L’Immortale, la recensione del film tratto dal manga

Pubblicato il 13 Giugno 2017 alle 15:00

Il centesimo lungometraggio del maestro Takashi Miike è l’adattamento dell’omonimo manga di Hiroaki Samura e racconta la storia di un samurai che per colpa di una maledizione diventerà immortale.  Per gli spettatori ci sarà da divertirsi … per i suoi nemici un po’ meno.

Dopo Logan il 2017 assisterà allo scintillio di un’altra arma immortale: no, non sto parlando del regista Takashi Miike (che, arrivato a cento film in appena ventisei anni di carriera, deve avere qualche superpotere pure lui) ma del protagonista del suo nuovo film, Manji, un samurai dell’era dello Shogunato che non può morire.

Dopo aver assistito alla brutale esecuzione della sorellina per mano di una spietata banda di fuorilegge, Manji riesce ad ucciderli in duello ma a causa delle ferite riportate muore poco dopo. Una strega, però, lo riporta in vita grazie ad un incantesimo e da quel momento Manji scopre di essere immortale.

Il prologo in bianco e nero sfuma in un presente a colori (il rosso sarà quello predominante, of course) e cinquant’anni dopo i giochi di potere fra le varie casate della regione renderanno orfana la giovane ma combattiva Rin, figlia di un maestro samurai.

A questo punto i destini dei due personaggi si incroceranno: lei troverà un fratello maggiore, lui ritroverà una sorellina, e insieme dovranno affrontare l’esercito di spietati guerrieri che hanno ucciso i genitori della bambina, comandati dal maestro Anotsu.

Nonostante sia tratto da un fumetto giapponese il film ha poco in comune coi film di supereroi occidentali, e pure il paragone con Logan si ferma al fattore di guarigione e la compagnia di una giovane co-protagonista. L’atmosfera è sempre leggerissima, i dialoghi comici non sono mai troppo forzati e si limitano a sfiorare il ridicolo senza mai caderci in trappola, le situazioni grottesche sono pura esaltazione del camp/kitsch che Miike ha già dimostrato di saper adattare al genere jidai-geki.

Sarà anche ripetitivo, sarà anche molto meno epico di 13 Assassins, ma se quest’anno dovete vedere un film di samurai che si sbudellano con tantissime armi in duelli perfettamente coreografati, è senza dubbio questo.

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