Intervista a Massimiliano Veltri: l’italiano del Sud che disegna Wolverine e Assassin’s Creed
Pubblicato il 29 Marzo 2017 alle 13:00
Il disegnatore Massimiliano Veltri ci racconta il suo percorso da fumettista: dall’abbandono del disegno durante gli studi universitari, alle sue prime collaborazioni italiane, fino ad arrivare alla chiamata della Marvel e dell’inglese Titan Comics.
Massimiliano Veltri ad un certo punto della propria vita non immaginava neanche che sarebbe diventato un disegnatore, e tanto meno che avrebbe avviato una produttiva carriera fumettistica negli Stati Uniti. Il suo percorso lo ha portato dal profondo Sud Italia fino alla Marvel.
Quella di Veltri è una storia fatta soprattutto di passione e bisogno. Il bisogno di disegnare per sentirsi meglio, e a volte sopravvivere ad una vita frenetica che spesso lascia poco tempo alla creatività, rischiando di trasformare i vecchi amori in sbiaditi ricordi d’infanzia.
La passione invece è stata quel richiamo istintivo che gli ha riconsegnato foglio e matita quando la vita lo stava portando da tutt’altra parte. Perché Massimiliano Veltri racconta di sé: “Mi annoiavo, poi ho disegnato e sono guarito”.
Classe 1984, nato a Cosenza, lo abbiamo incontrato, in un primo momento, durante la scorsa edizione del Lamezia Comics & Co. dove ne abbiamo approfittato per fare con lui una chiaccherata, che abbiamo successivamente ripreso e approfondito nell’ultimo periodo.
Ciao Massimiliano, benvenuto su MangaForever. Da quanto tempo disegni?
Ciao a tutti. Direi da sempre. Il disegno è stata una passione che ho coltivato fin da piccolo. Da bambino vivevo in una casa fuori città, perciò passavo molto tempo a disegnare, era una cosa che mi faceva stare bene.
Disegnavo un po’ di tutto, dai personaggi dei fumetti agli sportivi che vedevo in tv o sui giornali.
Quali erano le tue letture fumettistiche da piccolo?
Spiderman, gli X-Men e Tiramolla. Crescendo ho scoperto Dylan Dog, e quella è stata un’altra mia lettura importante. Devo dire però che non ero un lettore regolare, preferivo più disegnare, non ero un accanito.
Il tuo amore per il disegno però ad un certo punto si è fermato, giusto?
Si. Ai tempi del liceo disegnavo ancora, ma arrivato all’università ho smesso. Mi ero iscritto alla facoltà di Giurisprudenza e fino alla laurea non mi sono più dedicato al disegno. Mi capitava ogni tanto di disegnare qualcosa, perché mi faceva stare bene, ma smisi di farlo con continuità.
Il fatto che per un certo periodo tu abbia smesso di disegnare da cosa derivava?
Quando m’iscrissi all’università non avevo ancora realizzato che disegnare era quello che volevo fare, e quindi giorno dopo giorno ho lasciato che tutto il resto occupasse la maggior parte del mio tempo.
Dopo questa pausa come hai ripreso contatto con il disegno?
Dopo la laurea ho avuto un periodo di buco di diversi mesi nei quali ero più libero, così ho ripreso a disegnare, e non ho più smesso. Durante quel periodo ho iniziato a fare fumetti.
Com’è iniziata la tua carriera di fumettista?
In quel periodo post-laurea, quando decisi che non avrei più smesso di disegnare, conobbi dei ragazzi di Cosenza che avevano una fanzine ed iniziai a collaborare con loro. Successivamente sono passato alla frequentazione delle fiere del fumetto, poi sono iniziati i primi contatti con le case editrici.
Da quel periodo post- laurea in cui hai ripreso a disegnare non smettendo più si sono susseguite parecchie collaborazioni: MadForComix, Verticalismi.it, Dark Comics, Edizioni Erranti, solo per citarne alcune. Ad un certo punto però è arrivata la chiamata della Marvel. Come sono iniziati i tuoi contatti con gli Stati Uniti e con la Case delle Idee?
Durante un Lucca Comics ho presentato il mio portfolio al talent scout della Marvel Cebulski . Avevo molti disegni a matita sporchi, cosa che deriva dal fatto che non ho mai frequentato una scuola del fumetto, questo tratto sporco però gli piacque.
