Ciao, Ciao Bambina: Recensione
Pubblicato il 7 Novembre 2011 alle 11:20
Uno spaccato della nostra gioventù sul finire dei lontani Anni ’50, costretta ad emigrare per trovare lavoro.
Ciao, Ciao Bambina
Autrice: Sara Colaone.
Casa editrice: Kappa Edizioni.
Provenienza: Italia.
Prezzo: 16,00 Euro.
Note: 148 pag., brossurato con bandelle, formato 17×24, colori.
Sara Colaone ci offre un’opera narrativamente (ed emotivamente) molto intensa, nonchè graficamente splendida per cui, una volta tanto, la dicitura di “romanzo grafico” non è uno sproposito e men che meno è usata fuori luogo; grazie ad un accurato lavoro di ricostruzione storica e ad una raccolta di testimonianze dirette di chi quel periodo l’ha vissuto, l’autrice mette in scena uno spaccato della gioventù italiana della fine degli Anni ’50, costretta ad abbandonare i propri borghi natii per cercare lavoro all’estero.
La protagonista, Valeria, è una giovane ragazza appena diciottenne, che nel 1959 parte dal suo piccolo paese della campagna friulana per andare a lavorare nella vicina Svizzera, nel Cantone tedesco, dove gli è stato trovato un posto come donna delle pulizie presso una casa signorile; il volume è suddiviso in tanti piccoli capitoli, ognuno tassello importante delle diverse fasi che la porteranno lontano dai suoi luoghi e dai suoi affetti famigliari prima, fino al contatto con la dura realtà lavorativa dopo.
La giovane partirà mentre sullo sfondo si avvia il nono festival di Sanremo (siamo alla fine del Gennaio del 1959), con tutte le ingenuità della sua età (e della sua epoca), pronte già ad incrinarsi alla frontiera di Chiasso dove verrà sottoposta a umilianti visite mediche per consentirle l’accesso in Svizzera, trattata insieme ad altri emigranti quasi alla stregua di animali; ne segue un’esperienza lavorativa umile, severamente controllata dai datori di lavoro, che a poco a poco l’aiutano a percepire con sempre maggior chiarezza la sgradevole sensazione del razzismo strisciante (e poi sempre più palese), della gente del posto verso gli italiani.
Le prime esperienze l’aiutano però gradualmente a maturare e ad emanciparsi in maniera sempre più marcata, prima dedicandosi allo studio della lingua del posto con dei corsi serali (unica donna tra pochi altri italiani emigrati), decidendo di cambiare il proprio lavoro con uno in fabbrica poi (certamente non meno faticoso, ma più remunerativo); ma non c’è solo ostilità nel nuovo contesto sociale in cui si trova, né ci sono solo condizioni avverse, certo, il lavoro è duro e faticoso, ma ci sono anche momenti di svago e aggregazione che al proprio paese erano forse addirittura impensabili, e la maturazione affettiva e umana di Valeria sembra raggiungere nuovi traguardi.
Molto importanti sono quindi le cosiddette “freinacht”, ovvero le serate danzanti che richiamano tantissimi di questi giovani migranti in cerca di compagnia, del primo contatto con l’altro sesso (!), del primo amore, sorta di catalizzatori di diversi personaggi che via via compaiono lungo il racconto; c’è il libertino che inguaia le ragazze, il lavoratore serio che manda i soldi a casa e fatica anche ad accettare le specialità culinarie del luogo, le ragazze più o meno timide, più o meno speranzose di fare amicizia, di trovare un compagno magari per la vita, o anche solo uno che le faccia ballare per una notte ma senza pestargli i piedi.
Il tutto con l’accompagnamento in sottofondo di una serie di canzoni italiane che all’epoca andavano per la maggiore, tra cui appunto “Piove” di Domenico Modugno, vincitrice del Festival di Sanremo di quell’anno e che nel ritornello echeggiava quel suo ormai famosissimo “Ciao ciao bambina”.
L’opera della Colaone ha l’unico difetto di durare troppo poco, un anno della vita di Valeria sembra effettivamente passare troppo in fretta, mentre vale assolutamente la pena invece soffermarsi pagina per pagina ad ogni vignetta, ad ogni tratto disegnato e assaporarne intensamente e fino in fondo la bellezza; stupendi infatti i disegni, stampati direttamente dalle matite coi colori direttamente passati sopra, dal taglio sia vintage che al contempo molto moderno, un risultato perfetto nel descrivere anche graficamente tutte le vicissitudini anche più intime dei diversi protagonisti.
La costruzione della storia, con i diversi capitoli che si intrecciano in maniera sempre più articolata, offre un affresco variegato ma ben dosato di fatti e personaggi e soprattutto sentimenti umani; ogni capitolo è corredato da vere foto d’epoca di ragazzi e ragazze emigrate per lavoro in quel cantone Svizzero, a ulteriore completamento di uno dei migliori volumi usciti per il mercato italiano in questo ultimo anno e mezzo (e certamente una delle prove migliori dell’autrice). Edizione eccellente per resa grafica e soprattutto dei colori (altro plauso alla Colaone), nonché per scelta dei materiali e cura nella rilegatura, secondo i soliti (alti) standard cui ci ha già abituato la Kappa Edizioni.