Cavaliere Oscuro III Razza Suprema n. 6 [Recensione]

Pubblicato il 22 Marzo 2017 alle 10:00

La controversa saga distopica del Cavaliere Oscuro firmata da Frank Miller continua! Batman e Superman affrontano l’invasione del popolo di Kandor! Cosa succederà? Scopritelo in questo nuovo albo illustrato da Andy Kubert!

Frank Miller è abituato alle polemiche e i suoi fan si aspettano da lui opere controverse. Il grande autore di Dark Knight Return, Sin City, 300 e altri capolavori non reprime la sua immaginazione e spesso e volentieri usa il fumetto per esprimere opinioni socio-politiche quasi mai politically correct. Ogni volta che si legge qualcosa di Miller, quindi, bisogna sempre tenere in mente questo aspetto.

Dark Knight III The Master Race, terzo capitolo della saga distopica inaugurata con il leggendario Ritorno del Cavaliere Oscuro, non fa che confermare l’attitudine provocatoria di Miller. Bisogna specificare che questa nuova serie non sta entusiasmando tutti e non è all’altezza degli esiti creativi del passato. Ma va altresì considerato che è nata in circostanze drammatiche. La grave malattia che ha colpito Frank l’ha spinto a reagire e a produrre una nuova saga.

Si è occupato dei testi, con l’ausilio di Brian Azzarello, e ha ripreso quindi le vicende del Batman invecchiato che agisce in una Gotham City futuribile. Stavolta, però, Bruce deve vedersela con l’invasione del popolo di Kandor, ben noto ai lettori di Superman.

Qual è la provocazione? Il fatto che i kandoriani in versione milleriana sono un palese riferimento ai musulmani. Miller, perciò, con il pretesto di una storia di supereroi, evidenzia il pericolo islamista che insidia l’Occidente. Si può essere o no d’accordo con la sua visione, ma questo è Frank Miller. Prendere o lasciare.

In questo sesto albo, la situazione è preoccupante. I kandoriani stanno causando morte e distruzione, per giunta aiutati da Lara, la figlia di Superman e Wonder Woman passata dalla parte del nemico (metafora del fenomeno dei foreign fighters?); tuttavia, Batman, pur fisicamente provato, continua a lottare e al suo fianco c’è Superman che indossa un’armatura.

Miller estremizza le caratteristiche basilari dei personaggi: il Cavaliere Oscuro è la mente geniale pronta a opporsi al crimine e l’Uomo d’Acciaio assume una valenza divina e simboleggia l’American Way of Life che, secondo Miller, è migliore di qualsiasi cosa. Frasi significative come ‘Dobbiamo essere autorevoli, dare l’esempio’ sintetizzano egregiamente il credo milleriano.

Un ruolo di primo piano è occupato da Carrie Kelly, la Robin dell’universo di Dark Knight, che ora indossa un costume da Batgirl e diventa la vera e propria co-protagonista della trama. I disegni sono, come al solito, dell’ottimo Andy Kubert che cerca di avvicinarsi a modo suo al tratto contorto di Miller, facilitato dalle chine di Klaus Janson, storico inchiostratore di Frank nella sua run di Daredevil e in Dark Knight Return.

Anche questo albo include uno di dimensioni più ridotte, facente parte di una serie che approfondisce i vari aspetti del mondo distopico immaginato da Miller. Dark Knight Universe Presents: World’s Finest riprende una storica collana della DC, World’s Finest, appunto, dedicata ai team-up tra Superman e Batman. In questo contesto, Carrie Kelly nelle vesti di Batgirl deve confrontarsi con l’inarrestabile Lara. Ma Wonder Woman si metterà in mezzo.

Testi e disegni sono di Miller e, per ciò che concerne la vicenda, il risultato è piuttosto esile. I disegni sono efficaci ma lontani dai livelli ai quali eravamo abituati. Ribadisco, tuttavia, che abbiamo a che fare con un autore alle prese con una grave malattia e queste pagine vanno considerate come il tentativo di reagire strenuamente a circostanze spiacevoli. Da questo punto di vista, non si può non rispettare il suo coraggio e la sua forza d’animo.

In definitiva, Dark Night III The Master Race non è una pietra miliare ma nemmeno quella spazzatura che alcuni ritengono che sia. Si tratta di una vicenda supereroica, non allineata al conformismo politicamente corretto che oggi dilaga, e va presa per ciò che è: una provocazione, né più né meno.

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