The Spider n. 1 | Recensione
Pubblicato il 5 Maggio 2017 alle 10:00
Arriva un leggendario personaggio dei pulp in una versione contemporanea: The Spider! Chi è Richard Wentworth e perché ha deciso di combattere il crimine? Scopritelo in questa entusiasmante serie Dynamite scritta da David Liss e disegnata dall’eccezionale Colton Worley!
La Dynamite è una delle realtà fumettistiche più interessanti del mercato statunitense. Il suo catalogo comprende serie di vario tipo ma una delle tendenze tipiche della casa editrice è quella di proporre personaggi dell’era pulp in una versione più moderna e al passo con i tempi. L’Editoriale Cosmo ha deciso di pubblicare alcuni di questi comic-book e abbiamo avuto modo di leggere, per esempio, le storie contemporanee di Lone Ranger.
Ora è il turno di un altro storico eroe dei pulp e cioè The Spider. Creato nel 1933 da Harry Steeger, fu protagonista di una serie di romanzi e racconti usciti nell’ambito dei pulp magazine. Il successo fu talmente elevato che vennero realizzati programmi radiofonici e fumetti incentrati su di lui. Nei primi anni novanta, Timothy Truman ideò una collana per la Eclipse ma adesso tocca alla Dynamite occuparsi del misterioso Richard Wentworth.
Chi è, innanzitutto? E’ un miliardario giovane e fascinoso, un po’ alla Bruce Wayne, figlio di un businessman spietato con il quale ha un pessimo rapporto. Apparentemente, vive una vita agiata ma di nascosto veste i panni del vigilante Spider. Animato dalla voglia di far trionfare la giustizia, cerca di ostacolare il crimine, usando metodi violenti e spesso discutibili. Di solito, dopo aver sconfitto il cattivo di turno, gli lascia un marchio sulla fronte a forma di ragno, a mo’ di sigla. Tuttavia, se lo ritiene necessario, non esita a uccidere.
Richard è, a suo modo, un uomo freddo e dalla mente analitica. Ha una vita piuttosto solitaria e le uniche persone che può considerare amiche sono l’indiano Ram Singh che, a conoscenza della sua doppia identità, a volte lo aiuta, e il commissario Kirkpatrick. Quest’ultimo crede che Richard sia Spider ma non può provarlo. Un ruolo importante nelle vicende è giocato dalla splendida Nita Van Sloane che ha una relazione con Richard (e pure la donna è al corrente della sua attività di giustiziere). Ma c’è un problema: è la moglie del commissario Kirpatrick.
Spider non è dunque privo di lati riprovevoli e l’attuale scrittore della serie, il romanziere David Liss, rispetta le sue caratteristiche basilari, inserendolo in un contesto contrassegnato da una costante ambiguità morale. Il crimine dilaga, le stesse forze dell’ordine sono corrotte e l’America descritta da Liss è dominata da un capitalismo sfrenato, da un’assoluta mancanza di etica e dalla voglia di profitto a tutti i costi. Tali pulsioni provocano parecchie devianze e, soprattutto, discriminazioni, più di tipo economico che razziale.
Questo sistema viene messo in discussione dalla letale Anput. E’ una donna che si fa chiamare come una dea egizia identificata con il processo di mummificazione e, in senso lato, con la morte; e mortale lo è di sicuro. Coadiuvata da un assistente, abbigliata in stile egizio, Anput ha creato un gas che trasforma in zombie chiunque lo respiri. Cosa succederebbe se il gas venisse sparso a New York? Le conseguenze sarebbero agghiaccianti e Spider non può fare a meno di impedire questo allucinante piano.
Sono queste le premesse di The Spider e Liss delinea una trama avvincente, scrivendo testi e dialoghi hard-boiled. Richard si esprime in maniera laconica e secca ed è spesso sarcastico e sprezzante. Ciò che più colpisce è l’ambiguità morale già da me citata. Al di là dei gesti condannabili, le motivazioni di Anput sono quasi condivisibili. Liss denuncia la crudeltà del potere americano tramite il personaggio di una cattiva. Spider è simile a lei. Non condivide il comportamento dei rappresentanti del sistema economico/finanziario ma non accetta neanche i metodi di Anput. E’ un uomo complesso e inclassificabile.
Se la sceneggiatura è di buon livello, i disegni spettacolari di Colton Worley sono l’altro elemento valido di The Spider. Il suo stile è a tratti iperrealista, valorizzato da chiaroscuri strepitosi e appropriato per una vicenda dark come questa. Oltre ai primi piani di impostazione cinematografica, alla cura dei dettagli e all’attenzione nei confronti degli sguardi e delle espressioni facciali, uno dei suoi punti di forza è la costruzione della tavola.
Imposta la pagine incastonando vignette di dimensioni mutevoli che formano una silhouette. Sono ricorrenti quelle che richiamano la forma di un aracnide o di una ragnatela, in ossequio al nome del protagonista. C’è inoltre un’allure fotografica che rende tridimensionali i personaggi. Se a ciò aggiungiamo i colori ombrosi, sempre dello stesso Worley, si può senz’altro dire che l’effetto complessivo delle tavole è entusiasmante.
Probabilmente pochi conoscono Spider e forse qualcuno potrebbe pensarci due volte prima di provarlo. Ma vale davvero la pena fare un tentativo. The Spider è una delle proposte migliori di questi ultimi tempi e sarebbe veramente un peccato lasciarselo sfuggire.