Recensione – The Leftovers 3×01: “The Book of Kevin”

Pubblicato il 19 Aprile 2017 alle 20:10

“Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti.”

Tempo di Pasqua, tempo di Resurrezione. Anzi, di Resurrezioni.

Kevin Garvey, del resto, in questo campo ha battuto il record che Gesù Cristo stabilì all’incirca duemila anni fa, tornado in vita ben due volte durante The Leftovers 2. Nell’episodio 2×08, Assassino Internazionale, e nell’episodio 2×10, Sulla Via di Casa. 

Probabilmente non a caso l’aria pasquale riporta in vita lo show HBO, che torna finalmente nella sua ultima incarnazione: The Leftovers 3 promette di chiudere col botto il dramma religioso creato da Damon Lindelof e Tom Perrotta, portando a conclusione la trilogia di Kevin Garvey e famiglia.

Come accaduto per la seconda, straordinaria stagione (vincitrice del prestigiosissimo Peabody Award, premio assegnato esclusivamente alle eccellenze di svariati campi artistici) anche questo terzo capitolo riparte dal passato.

Un passato non così passato come quello che aveva fatto da prologo a The Leftovers 2 (lì eravamo tornati indietro nel tempo addirittura fino alla preistoria), ma da un’epoca meno remota. Metà ‘800, per la precisione, e balza subito alla mente il New England visto recentemente al cinema con l’horror The Witch. 

Quel setting, ricostruito con assoluta meticolosità e accuratezza storica, era utile al regista Robert Eggers per analizzare le grandi ipocrisie della religione, intesa non come fede, ma come fanatismo. E in The Book of Kevin, episodio inaugurale di The Leftovers 3, la regista Mimi Leder fa esattamente la stessa cosa. Aggiungendoci la finezza dello storytelling di Damon Lindelof.

Una comunità vive nell’attesa di un segno del Signore: di volta in volta il predicatore annuncia una determinata data, e se all’inizio sono in molti a credere che il Signore si manifesterà proprio in quella data, col proseguire dei mesi la fede dei concittadini inizia a scemare.

Fino a che, a credere nella venuta del Signore, non rimane che una sola fedele, fanatica agli occhi di tutti gli altri, creduta pazza e derisa dagli altri abitanti del villaggio, compianta dal proprio marito e dal proprio figlio.

Se la “parabola della donna delle caverne” vista all’inizio della seconda stagione rappresentava il senso di perdita e di abbandono e le difficoltà che bisogna affrontare nel convivere con tali dolori, allora “la parabola della fedele” abbraccia in modo assai più ampio l’imponderabilità dell’esistenza, suggerendoci che forse non c’è nessuno ad ascoltare le nostre preghiere. Un messaggio fortemente umanista (ma Lindelof è un umanista), nel quale l’uomo è al centro esatto dell’universo: Dio non c’è, né per quella donna né per nessun altro, e l’unico modo sensato di vivere la propria vita è quello di viverla senza aspettare la Sua chiamata.

Naturalmente questo è solo un modo di interpretare la scena: la bravura di Lindelof sta tutta nel fatto che nella storia di questa donna fedele ognuno può vederci qualcosa di diverso. Per esempio, il fatto che rimanga sola rimanda al senso di abbandono alla base della serie.

Dopo un altro, grandioso prologo, si inizia a fare sul serio, e veniamo catapultati nel presente per assistere a una sorta di epilogo di The Leftovers 2. I Colpevoli Sopravvissuti guidati da Megan hanno creato scompiglio a Jarden, Texas, forse anche troppo scompiglio. Una scena brevissima e scioccante, che mette subito i puntini sulle i e fa capire che questa è davvero l’ultima stagione, questa è davvero la fine dei giochi, e che questa stagione sarà una bomba. Letteralmente.

(Tra parentesi: Evie è stata mostrata in alcune foto promozionali qualche mese fa, immagini nelle quali era ritratta in abiti civili e insieme a Kevin, quindi è molto probabile che la fiducia di suo padre John sia ben riposta).

Stacco. Tre anni dopo. Oggi, mancano due settimane al settimo anniversario della Scomparsa: Jarden ha un nuovo capo di polizia, Kevin Garvey. Il feeling western della cavalcata per la città sulle note del canto gospel è veramente azzeccato, ed è bello tornare a vedere Kevin nei panni del capo.

