L’Uomo Montagna, un viaggio favolistico | Recensione
Pubblicato il 12 Maggio 2017 alle 10:00
Non è facile raccontare con un linguaggio semplice e attraente per i bambini una grande tematica che, nella quotidianità, si cerca di affrontare il meno possibile: la morte. Séverine Gauthier e Amélie Fléchais, però, ci riescono con grande eleganza attraverso L’Uomo Montagna, uno dei più recenti Tipitondi della Tunué.
Ci sarà sempre bisogno delle fiabe e delle favole, racconti di facile comprensione che, da secoli, tramandano da una generazione all’altra i grandi temi dell’umanità. A questa tradizione si aggiunge l’ultima opera di Amélie Fléchais pubblicata in Italia, con Séverine Gauthier ai testi: L’Uomo Montagna, una fiaba raccontata nel modernissimo XXI secolo ma che, data la sua indeterminatezza temporale, può essere stata narrata in qualsiasi epoca.
Il fumetto inizia, senza troppi giri di parole, con quello che per il lettore è chiaramente un addio: un nonno-montagna, con vette così pesanti sulle spalle da impedirgli di proseguire il cammino della vita, spiega infatti al giovanissimo nipote di essere pronto per il suo ultimo viaggio. Il bambino, però, non è conscio di quello che inevitabilmente accadrà (la morte del nonno), e decide di intraprendere a sua volta un viaggio, il primo che compirà da solo, per trovare il vento più forte del mondo: solo in questo modo il nonno troverà la forza per riprendere il cammino.
Già questa introduzione fa di L’Uomo Montagna non solo una fiaba, con tutti gli elementi che caratterizzano questo genere, ma anche un racconto di formazione: il primo viaggio in solitaria del bambino, infatti, permetterà al piccolo protagonista di compiere un nuovo percorso di crescita e consapevolezza.
Oltre alla morte, tema caro a L’Uomo Montagna è quello delle radici: infatti il bambino verrà incuriosito dall’argomento durante un dialogo con il primo personaggio da lui incontrato, lo spirito di un albero (seguito poi da tre sassi rotolanti e dal re degli stambecchi). Sarà proprio allontanandosi da casa che il protagonista capirà in cosa risiedono, per lui, queste radici.
Le radici, il viaggio e la morte sono quindi i tre grandi concetti intorno ai quali gira questo fumetto, ricco di metafore e simboli facilmente interpretabili anche dai giovani lettori: questo grazie non solo alla bravura della scrittrice, ma anche alle soluzioni dell’illustratrice, utilizzando sia il linguaggio del fumetto che dell’illustrazione.
Gli acquerelli della Fléchais immergono il lettore in scenari fiabeschi e incantevoli, dal tratto moderno, ed è soprattutto la forza delle sue immagini a trascinarlo all’interno della storia, tavola dopo tavola, alternando momenti tenebrosi e angoscianti a scene luminose e serene, di ampio respiro.