Dopo quell’incontro iniziarono una serie di scambi tra me e Cebulski, ogni tanto gli mandavo dei disegni e delle prove, così dopo un po’ di tempo mi chiese se volevo disegnare due episodi di Wolverine e gli X-Men (si tratta del numero #6 e #7 di questa testata, pubblicati in Italia nel 2015 da Panini Comics ndr).
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Subito dopo hai collaborato con Noise Press, con la quale ti sei dedicato alla tua passione per l’horror partecipando alla realizzazione del fumetto Dead Blood. Ma oltre ai fumetti hai avviato anche altre collaborazioni giusto?
Si, ho lavorato con la Gazzetta dello Sport, per la quale ho realizzato alcune illustrazioni all’interno della collana River Monsters. E poi ho collaborato in qualità di 2d artist con gli Invader Studios in relazione al progetto videoludico su un survival horror intitolato Daymare 1998.
Ad un certo punto però sono tornate a squillare le sirene dall’estero.
Si, proprio negli ultimi mesi ho iniziato una collaborazione con l’inglese Titan Comics per per la quale ho già illustrato due copertine: si tratta di Assassin’s Creed- Reflections #1 e Assassin’s Creed-Uprising #4. Quindi devo dire che il mio rapporto con le case editrici estere sta proseguendo e ne sono contento.
Visto che hai instaurato un rapporto costante di collaborazione con le case editrici straniere, quali sono secondo te i requisiti fondamentali da avere per lavorare nel mercato anglosassone, e per case importanti come la Marvel?
Per lavorare con certe realtà editoriali in questo campo, americane, inglesi o italiane che siano, servono competenza e professionalità. A questo bisogna aggiungere il fatto che ci vogliono tanta tenacia, pazienza e fortuna. Devi tenere costantemente gli occhi aperti ed essere pronto a metterti sempre in discussione, senza però perderti d’identità.
Cosa ti piace di più disegnare?
Tutte le atmosfere cupe. I supereroi classici non mi fanno impazzire, preferisco quelli più dark. Se dovessi scegliere un genere che adoro disegnare direi l’horror.
Quindi i supereroi non sono il tuo genere preferito di disegno?
Non è che non mi piacciano i supereroi, è che generalmente preferisco altro. Supereroi che mi piacerebbe disegnare però ce ne sono tanti. Batman è sicuramente uno di questi. Sarei poi felicissimo di disegnare Daredevil, Punisher, Iron Fist e ovviamente Wolverine. Ti confesso però che ultimamente sono sempre più affascinato dall’universo di Thor.
Ancora non hai avuto alcuna collaborazione con la Sergio Bonelli, ti piacerebbe lavorare su qualche loro fumetto?
Mi piacerebbe molto, anche perché adoro Dylan Dog e sarebbe bellissimo poterlo disegnare. Non ho mai avuto contatti con la Bonelli fino ad ora anche perché ho un’impostazione americana che generalmente loro non trattano. Però da un po’ anche alla Bonelli si sono aperti a questo stile perciò potrebbe nascere qualcosa.
Tu sei anche docente del corso di disegno base per il Museo del Fumetto di Cosenza. Quali consigli dai generalmente agli aspiranti disegnatori che vogliono intraprendere questa carriera?
Sicuramente disegnare molto, avere pazienza e faccia tosta per mostrare i propri lavori in giro. C’è molta concorrenza, per questo motivo frequentare una scuola del fumetto aiuta a confrontarsi e ad avere dei primi contatti per un’eventuale professione.
Voler diventare fumettisti vivendo nel Sud Italia, ed in particolare in Calabria, è più difficile rispetto a chi desidera fare questa carriera e vive in grandi città del Nord Italia?
Oggi la possibilità di diffusione dei propri lavori e di comunicazione attraverso internet aiuta molto, ovunque si abiti. In Calabria poi c’è stata negli ultimi anni una valorizzazione della cultura fumettistica davvero importante. Questa terra sta diventando molto viva per chi si interessa ai fumetti ed ai settori creativi. Il fumetto fortunatamente non è più un qualcosa di nicchia qui in Calabria, e ci sono molte più persone che si sono innamorate di questo settore e desiderano lavorarci.