Super Eroi Classic 2 – Fantastici Quattro 1 [Recensione]

Pubblicato il 6 Aprile 2017 alle 10:00

Come è nato l’Universo Marvel? Se volete conoscere la risposta è sufficiente leggere questo albo di Super Eroi Classic dedicato al primo gruppo della Casa delle Idee: i Fantastici Quattro! Non perdete una pietra miliare del fumetto americano firmata da Stan Lee e Jack Kirby!

A volte, quando si ragiona su determinate opere fumettistiche, si abusa del termine ‘storico’. Stavolta però è impossibile utilizzare una definizione diversa poiché le storie presentate in questo secondo numero della collana Super Eroi Classic hanno appunto una valenza storica.

Abbiamo a che fare, infatti, con le primissime avventure dei Fantastici Quattro, i personaggi che diedero vita al Marvel Universe. A dire la verità, Reed, Sue, Ben e Johnny non furono proprio i primi supereroi della Casa delle Idee, perlomeno se dobbiamo prendere in considerazione l’era Timely che segnò l’esordio di Sub-Mariner, Capitan America, la Torcia Umana originale e altri character.

Inoltre, pochi mesi prima dell’uscita di Fantastic Four n. 1, era apparso il Dr. Droom in una delle tante riviste antologiche della casa editrice. Considerato prototipo del Dr. Strange, negli anni successivi sarebbe di nuovo stato utilizzato con il nome di Dr. Druid.

In ogni caso, il comic-book dei Fab Four diede vita all’era Marvel dei super eroi, grazie all’estro e all’inventiva degli immortali Stan Lee e Jack Kirby. Il gruppo nacque sulla scia del successo della Justice League della concorrente DC. L’allora boss Martin Goodman, quindi, ordinò a Lee e Kirby di creare una testata con una squadra di supereroi.

I due si misero all’opera e, forse senza rendersene conto, realizzarono qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Innanzitutto, i Fantastici Quattro non hanno un’identità segreta. Anzi, la loro attività è pubblica e presto abiteranno in un quartier generale, il Baxter Building, la cui ubicazione è nota ai cittadini di New York.

Insomma, non ci sono bat-caverne, maschere o quant’altro. Per giunta, almeno in principio, i quattro non indossano nemmeno un costume e combattono i criminali in giacca e cravatta.

Hanno personalità atipiche: Reed è uno scienziato geniale, ma poco espansivo; Johnny è un adolescente ribelle; Sue è una ragazza sdolcinata e svenevole; e Ben è collerico, una vera e propria mina vagante, e ha un aspetto mostruoso. Era la prima volta che nei comics a stelle e strisce un mostro agiva da supereroe. Dal punto di vista concettuale, la Cosa era in linea con i personaggi horror che la stessa Marvel pubblicava, ma l’impostazione era completamente diversa.

Come se non bastasse, i Fantastici Quattro ottengono i loro poteri a causa di un incidente ma non ne sono entusiasti. Decidono di agire contro il male, d’accordo, ma vorrebbero avere una vita normale, e ciò vale specialmente per Ben. Il concetto dei ‘supereroi con super problemi’ in questi episodi è appena abbozzato ma verrà sviluppato in seguito e qui ne vediamo le premesse.

Lee scrive testi verbosi che possono anche sembrare superati. Tuttavia, risultano ancora efficaci e godibili. Nelle avventure sono poi introdotti personaggi destinati a diventare leggendari almeno quanto i Fantastici Quattro.

E’ il caso del primo villain della serie, l’Uomo Talpa, che vive sottoterra e darà spesso filo da torcere al gruppo. Va segnalato l’episodio che vede l’apparizione degli alieni mutaforma Skrull, la prima razza extraterrestre presentata in un albo Marvel.

E se l’Uomo dei Miracoli, altro criminale affrontato dai quattro, è secondario, non si può dire lo stesso di Sub-Mariner e del Dr. Destino. Lee ebbe l’idea di ripescare il Principe Namor di Bill Everett, uno degli eroi più importanti dell’era Timely, presentandolo però in versione malvagia.

In pratica, il Sorridente fece una rilettura personale, oggi la definiremmo post-moderna, di un eroe classico. Questa impostazione non sarebbe durata a lungo ma all’epoca i lettori che ricordavano Namor subirono un forte shock.

E scioccante è il celeberrimo Dottor Destino, il criminale più celebre e importante dell’Universo Marvel. Nella storia che lo introduce ci sono già tutti gli elementi che faranno di Victor Von Doom un personaggio carismatico: il grande genio scientifico, il tormento interiore a causa del suo viso sfigurato, il desiderio di ottenere il potere assoluto, la sua padronanza della scienza e della stregoneria.

Con queste storie magari ingenue, a tratti raffazzonate, Lee e Kirby incominciarono quindi a concepire miti contemporanei che tuttora suggestionano i fan, grazie ai fumetti e alle pellicole cinematografiche.

Quanto ai disegni, Jack Kirby non è al meglio delle sue possibilità e i tempi in cui farà impazzire i lettori con Fantastic Four, Captain America e Mighty Thor sono di là da venire, a causa di inchiostratori come George Klein o Sold Brodsky che ne smorzano il dinamismo. Bisognerà aspettare Joe Sinnott per ammirare la fluidità e la tridimensionalità delle matite kirbyane.

Il Re riprende soluzioni grafiche che aveva utilizzato alla DC con Challengers of The Unknown (peraltro, gli Esploratori dell’Ignoto fecero da modello per i Fantastici Quattro) e caratterizza in modo efficace i protagonisti. Reed è più anziano e maturo di come apparirà negli anni seguenti, Sue si basa sulle donnine avvenenti dei comics dell’epoca, Johnny ha un’allure giovanile e il mostruoso Ben ha le stesse fattezze di Kirby.

In definitiva, questo albo non può mancare nella collezione di un fan dei supereroi degno di questo nome. Qui non troverete tavole dal lay-out inventivo, influssi manga e colori computerizzati. C’è però la Storia con la maiuscola.

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