March, la vera storia di John Lewis | Recensione

Pubblicato il 15 Maggio 2017 alle 10:00

Mondadori propone il primo volume di un’opera acclamata dalla critica e dal pubblico statunitense: March! Non perdete la storia vera di John Lewis, uno dei più importanti attivisti per i diritti civili degli afroamericani, da lui narrata con l’ausilio dell’estro grafico di Nate Powell!

La recente linea editoriale Oscar Ink della Mondadori si fregia della pubblicazione di un’opera che ha fatto molto discutere negli Stati Uniti, vincendo premi prestigiosi. Si tratta di March. Concepita in tre volumi, è la storia di John Lewis, una delle più importanti icone dell’attivismo politico e, in particolare, simbolo della lotta per i diritti civili degli afroamericani.

Da tempo protagonista della politica, ha spesso ricoperto ruoli di primo piano in qualità di deputato alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.

Questo è solo uno dei suoi tanti incarichi e la rilevanza di Lewis nell’ambito della lotta contro le discriminazioni è indiscutibile. Il protagonista di March è quindi lo stesso Lewis che, coadiuvato dal suo assistente Andrew Aydin, ha scritto la sceneggiatura, affidando il compito di disegnarla a Nate Powell, già noto nel contesto del fumetto indie. Lewis ha scelto il medium dei comics per raccontare la sua vita e per veicolare il suo messaggio di non violenza.

Lewis si è posto però un ulteriore obiettivo, quello di far capire alle giovani generazioni quanto siano difficili le conquiste nel campo dei diritti umani.

Tanti, infatti, pensano che la fine della segregazione sia un fatto quasi scontato, una necessaria quanto inevitabile evoluzione della società. Non è così, afferma Lewis. L’uguaglianza e la parità sono stati dolorosamente conquistati da un gruppo di coraggiosi attivisti che, incuranti del pericolo, ebbero la forza di esprimere le loro rivendicazioni.

Lewis, dunque, racconta a due ragazzini le fasi salienti del suo percorso esistenziale, incominciando dall’infanzia trascorsa nell’atmosfera desolante e opprimente dell’Alabama con le sue vergognose leggi razziali. Un mondo in cui i neri non possono entrare nei ristoranti o prendere gli autobus riservati ai bianchi, che frequentano scuole (quelli che possono permetterselo) per ragazzi di colore e che vivono in generale nella miseria e nelle privazioni.

Sin da bambino, Lewis intuisce che c’è qualcosa di sbagliato ma solo da adolescente si renderà davvero conto della situazione. Capirà che l’istruzione è fondamentale per un nero e che gli afroamericani meritano gli stessi diritti degli altri.

Ma solo quando scoprirà i discorsi di Martin Luther King comprenderà di doversi impegnare in prima persona per cambiare le cose. Dopo l’incontro con King, farà causa all’Università dell’Alabama che si rifiuta di accettare la sua domanda di iscrizione, per via del colore della sua pelle, ed è da quel momento che Lewis diventerà un attivista.

Ma farà pure una scoperta: la non violenza. A una prevaricazione non si risponde con una prevaricazione. La prepotenza non va repressa con altrettanta prepotenza. Lewis, di conseguenza, descrive i metodi non violenti, sottili e intelligenti, che lui e i suoi compagni useranno prima per farsi servire nei ristoranti e poi per costringere le autorità ad accettare la comunità nera come parte integrante della società a stelle e strisce.

I testi sono intensi e riflessivi, mai retorici, e impreziositi dall’autenticità. Spesso hanno la valenza della letteratura, senza comunque scadere nella ridondanza. Il ritmo della narrazione è scorrevole e veloce e tutto viene raccontato sul filo della memoria. Si ha la sensazione di vedere scorrere una pellicola, con i fotogrammi che rappresentano gli stadi di una vita certamente fuori dal comune.

A questo materiale dà forza visiva l’estro grafico di Nate Powell. Il suo è un tratto grezzo che non concede nulla all’estetica e alle facili leziosità.

E’ una scelta consapevole, adatta al tono realistico della trama. Powell non costruisce le pagine in modo tradizionale e alterna inquadrature minuscole ad altre di grandi dimensioni. Si concentra sulle espressioni facciali e sugli sguardi dei personaggi, evocando le loro emozioni. Grazie, inoltre, alla monocromia, ci dona giochi d’ombra suggestivi.

Raffigura, in definitiva, il processo di cambiamento di una società tormentata dall’odio e dal pregiudizio. March è un volume da prendere in considerazione ed è un esempio di fumetto che fa dell’impegno la sua dote essenziale.

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