Recensione – Twin Peaks: “The Return”, parte uno e due

Pubblicato il 24 Maggio 2017 alle 15:00

“Salve, agente Cooper. Ti rivedrò ancora fra venticinque anni. Ma intanto …”

Ma intanto David Lynch è diventato un mito della storia del cinema, e in questi venticinque anni (sono trascorsi sia nell’universo di Twin Peaks che nel nostro, e questa è la prima cosa che trovo geniale), oltre a tantissimi cortometraggi, uno spettacolo teatrale e un documentario sui Duran Duran, il regista statunitense ha realizzato appena quattro film.

Sebbene questi quattro film (in ordine cronologico: Strade Perdute, Una Storia Vera, Mulholland Drive Inland Empire) siano uno migliore dell’altro, era difficile credere, alla vigilia del revival di Twin Peaks, che il regista classe ’46 avrebbe potuto effettivamente dirigere e scrivere quello che è essenzialmente un lunghissimo film di diciotto ore.

Dopo aver visto i primi due episodi, ho dovuto ricredermi. Anzi, a dire la verità, mi sono ricreduto entro la prima mezz’ora.

Saltiamo di qua e di là fra location, tempi e dimensioni; torniamo nella Loggia Nera, vediamo volti vecchi e nuovi, ascoltiamo quella vecchia, affascinante melodia.

Tutto è familiare, tutto è come l’avevamo lasciato alla fine della seconda stagione. E quella sensazione di permanente e freddissima inquietudine è sempre lì, ad accompagnare ogni inquadratura, ogni singolo frame. In breve, queste sono le trame e sotto-trame che ci vengono presentate nelle prime due ore dello show.

L’agente Cooper è intrappolato nella Loggia Nera, facile preda di visioni e incubi inquietanti. A Twin Peaks il vice-sceriffo Hawk riceve una telefonata della Donna-Ceppo, il cui ceppo deve comunicare un importante messaggio all’agente di polizia. Un sosia dell’agente Cooper, un vero badass che veste pelle nera e fa il cavolo che vuole (probabilmente dotato di poteri sovrannaturali) uccide molte persone.

A New York, uno studente universitario si paga la retta annuale con uno strano impiego che consiste nel sorvegliare una scatola di vetro all’interno della quale, secondo alcuni, qualche volta possono comparire “cose”. In una cittadina del Sud Dakota c’è stato un brutale omicidio, del quale però il principale sospettato non ricorda nulla.

I primi due episodi del nuovo Twin Peaks sono Twin Peaks all’ennesima potenza. Dimenticate le cose peggiori della vecchia serie (la maggior parte della seconda stagione, ad esempio) e prendete tutto ciò che c’era di ottimo e di perfetto e mescolatelo alle ancor più inquietanti sequenze surrealiste dei lungometraggi più famosi del regista.

La patina di comicità da soap-opera (di cui l’originale Twin Peaks era un’aspra parodia) viene strappata di minuto in minuto da situazioni disturbanti, spaventose e allucinatorie. Fra le mani di Lynch trucchi ed “effetti speciali” vecchi quanto il cinema stesso (fotogrammi che si riavvolgono, personaggi fatti sparire attraverso il montaggio) diventano opere d’arte da ammirare e riammirare.

Tra citazioni a 2001: Odissea nello Spazio, Blade Runner e Io ti Salverò di Hitchcock siamo bombardati di riferimenti alla violenza insita nella natura umana, al lato più selvaggio, più oscuro e il flusso di coscienza prosegue senza interruzioni, senza una coerenza chiaramente discernibile: è difficile capire cosa stia accadendo nel presente e cosa nel passato (uno dei personaggi che l’agente Cooper vedrà nella Loggia Nera ripeterà spesso: “E’ il futuro o è il passato?”) e gli avvenimenti che ci vengono mostrati sembrano susseguirsi in base all’assenza di logica tipica dei sogni.

Non si era ancora vista una cosa simile nell’Era d’Oro della televisione. Non si tratta di un racconto ad episodi. Si tratta di qualcosa che va oltre.

Resta da vedere, però, quale sarà l’impatto della serie sul pubblico di oggi. Venticinque anni fa la rivoluzione che Twin Peaks apportò a questo media fu radicale (il seme per l’Era d’Oro di oggi probabilmente venne piantato allora), ma oggi il pubblico è abituato a livelli qualitativi altissimi: negli ultimi anni serie come Westworld, The Leftovers, Fargo, anche il recente Legion, hanno sdoganato il surrealismo su piccolo schermo, confezionando prodotti praticamente perfetti.

Se il nuovo Twin Peaks finirà con l’accontentare soltanto i fan di vecchia data, allora la missione di Lynch dovrà per forza di cose essere dichiarata fallita. Vedremo come risponderanno i nuovi spettatori.

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