Come suo padre prima di lui, anche Kevin ha arruolato il proprio figlio, e Tom in divisa è una gran bella novità visti i suoi trascorsi. Anche Nora è entrata nel corpo di polizia di Miracle, ma come assistente speciale per la sezione Falsi Dipartiti: in pratica, se qualche sospetto dichiara un caso di Dipartito, allora è Nora l’incaricata di scoprire il suo bluff. Niente miracoli a Miracle, ricordate?

Il dettaglio del gesso alla mano sinistra vuole spingerci a domandarci cosa abbia causato la frattura. Il fatto che Nora chieda aiuto a Kevin per grattarsi la schiena riassume in una sola inquadratura il senso del rapporto di coppia, in contrapposizione a quello di abbandono: l’uomo del resto è un animale sociale e ha bisogno degli altri per sopravvivere (abbiamo visto nelle due precedenti stagioni a cosa porta la solitudine).

Tante altre novità, comunque, e facciamo una carrellata per risparmiare spazio: John e Laurie stanno insieme e stanno per sposarsi (e continuano la lotta al dolore che Laurie aveva iniziato insieme a Tom nella scorsa stagione), Jill è al college, Mary ha avuto il figlio di Matt, un bellissimo bimbo biondo di nome Noah (nome non casuale, visto che nel trailer ufficiale si parlava di un’inondazione biblica in arrivo), la piccola Lily non c’è più (nel senso che non sappiamo dove sia, ma di certo non è con i Garvey) ma in compenso ritorna Dean, più in forma che mai (nel senso che le sue folli manie riguardanti i cani sono dilagate irrimediabilmente).

E dopo la festa di compleanno di Tom – una scena bellissima nella quale, finalmente, vediamo i nostri personaggi preferiti ridere e divertirsi, almeno per pochi istanti – tutto inizia lentamente ad andare a rotoli (di nuovo).

Kevin, segretamente, di tanto in tanto sperimenta nuovi modi per cercare di uccidersi (non che voglia morire, vorrebbe solo capire quanto può riuscire a non-morire) e la scena nella camera da letto col sacco di plastica e il nastro adesivo è forse la scena più intensa fra tutte le scene intense recitate da Justin Theroux.

Matt, dal canto suo, è chiaramente la controparte maschile della donna fanatica vista nel prologo: non solo è il nuovo, entusiastico predicatore della città, ma la sua incrollabile fede (non tanto in Dio, ormai, quanto nella città di Miracle) sta sfiorando vette di lucido fanatismo, cosa che gli sta creando più di qualche problema coniugale. Interessante la sua profezia biblica sui sette anni, che anticipa l’arrivo di qualcosa il prossimo 14 ottobre, dando subito una scadenza alla storia (del resto tutto è iniziato il 14 ottobre, perciò non sarei sorpreso se l’ultimo episodio della serie verrà ambientato proprio in quella data).

Inoltre ha saputo da Michael dei trascorsi del cognato e adesso sta scrivendo un nuovo vangelo. Su Kevin. Da qui il titolo dell’episodio, The Book of Kevin. 

Per Matt il Nuovo Testamento, difatti, è ormai superato. C’è un nuovo Gesù Cristo nel mondo, vive a Miracle e si chiama Kevin Garvey. Risorto due volte. Con una bella barba. Battezzato nello stesso fiume nel quale aveva tentato di affogarsi tre anni prima.

Ma perché Kevin Garvey non può morire? E’ Dio a volerlo? Quel Dio muto che non ha risposto alla chiamata della fedele del prologo? Oppure ci sono altre forze in gioco? E se è così, quali? Le stesse forze che hanno rapito il 2% della popolazione mondiale sette anni fa?

Queste sono solo alcune delle domande che (forse) troveranno risposta nel corso degli otto episodi che comporranno The Leftovers 3, che si è reincarnato per noi con le solite battute argute, la solita regia sublime (piena di long-take magicamente orchestrati e simbologia a go go), la solita fotografia incantevole, il solito montaggio con tagli improvvisi, la solita, dolcissima colonna sonora (suonata con l’organo, nei minuti finali).

È un piacere tornare in questo mondo strano e tormentato, e questo primo episodio funziona a meraviglia perchè, com’era stato per l’episodio 2×01, ci presenta situazioni completamente inedite senza però distaccarsi dalle atmosfere dello show.

Il flashforward nell’ultima scena chiude la puntata con un twist da mascella spalancata, che anticipa un probabile epilogo drammatico per questa splendida serie.

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