Nathan Never 312 Il Canto di Gaia di A. Ostini & M. Alberti – Sergio Bonelli Editore | Recensione
Pubblicato il 17 Giugno 2017 alle 10:00
Numero tutto a colori per celebrare i 25 anni del personaggio.
Nathan Never festeggia 25 anni ed il team editoriale si sta prodigando per celebrarlo più che degnamente non solo con storie valide ma anche richiamando alcuni di quegli autori che decretarono il successo del personaggio. E’ questo il caso di Mario Alberti che realizzò uno degli albi più introspettivi dell’Agente Alfa, il #33 – Il Canto della Balena, e che torna dopo aver lavorato in maniera superlativa per la Francia con questo #312 – Il Canto di Gaia.
La scomparsa di un tecnico di laboratorio che si perde tra i ghiacci del Nord, sembra solo un banale incidente. Ma Nathan Never si trova sotto copertura proprio in quel centro di ricerca, per indagare sulle molte zone d’ombra che il direttore e la sua assistente nascondono. I due, infatti, stanno cercando di recuperare una vecchia scoperta andata perduta, una scoperta che, se mal indirizzata, è in grado di produrre conseguenze apocalittiche!
Devo essere sincero ma è da qualche anno che non leggo Nathan Never con regolarità caso ancora più strano tenendo presente che rimane il mio personaggio SBE preferito. Questo allontanamento è avvenuto in maniera progressiva ma comunque dipeso dal fatto che negli ultimi anni le storie si erano un po’ assuefatte agli stereotipi del genere fantascientifico e qualche scelta editoriale azzardata aveva ingarbugliato la continuity – l’unico personaggio SBE per cui davvero si può adottare questo termine – facendo perdere le coordinate al personaggio.
Detto questo era impossibile non leggere questo #312 con il ritorno di Mario Alberti, coadiuvato da Alberto Ostini, che confeziona una storia che ci fa ritornare indietro nel tempo, alla freschezza degli esordi di NN, con una storia semplice e lineare dove la più tipica indagine dell’Agente è solo il pretesto per riflettere sulla natura dell’uomo e sulla legittimità dei suoi sforzi in ambito scientifico e delle applicazioni delle sue scoperte.
Un albo semplice dicevamo ma incredibilmente profondo e dal ritmo stranamente dilatato per gli standard narrativi odierni dove riemerge prepotente la malinconia di Nathan e la fantascienza ritorna alla sua radice meno “esplosiva” e più riflessiva a-là Kubrick se vogliamo azzardare un paragone cinematografico.
Se il plot svolge in maniera più che adeguata il suo compito la parte di maggior interesse di quest’albo è quella grafica con un Alberti che con tratto stilizzato ma certosino regala una prova maiuscola. I disegni sono sofisticati e la costruzione della tavola perfetta nel ritmare una narrazione dove l’alternanza fra dialoghi e silenzi è perno di uno stile raffinato impreziosito poi da un lavoro al colore mai invadente grazie alla paletta realistica di Romina Denti.
Alberti poi si supera nelle due grosse scene d’azione presenti nell’albo: l’inseguimento sulla neve in cui amplifica attraverso inquadrature sicure e ravvicinate la tensione del momento e quella finale nello spazio che, priva di dialoghi, brilla per uno storytelling da manuale grazie alla decostruzione della tavola che ruota insieme ai protagonisti per farci rivivere l’assenza di gravità.
Albo leggibile e godibile a sé stante questo numero 312 di Nathan Never rappresenta un ventata di freschezza per i lettori più fedeli ed un’ottima occasione per chi invece vorrebbe riavvicinarsi al personaggio inoltre grazie ad una sensibilità quasi autoriale non mi sorprenderebbe di vedere questo albo rieditato in formato deluxe magari in formato “francese” proprio per esaltare il lavoro di Alberti.