Super Eroi Classic 6 – Iron Man 1 | Recensione

Pubblicato il 9 Maggio 2017 alle 10:00

Tornano le prime, storiche avventure di Iron Man! Non perdete le origini di uno dei più importanti personaggi Marvel di sempre, realizzate da mostri sacri del calibro di Stan Lee, Larry Lieber, Don Heck e Jack Kirby!

Alcuni personaggi dei comics devono molto allo spirito dell’epoca in cui sono nati. Di sicuro vale per uno degli eroi più importanti della Marvel: Iron Man. Il Vendicatore d’Oro, colonna portante degli Avengers e tuttora al centro di svariate saghe della Casa delle Idee, può essere considerato figlio della guerra fredda. Nei primi anni sessanta, al di là dell’ottimistico clima kennedyano, la tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica era alle stelle e la possibilità di una guerra nucleare non era così assurda.

Il cinema e la narrativa di fantascienza (e di conseguenza pure i fumetti) esprimevano questo senso di minaccia incombente con la metafora dell’invasione aliena. Non mancava neanche nella fiction del periodo la figura della spia comunista, sovente infiltrata in territorio americano, pronta a fornire informazioni top secret al Cremlino. Tutte queste suggestioni sono evidenti nei primissimi episodi di Iron Man pubblicati in questo sesto numero di Super Eroi Classic.

L’onnipresente Stan Lee ebbe l’idea dell’Uomo di Ferro. Nella sua identità civile è Tony Stark, industriale, inventore di armi e playboy miliardario. Proprio il fatto di costruire armamenti lo rende essenziale per il governo americano. Di fatto, Iron Man è l’eroe di stato per eccellenza, perfettamente inserito nel sistema capitalistico e bellico made in USA. Va da sé che i suoi avversari dovevano necessariamente essere sovietici o comunque al soldo dell’URSS.

Lee si ispirò pure a Howard Hughes e propose un personaggio non del tutto simpatico ma intrigante. Fedele al motto ‘supereroi con super problemi’, tuttavia, immagina nel primo episodio un incidente che lo rende vulnerabile. Tony, recatosi in Vietnam, rimane, infatti, coinvolto in un’esplosione.

Una scheggia dell’ordigno rischia di raggiungere il cuore e Iron Man costruisce un’armatura transistorizzata che lo mantiene in vita. In pratica, abbiamo a che fare con un supereroe che rischia di morire in qualsiasi istante a causa del muscolo cardiaco in pessime condizioni.

Era la tipica idea originale del Sorridente e funzionò. Questo albo include i nn. 39-36 di Tales of Suspense, la testata antologica che ospitò l’esordio di Iron Man. Lee, però, oberato di impegni, si limitò a scrivere i soggetti, lasciando il compito delle sceneggiature al fratello Larry Lieber e a Robert Bernstein. Costoro scrissero storie ingenue, se lette con la sensibilità odierna, ma coinvolgenti e, lo ripeto, in linea con l’atmosfera da guerra fredda allora predominante.

Non mancano i cambiamenti. All’inizio, per esempio, l’armatura di Iron Man è grigia ma già nel secondo episodio diventa dorata, poiché Lee, non soddisfatto della resa grafica, preferì vivacizzare il look dell’eroe. Le storie hanno sempre una struttura semplice e schematica: Tony sta per testare un’invenzione, giunge un malintenzionato (più o meno ‘rosso’) e, dopo qualche difficoltà iniziale, il cattivo perde e gli Stati Uniti trionfano.

Tutto qui. Non c’è da aspettarsi complessità ma le avventure sono divertenti. Gli avversari, almeno in questi primi episodi, non possono essere definiti memorabili e sono finiti nel dimenticatoio: il selvaggio Gargantuan, il diabolico Dr. Strange (niente a che spartire con il Maestro delle Arti Mistiche), la regina del regno sotterraneo Kala, il mago egizio Hatap, l’aggressivo Red Barbarian. In questo periodo, a quanto pare, Lee non aveva ancora dato una direzione precisa alla serie.

La situazione cambia con il n. 45 in cui esordisce Jack Frost, destinato ad apparire in modo ricorrente nella testata, e soprattutto con il n. 46 che vede l’esordio di Crimson Dynamo, il primo dei numerosi villain sovietici in armatura che daranno filo da torcere a Testa di Ferro. Qui appare pure Nikita Cruschev, il nemico numero uno di Tony e, se è per questo, degli Stati Uniti.

I disegni sono di una leggenda della Marvel dei sixties, Don Heck, altresì noto per aver disegnato diversi episodi di Avengers e X-Men. Forse non era un virtuoso della matita come Kirby e nemmeno inventivo e visionario come Ditko, ma risultava efficace e il suo stile piacevolmente grezzo oggi assume un indubbio fascino retrò. Fu però in grado di caratterizzare Tony nonché i comprimari Pepper Potts e Happy Hogan che appaiono per la prima volta nel n. 45.

Tre episodi, quelli del n. 40, 41 e 43, sono invece illustrati dal Re Kirby. Siamo lontani dallo stile spettacolare che entusiasmerà i fan in alcune sequenze di Fantastic Four, Mighty Thor e Captain America, ma il dinamismo e la forza espressiva delle sue matite sono indiscutibili.

Insomma, questi episodi rappresentano un momento fondamentale della storia della Marvel. E’ qui che scoprirete i primi passi di un personaggio che ha ormai un’importanza non solo fumettistica ma cinematografica.

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