Recensione – Wonder Woman: Terra Uno, di Grant Morrison
Pubblicato il 31 Maggio 2017 alle 10:00
Grant Morrison e Yanick Paquette rivisitano le origini di Diana Prince in questo primo volume della linea Terra Uno edito in Italia grazie ai ragazzi di RW Lion.
Non è un fumetto per tutti Wonder Woman: Terra Uno, partorito dalla mente del genio britannico Grant Morrison e dalle matite del canadese Yanick Paquette: la storia rivisita le origini di Diana Prince in modo diretto, complesso e molto provocatorio (già dalla prima pagina, che se ne infischia del politically correct e sbatte in splash page una sequenza di bondage e teorie anti-femministe).
Questa storia Morrison ce l’aveva in mente da anni, molto prima dei New 52 e addirittura prima della nascita della divisione Terra Uno (un universo alternativo nel quale i personaggi più celebri della DC vengono rivisitati da autori di spicco): l’idea di base è quella di riprendere gli elementi e le caratteristiche delle prime storie di Wonder Woman (nelle quali la nostra eroina, spesso e volentieri, cadeva in trappole dal fortissimo retrogusto sadomaso) e riproporli all’interno di un contesto moderno (con tutti i rischi che ciò comporta).
Isola Paradiso diventa quindi un’utopia basata sui concetti di dominazione e sottomissione, e uno dei temi cardini della serie è che il sottomettersi della donna non è un atto di codardia, bensì di coraggio.
Morrison in pratica attua un completo rovesciamento delle moderne idee femministe, ed è paradossale che sia proprio Wonder Woman (simbolo del femminismo) a fare da sponsor alle teorie dello scrittore. Lo scrittore di Glasgow dimostra ancora una volta di essere fra i migliori di sempre ricordando un particolare fondamentale che spesso chi si trova a dover gestire Wonder Woman pare dimenticarsi (o ignorare): e cioè che una buona storia di Wonder Woman deve parlare d’amore, e non di guerra.
Questa lo fa, sicuramente in modo non convenzionale (com’è tutto poco convenzionale con Morrison, di solito), ma lo fa dalla prima all’ultima pagina.
La struttura non lineare della narrazione permette alla storia di scorrere rapidissimamente, senza un attimo di sosta; nel bene e nel male, perché se è vero che in questo modo l’attenzione del lettore viene costantemente sollecitata, è altrettanto vero che si va un po’ a perdere il senso di suspance, ed è quasi totalmente assente il fatidico climax da fine-terzo-atto.
La relazione con Steve Trevor viene lasciata un po’ da parte e poco sviluppata (probabilmente si rimedierà in questo senso nel secondo volume) e il misticismo legato all’aspetto mitologico di Wonder Woman e delle Amazzoni in generale è molto stemperato da una visione quasi super-tecnologica di Isola Paradiso.
I toni dei dialoghi rimangono spesso e volentieri leggeri, quasi di commedia, e questo favorisce la scorrevolezza della storia di cui parlavamo nel paragrafo scorso.
L’arte di Paquette è semplicemente splendida: le curve del corpo femminile (e ce ne sono tante in Isola Paradiso) vengono messe in risalto dalle matite del canadese, ai livelli di artisti come Frank Cho o Terry Dodson, celebri per la loro passione verso il gentil sesso.
In definitiva, Wonder Woman: Terra Uno è il racconto coming-of-age provocatorio e intelligente di come Diana Prince divenne Wonder Woman, simbolo capace di ispirare tanto le sorelle amazzoni quanto il mondo degli uomini.
Mettendola faccia a faccia con la sofferenza, le paure e la sottomissione che il nostro mondo riserva alle donne, Morrison e Paquette insegnano a Diana come diventare sia woman che wonder.
Sicuramente un’ottima lettura per ingannare l’attesa dell’uscita del film di Patty Jenkins.