Takeru – Opera Susanoh Sword of the Devil vol. 3-4: Recensione

Pubblicato il 30 Settembre 2011 alle 14:00

Si concludono in questi due numeri le gesta dei tre Takeru, raccontate con crescente abilità da Kazuki Nakashima e disegnate abilmente da Kemuri Karakara.

TAKERU OPERA SUSANOOH SWORD OF THE DEVIL

Autore: Kazuki Nakashima (testi), Kemuri Karakara (disegni)
Editore: GP Publishing
Provenienza: Giappone
Prezzo: € 5,90

Continua la guerra scatenata dalla diabolica arma oscura che è stata risvegliata al posto della spada divina Susanoh. La lealtà fra i tre Takeru è messa a dura prova, con Kumaso posseduto e alla testa di un esercito di cadaveri contro cui nessuna strategia sembra avere effetto.

Solo il realizzarsi della profezia e il risveglio dell’autentica Susanoh potrà ristabilire l’ordine e salvare il regno di Jagara, annullando la brama di Amamikado e dei suoi soldati.

Si concludono in questi due numeri le gesta dei tre Takeru, raccontate con crescente abilità da Kazuki Nakashima e disegnate abilmente da Kemuri Karakara.

Dal punto di vista dei disegni, le incertezze iniziali che denunciavano che Karakara era al debutto sono progressivamente svanite, per disegni sempre più sicuri nel tratto, anche se con un’inchiostrazione non sempre pulita come è quella che caratterizza lo stile odierno dell’autrice. Nella sostanza, comunque, la mangaka ha dimostrato fin da subito la sua abilità e una certa personalità nel segno.

Il miglioramento più evidente rispetto ai primi due volumi è tuttavia quello che si nota con riferimento alla sceneggiatura, che dopo un avvio poco fluido, recupera molto in termini di scorrevolezza. Il risultato finale è una miniserie ben strutturata e piacevole che riesce a raccontare in modo convincente e accattivante questa storia dai toni fantasy. Nel complesso, quindi, il livello della narrazione si mantiene costante, senza incappare nei rischi tipici delle miniserie, pur presentando una struttura che fa ovviamente i conti con la brevità dello spazio a disposizione, soprattutto con riguardo alla formula adottata nel finale, piuttosto tradizionale, ma ben amalgamata con il resto.

Classici anche i personaggi in scena, che nelle loro caratteristiche di fondo sono figure comuni che si incontrano frequentemente nella letteratura a fumetti. Il fatto di essere derivati dai caratteri di uno spettacolo teatrale, in ogni caso, ha il suo peso nella valutazione dei protagonisti, che si dimostrano tutto sommato ben costruiti e credibili. Da questo punto di vista, il lavoro di character design è azzeccato e gioca un ruolo importante.

L’edizione curata dalla GP Publishing, nella confezione usuale dei piccoli volumi da fumetteria risulta ben curata, per un rapporto qualità-prezzo proporzionato.

Con questi ultimi due volumi “Takeru” si conferma pertanto una lettura piacevole, pur nel suo essere un manga che rientra pacificamente nella media, e che trova in ogni caso una sua modesta identità, grazie alle matite di Kemuri Karakara.

VOTO: 7

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