Lone Ranger: la recensione dell’ultimo volume
Pubblicato il 22 Aprile 2017 alle 10:00
Si conclude la serie Dynamite dedicata a un classico personaggio western: Lone Ranger! Non perdete le drammatiche vicissitudini del Cavaliere Solitario alle prese con l’uomo che ha ucciso la sua famiglia, scritte da Brett Matthews e disegnate da Sergio Cariello!
Ormai l’Editoriale Cosmo non si occupa più esclusivamente di fumetti francesi ma ha ampliato il numero di proposte editoriali, pubblicando molto materiale italiano e statunitense.
Per ciò che riguarda i comics a stelle e strisce, la casa editrice sta traducendo diverse opere di etichette indipendenti come Dark Horse, Boom! Studios, IDW e Dynamite. Lone Ranger è, appunto, della Dynamite, che negli ultimi anni si è messa in luce per la qualità delle sue testate, spesso incentrate su character entrati da tempo nell’immaginario collettivo, con un’attitudine pulp.
Lone Ranger fu creato negli anni trenta per un programma radiofonico di successo. In seguito fu realizzata una serie televisiva amata da intere generazioni e, come è facile intuire, non mancarono versioni a fumetti.
Il personaggio è un giovane che, dopo aver subito la perdita della famiglia, assume l’identità del Ranger Solitario e, coadiuvato dall’indiano Tonto, cerca di combattere il male nel contesto drammatico del selvaggio West.
La serie Dynamite è scritta dal bravo Brett Matthews che ha avuto il non facile compito di proporre un personaggio di culto con l’obiettivo di renderlo al passo con i tempi senza stravolgerlo o snaturarlo.
E ci è riuscito in pieno poiché Lone Ranger è un fumetto tipicamente western ma ha il ritmo adrenalinico e sincopato di tante serie supereroiche odierne. Il West descritto da Matthews è meno solare ed edulcorato di quello del passato.
E’ un mondo popolato da individui senza scrupoli, da uomini spietati che uccidono come respirano, pronti a tutto pur di raggiungere un obiettivo, mutuato da certe pellicole di Sergio Leone o di Sam Pekinpah piuttosto che da quelle classiche di John Ford.
Nel corso dei numeri precedenti, Lone Ranger e il fido Tonto hanno vissuto varie avventure ma un ruolo ricorrente è stato giocato da Cavendish, l’uomo che ha ucciso il padre e il fratello del Ranger Solitario.
Se quest’ultimo ha motivi di odio nei suoi confronti, anche Cavendish, come si scoprirà in questo albo che include i nn. 22-25 della testata originale, nutre rancore verso di lui. Un confronto finale, nella più classica tradizione western, è dunque obbligatorio.
Matthews scrive testi e dialoghi secchi, senza fronzoli, privi di verbosità e retorica, più assimilabili al pulp e all’hard-boiled che a un’avventura convenzionale ambientata nelle praterie. Il risultato è entusiasmante e coinvolgente e non mancheranno efferatezze e violenze, così come abbonderanno inseguimenti e sparatorie, per la gioia di ogni amante del western degno di questo nome.
Il finale non sarà comunque allegro e l’atmosfera malinconica e crepuscolare, perfetta per una storia che ha come protagonista un pistolero solitario, è suggestiva. Lone Ranger è da segnalare pure per gli ottimi disegni del bravissimo Sergio Cariello.
Tocca a lui rappresentare l’universo cupo di Matthews e lo fa con uno stile naturalistico ed essenziale. I personaggi hanno un’aura carismatica e intimidente e il taglio cinematografico delle vignette conferisce dinamismo alle tavole, persino a quelle non basate sull’azione.
Cariello presta attenzione agli sguardi che evocano le emozioni violente che animano uomini spinti dalle loro pulsioni, siano esse di vendetta, di giustizia o di cupidigia. I raffinati chiaroscuri che abbelliscono tante pagine sono infine l’ulteriore tocco di classe, al pari dei colori foschi e tenui di Dean White.
Insomma, se Lone Ranger vi era sfuggito, fareste bene a colmare la lacuna, e ad acquistare, oltre a questo, i precedenti quattro albi che compongono la collana.