale di per se di cui sarebbe necessaria ben altra analisi che per ovvi motivi di spazio siamo costretti a trascurare), Ugo Pastore appunto, per catapultarlo in Cina, all’alba del Novecento, durante la rivolta dei boxers (momento poco conosciuto della storia cinese, se non fosse per un celebre film di Nicholas Ray con Charlton Eston, David Niven e Ava Gardner, “55 Giorni a Pechino”. Sappiamo poi dell’importanza che la rivolta avrà nella vicenda solo grazie ad interviste rilasciate da Manfredi stesso, visto che la ribellione cominciò nel 1899 e quindi deve ancora coinvolgere i personaggi della nostra storia, che comincia nel 1897), così chiamati dagli inglesi perché erano soliti combattere a mani nude per onorare le arti marziali.

La particolare attenzione ai particolari e al contesto storico che incornicia le vicende narrate viene poi risaltata dallo stesso Manfredi, che nel suo editoriale di presentazione a questo primo albo si sofferma nel ringraziare diversi lettori che lo hanno aiutato nel lavoro di ricerca con inediti materiali sul periodo che farà da sfondo alle avventure di Shanghai Devil.
Insomma, il grande e certosino lavoro di ricerca storica, ormai marchi di fabbrica dell’autore, unito alla grandissima capacità narrativa di Manfredi non lasciano molto spazio a giudizi negativi (praticamente impossibile trovare qualcosa che non vada nella sceneggiatura di un fumetto come questo), soprattutto se poi il tutto viene accompagnato dalla bellezza dei disegni del sempre bravissimo Massimo Rotundo e dalle sofisticate copertine di Corrado Mastantuono.
I prossimi albi saranno presumibilmente di uguale (alto) livello, considerato che saranno disegnati da Nespolino, Diso, Perovic, Della Monica.

Fumetto di grandissimo livello dunque, ed in edicola a meno di 3 euro (alla faccia dei nostri cuginetti d’oltralpe che amano vantarsi della qualità delle loro bande dessinée vendute in libreria a ben altri prezzi…).
Un’altra (l’ennesima) tacca da aggiungere alle tante riuscite intuizioni editoriali della Sergio Bonelli Editore.

E, a proposito di Sergio Bonelli, aprendo l’albo ci si trova di fronte ad un suo editoriale, presumibilmente l’ultimo di una lunga, lunghissima sfilza di piccoli interventi che ci hanno accompagnati in tutti questi anni di letture.
Leggerlo è stato tanto straniante quanto disarmante: in nemmeno quaranta righe ho trovato tutto quello che Sergio era solito raccontarci con raro ed elegantissimo dono di sintesi, e che mi mancherà terribilmente, tra citazioni di vecchi fumetti e personaggi come Padma o Minamoto, vecchi libri classici senza tempo, come in questo caso Il Milione o i libri di Fu Manchu, e i soliti ringraziamenti ai suoi autori/collaboratori.
Lui che era sempre così gentile e garbato nel ringraziare gli altri e che certamente meriterà il nostro di ringraziamento, imperituro, per tutto quello che ci ha regalato (e continuerà a fare la Sua casa editrice).

Grazie Sergio.

Voto: 9

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