La Visione: si conclude la serie più scioccante e anti-convenzionale della Marvel [Recensione]
Pubblicato il 14 Aprile 2017 alle 10:00
Cosa succederà al celebre sintezoide dei Vendicatori e alla sua inquietante famiglia? Il suo sogno di normalità sarà realizzato? Ce lo rivela Tom King nella sconvolgente conclusione illustrata da Gabriel Hernandez Walta!
Nell’ambito dei comics statunitensi c’è uno scrittore che sta facendo parlare di sé, a causa dell’anti-convenzionalità della sua ispirazione. Mi riferisco a Tom King che ha firmato opere dirompenti del calibro di Grayson, Omega Men e The Sheriff of Babylon, giusto per citare le più rappresentative, e attualmente si sta occupando di Batman, con risultati pregevoli. La maggior parte dei suoi lavori sono made in DC ma ha dato il suo apporto anche alla Marvel.
E che apporto! The Vision, comic-book dedicato al celebre sintezoide dei Vendicatori, non ha lasciato indifferente nessuno. Aggiungo: non può lasciare indifferente nessuno, poiché le situazioni narrative ideate da King sono impensabili e la descrizione di Visione non è assolutamente in linea con quelle del passato.
Per molti anni, Visione ha sempre cercato di raggiungere la normalità, o meglio, quello che si ritiene essere normalità. In pratica, pur consapevole della sua condizione di androide, ha sentimenti e, analogamente agli umani, ha provato a vivere come loro, formando una famiglia.
Il primo tentativo è rappresentato dal matrimonio con Scarlet e, come sanno i Marvel fan, non c’è stato un lieto fine. Tom King, quindi, si concentra su un secondo tentativo, stavolta più radicale. Visione, infatti, decide di crearsi una moglie e due figli. Tutti e tre sono sintezoidi, programmati per agire in un determinato modo. Virginia, la consorte, è, perlomeno in principio, una compagna fedele e devota; e Viv e Vin, i figli, si comportano da adolescenti che frequentano le superiori.
Questo strambo nucleo famigliare, quindi, si trasferisce in un sobborgo residenziale di Washington. Visione, dunque, si divide tra la sua attività di Vendicatore e quella di padre di famiglia. Certo, all’inizio non mancano problemi con i residenti del sobborgo che li considerano una stranezza, ma nel complesso il sogno di Visione sembra finalmente realizzato.
Ma è solo apparenza. Nel precedente tp, infatti, l’arrivo del Sinistro Mietitore sconvolge tutto. Virginia lo uccide ma non rivela nulla al marito e nasconde il cadavere del criminale. Qualcuno, però, ha assistito all’avvenimento e incomincia a ricattarla. Virginia, al fine di proteggersi, non cede al ricatto ma ciò provoca, per una serie di circostanze, la morte di un ragazzo; e da questo momento il sogno idilliaco della famiglia Visione diventa un incubo.
In questo secondo volume che include i nn. 7-12 della testata originale, King delinea un ritratto agghiacciante dei personaggi. Forse c’è qualcosa che non funziona negli schemi cerebrali di Virginia e dei suoi figli. Di umano non hanno quasi nulla e si esprimono con una freddezza allucinante. Gli stessi Vendicatori, che iniziano a sospettare del compagno di squadra, inviano Victor Mancha, fratello di Visione, allo scopo di tenerlo d’occhio.
Victor potrebbe aiutarlo ma pure stavolta si verifica un fatto tragico che farà perdere a Visione gli ultimi residui di umanità ancora in suo possesso. E se prima il sintezoide era inquietante ora diventa spaventoso.
Tom King scrive testi e dialoghi contrassegnati da uno stile sperimentale, ricco di terminologie scientifiche e tecnologiche, e cerca di rispondere a quesiti filosofici importanti: cos’è la normalità? cosa ci rende umani? da dove nasce la paura nei confronti di ciò che aprioristicamente definiamo diverso?
The Vision ci presenta personaggi che sono la caricatura di una famiglia ma ciò che più sconcerta è che tale rappresentazione è un incisivo e riuscito commento sulle famiglie realmente esistenti: quelle che, dietro una facciata di apparente rispettabilità, nascondono le peggiori devianze. Da questo punto di vista, Visione e ancor più Virginia sono ‘umani’.
The Vision è l’ulteriore dimostrazione del talento di Tom King ma anche il penciler Gabriel Hernandez Walta fa degnamente la sua parte. Si concentra, con il suo stile plastico, sulle espressioni facciali dei protagonisti che gli consentono di esprimere visivamente le emozioni che li animano.
Risultano al contempo algidi e disperati, come se fossero più o meno consapevoli di una minaccia incombente. Non era facile raffigurare le complesse dinamiche psicologiche evocate dalla prosa di King e Walta ci è riuscito.
Un episodio è illustrato da Michael Walsh che ha un tratto meno elegante di quello di Walta ma altrettanto efficace. Da lodare inoltre i colori intensi e vividi di Jordie Bellaire che enfatizzano gli aspetti più estremi di determinate sequenze. Insomma, The Vision è un’opera memorabile che non può mancare nella vostra libreria. Scordatevi dell’androide sensibile e introspettivo di Roy Thomas. Credetemi, non avete mai visto un Visione così. E fa proprio paura!