Recensione Fargo 3×07 – “The Law of Inevitability”

Pubblicato il 5 Giugno 2017 alle 20:00

I nodi vengono al pettine… dalla parte della giustizia, con un collegamento alle stagioni precedenti di Fargo La Serie.

Fin dal titolo, “La legge dell’inevitabilità”, il settimo episodio della terza stagione di Fargo La Serie esprime ciò a cui bene o male tutti i personaggi dell’universo dei Coen e di Noah Hawley sono costretti a sottostare, il Fato, e il conseguente epilogo a cui esso porta.

In quest’episodio si inizia però a vedere la luce in fondo al tunnel, la breccia di happy end per una parte dei protagonisti, anch’essa una tradizione del cinema dei Coen e della tv di Hawley.

Dopo innumerevoli tentativi di farsi ascoltare dai propri superiori uomini, le poliziotte donne Gloria Burgle (Carrie Coon) e Winnie Lopez (Olivia Sandoval) riescono a convincerli che forse vi è una qualche connessione nella sequela di omicidi che sta coinvolgendo le loro contee, a cui potrebbero susseguirsi delle altre.

Dopo l’uccisione “accidentale” di Ray da parte di Emmit (Ewan McGregor), Nikki (Mary Elizabeth Winstead) viene arrestata con l’accusa di aver ucciso il compagno perché la picchiava, ma le due poliziotte sono le uniche ad aver capito la vera storia dietro i lividi e la morte del “gemello sfigato”.

Mai come in questa stagione le sequenze iniziali di puntata, mentre appare la solita didascalia fittizia che rassicura sulla veridicità degli eventi raccontati, sono ogni volta diverse, originali, meta-narrative, e questa volta presentano il Natale in Fargo, con Varga (David Thewlis) che scarta i regali ammassati sotto l’albero con un coltello, aspettando poi sulle scale Emmit per comunicargli cosa deve fare.

Al ristorante, Sy (Michael Stuhlbarg) organizza un nuovo incontro-cena con il personaggio di Mary McDonnell, la vedova che vorrebbe comprare l’azienda: secondo Sy oramai è l’unica loro speranza per liberarsi di Varga e scagnozzi, lasciando la “patata bollente” in mano a qualcun altro, anche se gli costerà la vita, o peggio.

Ed è proprio al ristorante che avviene l’emblematica difesa di Emmit, fulcro del personaggio e dell’inettitudine umana raccontata nella serie tv: quando arriva Winnie per comunicargli la morte del fratello, l’uomo allontanatosi dal tavolo e raggiunta la detective, la prima cosa che le dice prima ancora di aver saputo qualsiasi cosa è “Io ero qui fin dalle 18.00”, quasi che gli servissi un alibi o altro.

E andando avanti peggiora, dichiarando che “Dev’essere stata quella sua fidanzata, quell’ex detenuta” prima ancora che gli venga detto che il fratello non è morto per cause naturali. Poi cerca di correggersi, certo, ma la detective ha già capito che c’è qualcosa che non quadra.

Sul finale dell’episodio, una breccia di speranza per il personaggio di Nikki, che ha trovato un’amica in Gloria e viene trasportata in prigione, viene subito interrotta da un incidente causato da una vecchia conoscenza del telefilm. Si tratta di Wes Wrench (Russell Harvard) che, assieme a Grady Numbers (Adam Goldberg), è stato un antagonista nel ciclo inaugurale di Fargo La Serie.

Molto amati dalla critica, i due, conosciuti semplicemente come Mr Wrench e Mr Numbers (due nomi, una garanzia) erano già apparsi brevemente come due bambini senza nome nell’episodio della stagione 2 “Palindrome”, a testimonianza che erano amici fin da piccoli. Ora Wrench riappare in questo episodio, ambientato quattro anni dopo gli eventi della prima stagione, nel bus seduto accanto a Nikki prima dell’incidente: il destino dei due è incerto, e il collegamento fra le stagioni che a Hawley piace tanto è subito fatto.

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