Fast & Furious 8 – Recensione

Pubblicato il 13 Aprile 2017 alle 23:57

Dominic Toretto si trova in luna di miele a Cuba con Letty quando incontra Cipher, una geniale cyberterrorista che lo costringe col ricatto a voltare le spalle ai suoi compagni e a lavorare per lei. Luke Hobbs e gli altri componenti del team devono così riunirsi ed affrontare Dom per impedire che si scateni una terza guerra mondiale e capire cosa si cela dietro il suo tradimento

A partire dal quinto episodio, uscito sei anni fa, il motore del franchise Fast & Furious ha subito una modifica ed è stato potenziato, l’azione si è trasformata in esagerazione e gli incassi sono diventati stratosferici. Una corsa che non conosce sosta né sbandamenti con altri tre episodi già in cantiere e quest’ottavo capitolo che spinge ancora di più sull’acceleratore con al volante F. Gary Gray, reduce dal successo di Straight Outta Compton.

Captain America: Civil War e Batman v Superman: Dawn of Justice hanno inaugurato il trend degli eroi divisi e costretti ad affrontarsi, come accadrà anche nel prossimo Transformers: L’ultimo Cavaliere. In questo caso è il buon Vin Diesel ad abbandonare la “famiglia” a causa di una glaciale seppur bellissima Charlize Theron, già Furiosa in Mad Max: Fury Road, tanto per rimanere in tema di combattimenti stradali. La sua presenza rende anzitutto il cast di quest’ottavo capitolo deliziosamente esagerato, anche per sopperire alla tragica scomparsa di Paul Walker che ha fortemente segnato l’episodio precedente.

Dwayne Johnson riempie letteralmente lo schermo, sfoggia tutto il suo strapotere fisico, devia un siluro a mani nude come un supereroe e battibecca con uno Jason Statham che raccoglie applausi nella surreale sequenza d’antologia alla John Woo nel finale del film.

Kurt Russell e Scott Eastwood si divertono a fare i men in black; ad Helen Mirren basta poco più di un cameo per dar sfogo a tutto il suo carisma; una volta tanto, Elsa Pataky non sta sullo schermo solo per mostrare le sue grazie, anzi, funge da motore emotivo della vicenda. E poi ci sono i fedelissimi comprimari, la mascolina Michelle Rodriguez; Nathalie Emmanuel col suo riccio afro che fa a gara con Johnson in quanto a volume e i diversivi comici di Chris Bridges e Tyrese Gibson.

Le auto continuano ad essere estensione concettuale di ciascun personaggio, come i costumi dei supereroi, e l’azione si dipana dalla spettacolare gara a Cuba nel prologo, passa alla catastrofica, pazzesca sequenza delle “auto-zombi” a New York e si conclude con la maestosa battaglia finale al Polo Nord. Peccato per l’assenza di una scazzottata di livello. Il concept sembra preludere ad un secondo round tra Diesel e Johnson ma non ce n’è.

E’ comunque l’episodio della saga che denota più afflato epico e non si ha l’epica senza dramma e tragedia. Il ritorno dell’eroe in tal senso è esaltante ed il team riunito nell’attacco finale è la versione quattro ruote degli Avengers. Il serbatoio è ancora pieno e il franchise romba che è una bellezza.

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