Recensione Chew Vol.1 – Bao Publishing

Pubblicato il 7 Giugno 2010 alle 08:30

Autori: John Layman  (storia), Rob Guillory (disegni e colori)
Casa editrice: Bao Publishing

Provenienza:
USA
Prezzo:
13 Euro


Se volete vi racconto la storia ed i personaggi e la facciamo finita qui.

Tony Chu è un agente della FDA, l’agenzia governativa statunitense che regolamenta i  prodotti alimentari e farmaceutici. Con la crisi seguita all’influenza aviaria il governo ha proibito la commercializzazione e il consumo del pollame, considerato ormai peggio della droga, del terrorismo. E allora? continuiamo… Tony è uno dei tanti incaricati di sorvegliare il mercato nero che  è nato in opposizione alle norme restrittive. Chiuso dentro un furgone ascolta, analizza filmati, segue noti padrini delle malavita per beccarli con un cosciotto di pollo tra le mani. Tony è un patriota. Non avrebbe rimorsi nemmeno ad arrestare suo fratello, noto cuoco televisivo (licenziato dopo aver protestato pubblicamente contro la politica anti-pollame). Ma se c’è una cosa che davvero può mettere Tony in difficoltà è mangiare, qualsiasi cosa.

Tony è cibopatico, ovvero attraverso l’ingestione di cibo riesce ad andare a ritroso nella storia di ciò che sta masticando. Che siano vegetali, hamburger, ceneri o cadaveri in decomposizione nascosti in pietanze varie…. Tony cadrà in una vertigine di visioni e strazi. Pesticidi, mattatoi, omicidi efferati, perversioni mentali tutto attraverso il suo palato…

Dire che sarà reclutato per un incarico speciale non  richiede certo un grande sforzo immaginifico.

Questa è la premessa… e da qui partirà l’opera. Un’opera molto complessa sia dal punto di vista grafico che delle problematiche sociali e morali su cui traccia il suo percorso.

L’attitudine è chiara: una forte e colorata ironia a servizio della satira e della presa in giro dei più semplici comportamenti quotidiani e non. Non una parodia stantia o tardo-fantozziana, bensì molto cinica, che guadagna in ingenuità talvolta grazie ad uno stile semi-cartoonesco nel disegno dei personaggi.  Nascono così scene splatter comicissime, in cui disgusto e sentimenti genuini riescono ad esprimersi in armonia. Vomito -amore, giustizia- gente cannibalizzata…  il tutto mescolato in una spettacolo grottesco ma  chiarificante di certi modi di agire della mente umana.

L’idea di un possibile divieto del commercio dei polli per contrastare un’epidemia che ha mietuto tantissime vittime non è vista dall’ottica della paura, del pericolo di un nuovo massacro ma del dubbio, dell’incredulità. La gente sa che qualcosa non torna, che il governo nasconde qualcosa. Il sistema politico è accusato di fascismo, di abuso di potere. Ma la protesta, fatta eccezione per pochi casi subito messi a tacere, si limita a girare attorno al problema. Mentre la malavita aumenta i suoi traffici. E gruppi terroristici ci giocano sopra.   Tutto questo in una società in cui i colori sono opachi, appassiti talvolta ed omogenei. Gli unici barlumi di veridicità e individualità sono il verde dei succhi gastrici, il rosso del sangue, il bianco dei denti. Anche il grigio, che di solito manifesta indifferenza e neutralità è legato ora alla sfera della sessualità più mediocre, fine a se stessa.

Parallelamente, anche la concezione della “parola” come mezzo di comunicazione cambia. Abbiamo di fronte esseri umani che interagiscono con arroganza, senza rispetto.. e fin qui siamo nella norma. Persone che parlano dei propri problemi personali con persone del tutto sconosciute… ed anche a questo siamo abituati nei talk show più aberranti. Che queste confidenze siano così intime da suscitare paura…è una cosa diversa.Che le parole possano diventare così vivide e provocare reazioni fisiche istantanee negli ascoltatori, come nei lettori… è interessante. Sopratutto se si parla di giornalismo e non di poesia.

Un passo verso una sensibilità diversa? La parola che acquista significati e accezioni ancor più dilatati e potenti che nei giorni nostri, in cui insulti, invettive, scuse e monologhi sembrano perdere istantaneamente il loro valore di fronte alla loro incapacità di penetrare il reale.

Infine, e vi lascio in pace… la fotografia di Chew è molto lineare e seppur si diverta, in qualche caso, a rubicchiar modelli visuali dagli stereotipi pubblicitari o dai film d’azione… non presenta particolari doti di sovrimpressione. Non per questo parlo di un’opera canonica, anzi per molti versi riesce ad amalgamare il mondo del fumetto horrorifico e crudo con quelli più polizieschi e di denuncia sociale, con una bella dose di cospirazionismo che non guasta mai di questi tempi…

Dobbiamo aspettare il secondo volume ( di circa una decina che verranno) per capire le vere potenzialità, o pecche di questa piccola sorpresa che abbiamo davanti. Se… comunque una persona come Ed Brubaker è arrivato a dire che “Chew è uno dei fumetti più originali e avvincenti che abbia letto in tanti anni”  ci sarà una ragione’??


VOTO 7,5

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