Underworld: Blood Wars – Recensione in anteprima
Pubblicato il 4 Aprile 2017 alle 22:57
La vampira Selene è decisa a proteggere sua figlia Eve, ibrido tra la sua specie e i Lycan, nella guerra tra le due razze. Nonostante sia considerata una traditrice, i vampiri della Congrega dell’Est accordano clemenza a Selene e le chiedono di addestrare i giovani Venditori di Morte per affrontare Marius, nuovo formidabile leader dei Lycan.
Guardando il quinto episodio della saga cinematografica di Underworld si ha la sensazione di assistere ad un episodio qualunque di una delle dozzinali serie tv di Syfy Channel. Non che i capitoli precedenti fossero tanto più convincenti, intendiamoci. La splendida Kate Beckinsale ha cercato di liberarsi dello stretto costume di pelle di Selene che si trascina dietro da ormai quattordici anni. Le scarse fortune dell’attrice sul grande schermo l’hanno però spinta a tornare al franchise co-creato dal marito Len Wiseman che lascia qui la regia ad Anna Foerster, proveniente, manco a dirlo, da una gavetta di serie tv.
Le dinamiche per mettere la protagonista contro tutti sono sempre le stesse. Tradimenti, controtradimenti, conflitti familiari e faide interne tra un numero troppo elevato di personaggi. Andrebbe bene, appunto, per una serie tv come Game of Thrones, nella quale si ha lo spazio per sviluppare ed approfondire tutti gli archi narrativi, ma non per un film di ottanta minuti che esce a cinque anni di distanza dall’episodio precedente.
Una serie di caratteristi misconosciuti, tra i quali spicca il grande Charles Dance (Tywin Lannister in Game of Thrones), di un paio di spanne superiore al resto del cast, danno vita a spiegoni e dialoghi ripetitivi. La metafora insita nel conflitto tra vampiri e Lycan, aristocratici e proletari, non viene approfondita e le dinamiche erotiche tra alcuni personaggi restano all’acqua di rose. Un accenno di young adult viene spazzato via in fase embrionale e, forse, è meglio così.
Se le suggestioni di Praga non vengono sfruttate al meglio sul piano scenografico, sono invece sontuosi gli interni dei castelli di Kacina e Lipnice. L’estetica mescola gotico e barocco in contrasto con i nivei vampiri “elfici” della Congrega del Nord dal sapore molto più fantasy.
L’attesa del pubblico è solo per la battaglia finale gravata da pessimi effetti digitali che privano di sapore la già scarsa componente ludica del prodotto. L’epilogo sembra preludere ad un prevedibile passaggio di testimone per l’eventuale prosieguo di una saga che, come la sua protagonista, resta sospesa tra la vita e la morte.