Era Mio Padre 2 – On The Road: Recensione
Pubblicato il 12 Novembre 2011 alle 09:09
Arriva il secondo volume dell’acclamata saga noir a tematica mafiosa di Max Allan Collins, impreziosita dalle magiche matite di due maestri dei comics come José Luis Garcìa-Lòpez e Steve Leiber!
Era Mio Padre 2 – On The Road
Autori: Max Allan Collins (testi), José Luis Garcìa-Lòpez, Steve Lieber (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 19,90, 14 x 20,5, pp. 300, b/n
È uscito il secondo volume di Road To Perdition, l’acclamata saga noir scritta dal grande Max Allan Collins, pubblicata in Italia con il titolo Era Mio Padre. Proposta negli Stati Uniti dalla linea editoriale Paradox della DC Comics, diretta da Andrew Helfer, è stata una delle sorprese fumettistiche degli ultimi anni, nonché modello dell’omonima pellicola acclamata da pubblico e critica. Nel primo volume della serie, Collins, assistito dai disegni di Richard Piers Rayner, aveva narrato le drammatiche vicende di Michael O’ Sullivan, killer al soldo dei mafiosi, soprannominato Angelo della Morte, e del giovane figlio Michael Jr.
Costui, un giorno, ignaro dell’attività del padre, si nasconde nella sua macchina e ha modo di assistere a una delle sue esecuzioni. Dopo essere stato sorpreso dal genitore, promette di non dire niente a nessuno. Tuttavia, uno dei colleghi di Michael, ivi presente, ritenendo di non potersi fidare della parola di un bambino, una notte entra in casa O’ Sullivan allo scopo di eliminarlo. Per errore, però, uccide il secondogenito di Michael e la moglie. Da questo momento, l’Angelo della Morte, in compagnia di Michael Jr., percorre in lungo e in largo gli Stati Uniti in una missione di vendetta.
Era questa la trama della graphic novel. Ma, considerata l’accoglienza positiva dell’opera, Collins ha realizzato tre one-shot ambientati nell’universo malavitoso di O’Sullivan. Trattasi di storie auto-conclusive che, però, non costituiscono un sequel di Road To Perdition ma narrano vicissitudini avvenute durante la prima story-line e che fungono, in un certo qual modo, da integrazione a ciò che si è già letto. Quella iniziale, dal titolo Oasis, introduce due personaggi nuovi: una coppia di coniugi, amici di vecchia data di Michael, che offre momentanea ospitalità ai due fuggiaschi, braccati dagli uomini di Al Capone e da altri gangster.
La storia non è meno avvincente di quella principale e Collins descrive con maestria e abilità l’era del proibizionismo con la corruzione dilagante, presente negli ambienti politici e finanziari statunitensi e persino in quelli religiosi. I testi e i dialoghi sono fortemente espressivi e la parte grafica è appannaggio di un nome storico del fumetto USA, quel José Luis Garcìa-Lòpez noto a tutti i DC fans. Il penciler illustra da par suo la trama, con uno stile classico ma non datato, rivelandosi a suo agio sia nelle sequenze di inseguimenti e sparatorie sia in quelle più tranquille, con un bianco e nero suggestivo.
Il secondo episodio, Sanctuary, è forse uno dei momenti migliori di Road To Perdition, imperniato sullo scontro senza esclusione di colpi tra Michael e due cacciatori di taglie che intendono catturarlo per ottenere la cifra enorme che il cartello mafioso ha promesso per l’eliminazione dell’Angelo della Morte. Tra bordelli, minorenni vendute a uomini senza scrupoli, poliziotti corrotti, sacerdoti infidi, violenze efferate, influssi della narrativa western (con riferimenti all’immaginario dei pionieri, da Butch Cassidy e Bat Masterson), Collins si sbizzarrisce e l’opera è, inoltre, valorizzata dal tratto ombroso, sporco e inquietante del bravissimo Steve Leiber (quello di Whiteout) che, con un sapiente uso di chiaroscuri e prospettive di impronta cinematografica, è perfetto per la raffigurazione del torbido mondo di spietati assassini immaginato dallo sceneggiatore.
Il volume si conclude con Detour. In questo caso, i vari membri del cast, già presenti nelle prime due storie, ritornano in gioco e stavolta l’atmosfera è pienamente gangsteristica, a cominciare dai curiosi omaggi ai film di James Cagney e al pulp. Ovviamente, Collins dà un’ulteriore prova del suo talento e, dal punto di vista dei disegni, Detour rappresenta una specie di chiusura del cerchio, considerando che il penciler in questione è di nuovo Garcìa-Lòpez, con Lieber agli inchiostri. I due si impegnano a realizzare uno splendido mix dei rispettivi stili, assolutamente strepitoso.
Così come strepitosa è l’intera saga di Road To Perdition, uno dei più validi esiti fumettistici noir degli ultimi anni (e c’è anche un romanzo, in cui Collins si concentra su Michael jr. e su ciò che gli accade dopo gli eventi dei fumetti). Di conseguenza, i primi due volumi non vanno trascurati. Se amate i film a tematica mafiosa di Coppola o di Scorsese, Road To Perdition, vero e proprio corrispettivo fumettistico di quelle pellicole, con gli intensi momenti di azione, il pathos e la suspense incessanti e il profondo senso di colpa di marca cattolica che impregna l’intera storia, è ciò che fa per voi.