Promethea Deluxe 1 [Recensione]
Pubblicato il 15 Aprile 2017 alle 10:00
Ritorna uno dei capolavori di Alan Moore in versione Deluxe: Promethea! Chi è Sophie Bangs e per quale ragione si trasforma nell’incarnazione dell’immaginazione? Scopritelo in una delle opere più estreme e inventive del Bardo di Northampton!
Alan Moore non scrive mai cose banali. Tuttavia, i suoi lavori non possono essere messi sullo stesso piano. Alcuni sono relativamente accessibili, altri richiedono maggiore impegno. Promethea, in particolare, appartiene a questa seconda categoria.
Pur caratterizzato da una lettura agile e scorrevole, è ricco di riferimenti culturali e filosofici, nonché di simboli di non facile codificazione. Originariamente concepita per la linea America’s Best Comics, la serie, al di là del labile sfondo supereroico e fantasy, affronta tematiche relative all’esoterismo.
Fu ideata nel periodo in cui il Bardo di Northampton si avvicinava all’occultismo e alla Thelema di Aleister Crowley (ampiamente citato in Promethea) e può essere considerato alla stregua di un ‘atto magico’ usato da Moore per analizzare i concetti della creatività e dell’immaginazione.
Ciò avviene tramite la protagonista, Sophie Bangs, una studentessa che vive in una New York iper-tecnologica. Qui agisce un gruppo di supereroi, i Simpatici Cinque; hanno molto successo i fumetti di un personaggio scimmiesco, Weeping Gorilla; e l’ambientazione non sembra a prima vista così diversa da quella di tanti comic-book DC e Marvel.
Sophie sta facendo una ricerca su Promethea, una specie di dea che nel corso dei secoli è stata citata in vari poemi, nei romanzi e persino nei fumetti. Si reca quindi dalla vedova di un cartoonist che ne aveva narrato le gesta e presto scopre una verità sconcertante. Promethea esiste e simboleggia l’immaginazione.
In pratica, è un’idea personificata che in epoche diverse è entrata in simbiosi con varie donne. Queste ultime sono di fatto diventate Promethea e ora, a quanto sembra, è arrivato il turno di Sophie.
Naturalmente, la vita di Sophie/Promethea diventerà complicata, anche perché un gruppo di occultisti, il Tempio, ha deciso di prenderla di mira, per ragioni che in questo volume Deluxe che include i primi dodici numeri della testata originale, non vengono ancora chiarite.
Promethea dovrà quindi vedersela con demoni e creature provenienti da altre dimensioni e sarà costretta a esplorare l’Immateria, una realtà in cui vivono le numerose incarnazioni di Promethea.
Queste comunque sono solo le premesse della collana. Inizia coma una storia di supereroi, magari un po’ più strana del solito, ma poi si trasforma in un’opera sperimentale e inventiva come non mai. Innanzitutto, Moore usa una varietà di registri espressivi.
Si rilevano testi poetici, diaristici, altri che si richiamano alla narrativa cyberpunk e a quella fantasy, e così via. E, come ho già scritto, abbondano i simboli occulti ed esoterici e si colgono riferimenti alla Cabala, alla Teosofia, alle religioni orientali, ai movimenti psichedelici degli anni sessanta, al sesso tantrico e alla magia crowleyana.
Promethea di fatto cerca sé stessa e Alan analizza l’identità e la sessualità femminili, viste come elementi predominanti della creazione e dell’ordine esistenziale, con una profondità innegabile.
Specialmente dopo il sesto episodio, Promethea diventa imprevedibile e molti episodi sono una sconcertante commistione di testi letterari e immagini pop che danno al lettore l’impressione di sperimentare un trip da LSD. Moore gioca, inoltre, con le convenzioni narrative non solo dei fumetti di supereroi ma anche della fiaba e dell’horror lovecraftiano, ottenendo una piacevole commistione di generi che rende difficile classificare una serie come questa.
Se Alan Moore con Promethea raggiunge uno dei suoi vertici creativi, lo stesso si può dire per il disegnatore J.H. Williams III.
Qui non usa ancora il mix di effetti pittorici e computerizzati che hanno entusiasmato i lettori di Batwoman e di Sandman Overture, ma ci sono già il suo stile grafico elegante e plastico e l’entusiasmante lay-out tipico della sua attitudine artistica.
Williams costruisce la tavole facendo sempre riferimento a un simbolo, un’idea o un concetto preciso. A volte le vignette formano silhouette ben definite che evocano, per esempio, l’immagine di un labirinto o di una piramide o di un serpente o di un vortice e così via.
L’effetto è spettacolare e va segnalato, in particolare, il n. 12, basato sugli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Qui Williams crea splendidi esempi di arte pop e psichedelica che anticipano le sue produzioni più recenti.
Nel n. 4 c’è un contributo del bravissimo Charles Vess, avvezzo alle saghe fantasy, che infatti illustra le pagine ambientate in un mondo fiabesco che potrebbe essere stato immaginato da Neil Gaiman.
Anche in questo caso, abbiamo a che fare con illustrazioni dotate di classe e di raffinatezza. Una menzione va fatta pure per l’ottimo Jeromy Cox che valorizza le matite di Williams con i suoi colori intensi e lisergici.
Insomma, questo primo volume (di tre) dell’Edizione Deluxe di Promethea è imperdibile, non solo per i fan di Alan Moore ma anche per coloro che cercano una lettura diversa dal consueto. E si può dire qualsiasi cosa di Promethea, tranne che non sia diversa.