Asterios Polyp: Recensione
Pubblicato il 5 Ottobre 2011 alle 15:11
Finalmente in Italia il fumetto che ha richiesto dieci anni di lavoro al suo autore, che ha vinto il Book Prizes del Los Angeles Times, tre Eisner Awards, tre Harvey Awards, nonché il Premio della giuria al festival di Angouleme 2011.
Asterios Polyp
Autore: David Mazzucchelli
Casa Editrice: Coconino Press – Fandango Libri
Provenienza: USA
Prezzo: € 29,00; 20 x 26,5; C.; 344 pp. col.
Anno di pubblicazione in Italia: 2011
Ve lo ricordate David Mazzucchelli?
Bene, dimenticatelo.
Non è più quello che ha segnato la storia del fumetto disegnando opere immortali come Born Again per Daredevil, e Batman: Year One, entrambe negli anni’80, una dopo l’altra.
Non è più il disegnatore fortunato che incappò in un genio come Frank Miller, dando vita alle sue storie rivoluzionarie, ottenendo così l’effetto collaterale di far passare in secondo piano il proprio lavoro. Non è più il mestierante al servizio di Marvel e DC, e forse non lo è mai davvero stato. Mazzucchelli aveva altri e più prestigiosi piani per sé, e dopo quelle indimenticabili avventure, abbandonò per sempre il mondo degli eroi in costume.
Lanciò il magazine Rubber Blanket (3 numeri fra il 1991 e il 1993), adattò il romanzo di Paul Auster Città di Vetro, e cominciò ad approfondire il suo rapporto con l’arte, in senso lato, infittendo la sua attività di illustratore per testate come il New Yorker e il The Village Voice. È stato un po’ nell’ombra in effetti, ha intrapreso un percorso personale che l’ha portato a sperimentare ciò che gli interessava maggiormente. E qui arriviamo all’esito di questa ricerca: Asterios Polyp, e questa volta per parlarne sarà meglio partire dai disegni.
Anzi, dal design, curato in prima persona dallo stesso Mazzucchelli. Il volume è un oggetto strano, dalla doppia faccia, ma del resto non c’era modo migliore di introdurci alla principale caratteristica del nostro protagonista. L’architetto Asterios Polyp a cinquant’anni perde tutto in un incendio, ma prima di uscire riesce a portare con sé tre oggetti del suo passato: un coltellino svizzero, l’accendino di suo padre, il suo amato orologio. Il resto brucia e non rimane niente.
Asterios coglie allora l’occasione di perdersi, di smarrirsi in un luogo a caso d’America, e finisce in nella cittadina di Apogee (l’Apogeo, il punto dell’orbita di un satellite alla maggiore distanza dalla Terra). Qui la storia si spacca in due, tre parti, e la narrazione in molteplici e isolati capitoletti. Alcuni raccontano il passato di Asterios, la sua fama di architetto, la sua geometrica concezione della vita, il suo rapporto con la dolce Hana, la scultrice che diventerà sua moglie. Altri raccontano il presente dopo il punto zero rappresentato dall’incendio. Più in basso di com’era finito, Asterios, solo, abbandonato, condizionato dall’addio di Hana, non avrebbe proprio potuto finire. In quel di Apogee assistiamo così alla sua rinascita, alla scoperta dell’umiltà, di un diverso modo di intendere i rapporti umani, alla nuova amicizia con la bizzarra famiglia che lo ospita, alla presa di coscienza di un mondo che fino a quel momento non aveva mai visto.
Ci sono poi, infine, capitoli liberi, privi del peso della trama, dove l’autore gioca ancora di più con il medium fumetto e con la personalità del suo personaggio. È come una terza dimensione, fra passato e presente, dove ci si prende una pausa per riflettere sul senso di ciò che ci circonda. Tutto questo difficoltoso cammino servirà ad Asterios a crearsi un nuovo futuro, per l’uomo nuovo che diventerà.
La trama è ancora ricca di elementi e personaggi, ma francamente non serve sapere di più. Mazzucchelli ha costruito una struttura degna del grande romanzo americano, ma ciò che davvero stupisce è l’estrema piacevolezza di lettura, un risultato sorprendente se si considera che l’autore non è mai stato uno sceneggiatore. In effetti non c’è una drammaturgia sontuosa dietro Asterios Polyp, ma lo stile della narrazione è di altissima scuola, divertente, vario, ricco di invenzioni, in alcuni casi persino rivoluzionario. È palpabile in ogni preziosa tavola la cura decennale posta ad ogni singolo particolare. Mazzucchelli non si limita alla scansione delle vignette per narrare, usa tantissimo la struttura della pagina, l’equilibrio fra pieni e vuoti, il colore, più di tutto, in un modo mai visto. Non solo ha reinventato il suo stile, irriconoscibile dai tempi dei supereroi, ma lo ha anche riadattato per cucire una personalità visiva su ciascun personaggio, fino a quell’esito strabiliante in cui arriva a dimostrare le differenze caratteriali fra Asterios e Hana illustrando ognuno in maniera diversa.
Non è un fumetto che divorerete, probabilmente, non è uno di quelli dai quali non si riesce più a staccarsi. Anzi, separarsene per rifletterci sopra non potrà fare che bene. Senza fare un discorso estremista, Asterios Polyp agisce più ad un livello intellettuale che emozionale. Più che per appassionare, le sue pagine sono fatte per affascinare. Alcune sono da contemplare, altre sono le cose migliori che si siano viste in circolazione da tempo. Sulla linea retta della storia d’amore, Mazzucchelli inserisce altri discorsi, che vanno dalla dualità, all’arte, alla psicologia, alla natura umana e alla dimensione ultraterrena, infilandoci anche la passione per l’architettura, nata alla Rhode Island School of Design, (forse non) unica parentesi biografica del racconto.
Ci sarebbero davvero moltissimo altro da dire, la recensione di un’opera del genere può soltanto sollevare il coperchio, invitando i più aperti a quella che è una lettura oltremodo stimolante. Ci vorrebbe uno studio, un libro intero per cogliere ogni riferimento colto, per un’analisi attenta della storia e del suo imprevedibile finale, per annoverare ogni invenzione tecnica riguardante l’arte visiva applicata al fumetto. Ma il consiglio è comunque quello di affrontare questo voluminoso UFO piovuto dall’America, stando attenti ad ogni dialogo, ogni scena, al modo in cui sono realizzati i balloon di ogni personaggio, perché tutto è lì per comunicare.
Ecco, ci starebbe giusto magari un ripasso del mito di Orfeo, ma in ogni caso, tutto ciò che servirà sapere e avere con sé, ci ha già pensato l’autore a fornirlo.
Non c’è dubbio che un giorno Asterios Polyp sarà giustamente studiato, insieme con altre fondamentali opere del panorama culturale. Ed è forse questo il merito più grande che mi sento di attribuire a Mazzucchelli, perché il suo lavoro potrà piacere meno, ma è di un valore e un’ambizione tali, da poter soltanto dare prestigio alla forma d’arte capace di accoglierlo.