Wonder Woman n. 8 – Rinascita DC | Recensione
Pubblicato il 13 Maggio 2017 alle 10:00
Arriva Trinity, l’acclamata serie del Rebirth dedicata a Superman, Batman e Wonder Woman! Non perdete l’inizio di una collana che propone i personaggi più iconici della DC da una prospettiva inusuale e intimista, firmata da Frances Manapul!
Lion sta continuando a proporre le serie del Rebirth e finora si può dire che l’operazione varata dalla DC stia funzionando. Non tutte le testate sono, naturalmente, allo stesso livello, ma la qualità complessiva è innegabile. Non mancano, però, i passi falsi e uno di essi è rappresentato dal comic-book di Wonder Woman. Le storie della Principessa Amazzone sono firmate da Greg Rucka, autore di solito incisivo, che in questo caso specifico non sta riuscendo a coinvolgere più di tanto.
Ha deciso di narrare due story-line parallele, una ambientata nel passato di Diana e un’altra nel presente, alternando i vari capitoli. La narrazione non è dunque lineare e tale dettaglio, a mio avviso, compromette la fruibilità e la scorrevolezza della lettura. Inoltre, le situazioni da lui descritte non sembrano entusiasmanti. E’ ciò che avviene in questo episodio, collocato nel momento attuale.
Wonder Woman è alla ricerca di risposte legate alle sue origini e si è recata in Africa per ottenere l’aiuto di Barbara Ann Minerva, ora divenuta la famelica e aggressiva Cheetah. Diana è convinta che la donna sia in grado di ritrovare la strada per l’Isola Paradiso ma Cheetah è divenuta vittima della maledizione di una crudele divinità ancestrale, Urzkartaga. Per giunta, un signore della guerra, Cadulo, oltre ad aver rapito varie donne, intende evocare il dio, allo scopo di ottenerne il potere, e ha fatto alcuni prigionieri, tra cui Steve Trevor.
In questo numero, la vicenda relativa a Cadulo si conclude e Rucka si limita a impostare una trama esile che lascia il tempo che trova. Testi e dialoghi sono sull’anonimo andante e pure stavolta Wonder Woman si conferma come una delle serie meno riuscite del Rebirth. I disegni sono di Liam Sharp e, malgrado il lay-out inventivo, sono tirati via e solo i colori intensi di Laura Martin li fanno apparentemente sembrare accettabili.
In appendice inizia però una serie che, almeno a giudicare dal primo episodio, pare di ben altro spessore: Trinity. Come è facile intuire, è dedicata alla famosa Trinità del DCU e cioè Superman, Batman e Wonder Woman. La collana si alternerà a Superwoman ed è scritta e disegnata da Frances Manapul. Trinity ha un’atmosfera riflessiva e profonda e Manapul è più interessato alle dinamiche psicologiche esistenti tra i tre eroi.
Ricordiamo che Superman è quello del periodo pre-New52 e Batman e Wonder Woman non si fidano ancora di lui. Per questo motivo, Lois Lane invita il Cavaliere Oscuro e la Principessa Amazzone a cena nella fattoria che occupa con il marito, allo scopo di instaurare un rapporto di fiducia. Ciò dà a Manapul il pretesto per evidenziare le differenze caratteriali ed emotive dei protagonisti, dimostrando di conoscerle bene. Lo fa scrivendo testi, come ho spiegato, riflessivi e molto evocativi. La prospettiva è inedita. Manapul tratta i character come persone e poi come supereroi. Fa emergere dunque il loro lato umano, a volte messo in secondo piano dall’aspetto più propriamente supereroico.
Trinity è inoltre pregevole per i disegni dello stesso Manapul. Il suo tratto è dinamico ed espressivo e sovente si concede una costruzione della tavola davvero estrosa. E’ il caso delle prime pagine, i cui lay-out richiamano i simboli tipici degli eroi coinvolti: la sagoma di un pipistrello per Bats, la lettera W per Wonder Woman e il logo di Superman per Clark. Caratterizza in modo egregio Lois e il piccolo Jon che assumono un allure elegante e raffinata.
Pubblicare Trinity al ritmo di un episodio ogni due albi non rende giustizia a quest’opera e, personalmente, avrei preferito leggerla in tp. Spero che Lion possa ristamparla in seguito in una linea di volumi. Per il momento, in ogni caso, suggerisco di concedere una chance a questo albo, malgrado la scarsa appetibilità della serie titolare.