Sky Doll vol. 1: La Città Gialla | Recensione
Pubblicato il 23 Aprile 2017 alle 10:10
Dopo diciassette anni dalla sua prima pubblicazione in Francia, Bao Publishing ristampa gli albi singoli di Sky Doll, fumetto che durante i primi anni Duemila ha rivoluzionato il mondo del fumetto
Al giorno d’oggi non è così difficile immaginare una storia a fumetti per adulti illustrata secondo uno stile “disneyano“, con influenze manga. Questo grazie anche ad un certo fumetto, che venne pubblicato per la prima volta in Francia nel 2000: Sky Doll, serie iconica e tradotta in tutto il mondo.
In occasione dell’uscita in Italia di Sudra, il quarto volume della saga, Bao Publishing ha deciso di ristampare i primi tre albi singoli, secondo l’originale formato francese, permettendo di godere appieno delle ambientazioni e dei colori propri dei volumi originali: ma queste sono solo due delle caratteristiche che fanno di Sky Doll un classico del fumetto (che non ha ancora concluso la sua storia).
Scritto e disegnato a quattro mani da Barbara Canepa e Alessandro Barbucci (noti per essere anche i co-creatori di W.I.T.C.H. e Monster Allergy), Sky Doll nasce da una stretta collaborazione che non ha previsto una netta separazione dei compiti tra “sceneggiatura” e “disegni”, ma una sinergia che, di fatto, ha dimostrato che il medium “fumetto” aveva (e ha) ancora molto da dimostrare e da esplorare, offrendo possibilità illimitate.
Tutto iniziò nel 2000, quando la casa editrice francese Soleil pubblicò il primo volume di Sky Doll, La Città Gialla. La “città” in questione è la capitale del pianeta Papathea, governato da un sistema religioso che, di fatto, è manipolato dalle leggi del marketing e dello spettacolo. La Papessa vigente è attualmente Lodovica, un tempo però affiancata da Agape, ora misteriosamente scomparsa nel nulla.
Nel primo volume di Sky Doll, Canepa e Barbucci ci introducono con maestria sia il mondo e l’ambientazione fantascientifica del fumetto (ogni vignetta, ogni insegna, ogni comparsa e ogni particolare sono in grado di raccontare parecchio), sia la storia di Noa, una Sky Doll, ossia una bambola-androide, creata appositamente per assecondare i bisogni primordiali degli esseri umani, senza che questi commettano peccato.
Le Sky Doll sono programmate in modo da non avere una memoria permanente e, per questo, i loro ricordi tendono a svanire, impedendo loro di sviluppare una vera e propria personalità. Noa, però, è diversa: così tanto da decidere di fuggire dall’autolavaggio dove lavora e intrufolarsi nell’astronave di Roy e Jahu, emissari in missione per conto della Papessa Lodovica.
Sky Doll è, di fatto, un ottimo ibrido tra influenze occidentali e orientali, fantascienza e religione, tematiche attuali e domande “esistenziali” che l’uomo si è posto in ogni tempo, in ogni epoca.
Il tutto splendidamente illustrato da un disegno fatto di linee morbide, occhi giganti, personaggi caratterizzati nel dettaglio e colori meravigliosamente curati.
Insomma, Sky Doll è un gioiello da sfogliare e da rileggere, da esplorare e da riscoprire: si noterà sempre qualcosa che, prima, era sfuggito.