Sandman Mystery Theatre n. 10, la recensione del volume finale

Pubblicato il 21 Maggio 2017 alle 10:00

Si concludono le vicende di Wesley Dodds, il Sandman della Golden Age! Che cosa succederà quando il vigilante con la maschera antigas prenderà una decisione che potrebbe cambiargli la vita? Scopritelo nell’ultimo capitolo della dirompente serie Vertigo firmata da Matt Wagner!

Lion ha il merito di aver riproposto integralmente due acclamate serie Vertigo, a volte ingiustamente sottovalutate. La prima è Shade The Changing Man del visionario Peter Milligan. La seconda è Sandman Mystery Theatre, firmata da un nome storico del fumetto indie: Matt Wagner. Entrambe le collane, come, del resto, altre produzioni Vertigo, furono fortemente volute dalla grande Karen Berger.

Quest’ultima propose a Neil Gaiman un comic-book su Sandman, vigilante della Golden Age e membro  della Justice Society. L’autore inglese, tuttavia, preferì occuparsi di un personaggio di sua invenzione dallo stesso nome. Il resto, come si suol dire, è storia. Sulla scia del successo di Morfeo, comunque, la Berger riprese la sua idea originale e, quando fu varata la divisione Vertigo, si fece promotrice di Sandman Mystery Theatre.

Matt Wagner, coadiuvato da Steven T. Seagle, rispettò l’impostazione canonica del personaggio. Wesley agisce nella New York degli anni trenta, in un contesto contrassegnato da discriminazioni razziali e sociali, e con lo spettro della guerra incombente. Data l’ambientazione, si concentrò su atmosfere noir e hard-boiled. Lion pubblica ora il volume che porta a conclusione la lunga e drammatica saga del Sandman classico.

In questo tp che include i nn. 61-70 della testata, molte cose cambieranno per Wesley e la sua amata Diane Belmont. Le esperienze del passato li hanno segnati e l’aborto che la donna ha subito getta un’ombra sul loro rapporto. In principio, Wagner delinea una story-line in quattro parti, composta da avventure autoconclusive, che gli danno l’occasione di approfondire le psicologie dei vari componenti del cast.

Wesley è ossessionato dalla lotta contro il crimine e ormai la sua attività di vigilante ha le caratteristiche di una preoccupante patologia; Diane vuole sempre scrivere e forse il suo sogno di diventare scrittrice potrà avverarsi; Humphries, il fidato domestico di Wesley, deve aiutare la figlia, messasi nei guai nel torbido mondo della pornografia; e il burbero tenente Burke probabilmente darà una svolta alla sua esistenza.

Queste vicende individuali si svolgono in una New York sporca, ostile, tormentata dal degrado e dalle devianze, e queste ultime diventano evidenti nel secondo story-arc in cui si affronta il tema doloroso dell’infanzia abbandonata. E’ qui che Wagner denuncia la piaga delle disparità sociali, con il pretesto di un noir incentrato su una serie di omicidi che paiono collegati a uno squallido e terribile orfanotrofio.

Wagner scrive testi profondi e introspettivi, analizzando al contempo la psiche di un uomo confuso, prigioniero delle sue ossessioni, che rischia di perdere la ragione. Cosa potrebbe salvare Wesley? Magari l’amore di Diane? Alla fine avremo la risposta. Wesley, infatti, prenderà una decisione cruciale nell’ultimo numero di Sandman Mystery Theatre che è un affettuoso omaggio agli eroi pulp e ai supereroi DC della Golden Age, dal momento che appaiono Hourman e il Vendicatore Cremisi (c’è pure un accenno a Blackhawk). Con un’attitudine post-moderna, Wagner però si ricollega anche al presente, includendo, in maniera più o meno indiretta, il Dio dei Sogni Morfeo.

I disegni, come nel caso delle uscite precedenti, sono di Guy Davis, il cui tratto sporco, graffiante, oscuro, impreziosito da un suggestivo tratteggio, è adatto a una serie dal taglio retrò e noir come questa e ha la valenza di una pellicola d’epoca interpretata da James Cagney o Humphrey Bogart. Insomma, Sandman Mystery Theatre si ferma qui.

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